Capitolo 13

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Capitolo 13


L'odore pungente della zuppa di cavolo impregnava le vecchie pareti della modesta casa dei Bucket.

La signora Bucket era ai fornelli e canticchiava un allegro motivetto, mentre suo marito sedeva a tavola con un libro tra le mani. I tre nonni, invece, dormivano tranquillamente.

Nella piccola casa c'era molta pace e serenità.

«Quando pensi che torneranno?» chiese la signora Bucket a suo marito.

«Difficile a dirsi» le rispose l'uomo.

Mentre la signora Bucket aggiungeva altre foglie di cavolo alla zuppa di cavoli che bolliva sul fuoco, un gran fracasso irruppe nella casetta. Tegole e assi di legno si frantumarono dal soffitto.

Il signor Bucket andò a ripararsi sul divano, mentre le urla della mamma di Charlie riempirono la cucina. Al centro della cucina atterrò l'ascensore di vetro Wonka, che emise un debole suono spalancando le sue porte.

«Credo che abbiano bussato alla porta!» annunciò nonna Georgina.

«CIAO, MAMMA!» esclamò Charlie, sgattaiolando dall'ascensore per abbracciarla seguito da nonno Joe che riempì la donna di baci sulla guancia.

Il signor Wonka rimase in disparte.

«Vi presento Willy Wonka! Ci ha dato un passaggio a casa» disse Charlie.

«Lo vedo...» commentò ironicamente la signora Bucket, sollevando lo sguardo verso il soffitto.

«Voi dovete essere i suoi p... p... p...»

«Parenti?!» lo aiutò il signor Bucket.

«Sì, quelli!» esclamò il signor Wonka, infastidito.

«Dice che Charlie ha vinto qualcosa» disse nonno Joe.

La signora Bucket sorrise, sorpresa per quella splendida notizia, esattamente come fecero i tre nonni a letto.

Nel frattempo, Willy Wonka passeggiò per la casa, curiosando tra i vari mobili.

«Non solo qualcosa, ma il qualcosa più qualcosa di tutti i qualcosa mai esistiti. Darò a questo ragazzo la mia fabbrica intera. Ovviamente sarà condivisa con Theresa.»

«Ma lei ha voglia di scherzare?» chiese nonno Joe, che quasi non si reggeva in piedi dall'emozione.

«No, no! È la verità!» rispose il signor Wonka. «Qualche mese fa stavo facendo il mio taglio di capelli semestrale e ho avuto la più strana delle rivelazioni...» i suoi occhi blu si persero nel ricordo di quel giorno, quando l'Umpa-Lumpa gli stava tagliando i capelli e l'idea venne fuori dal nulla: trovare un secondo erede e riportare a casa Theresa. «Mi sono ripromesso di trovare qualcuno con cui condividere i miei progetti futuri assieme a Theresa e ai miei cari Umpa-Lumpa -e ai miei figli, se ne avrò- e l'ho trovato, Charlie: sei tu!»

Solo dopo essersi spostato un po', il cioccolatiere notò i tre vecchietti stesi a letto, che gli sorrisero amichevolmente. A quel punto rimase immobile, come bloccato.

«Ecco il perché dei biglietti d'oro» sorrise Charlie.

«Ah-ah!» confermò il cioccolatiere, dando le spalle ai nonni per continuare a sbirciare nei mobili.

«Che cosa sono gli Umpa-Lumpa?» chiese la signora Bucket a suo marito.

«Non lo so» le rispose quest'ultimo.

«Ho invitato cinque bambini alla fabbrica e quello meno fastidioso avrebbe vinto» disse il cioccolatiere.

«E quello sei tu, Charlie» disse nonno Joe.

«Allora, che ne dici? Sei pronto a lasciare tutto e venire a vivere con me e Theresa alla mia fabbrica?»

«Sì, certo! Va bene se viene anche la mia famiglia?»

«Oh, mio caro bambino, certo che no!» esclamò il signor Wonka, spegnendo il sorriso sul volto di tutti. «Non puoi mandare avanti una fabbrica con una famiglia che ti sta addosso come un peso morto. Senza offesa!» disse rivolto ai tre nonni nel letto.

«Si figuri. Carogna!» lo apostrofò nonno George.

Il cioccolatiere sorvolò sulla questione.

«Un cioccolatiere deve essere del tutto indipendente. Deve inseguire i suoi sogni e al diavolo le conseguenze!» esclamò, entrando nel suo ascensore di vetro, borioso. «Guarda me: non avevo famiglia e ho avuto un successo gigantesco!»

«Ha avuto Theresa con sé...» gli ricordò Charlie, amareggiato.

«Lei è venuta dopo» precisò il cioccolatiere.

«Quindi, se vengo con lei, dovrò rinunciare alla mia famiglia?»

«Già! È un fatto positivo!»

«Allora non vengo!» decise il bambino, spegnendo la convinzione del cioccolatiere. «Non rinuncerei mai alla mia famiglia... neanche per tutto il cioccolato del mondo.»

«Oh, capisco. È molto strano...» disse il signor Wonka, forzando un sorriso. «Ma ci sono altri dolci oltre al cioccolato...»

«Mi spiace, signor Wonka, ma io resto qui!» concluse il bambino.

«Wow!» si sorprese il cioccolatiere. «Questo è inaspettato e... e strano... Ma suppongo che in questo caso dovrei... Addio allora!» stava per pigiare il tasto dell'ascensore, quando rivolse un ultimo sguardo a Charlie. «Sicuro di non voler cambiare idea?»

«Sicuro!» esclamò egli.

«Bene! Addio!»

L'ascensore si mosse, il cioccolatiere abbassò lo sguardo e se ne andò sconsolato. Nella casa dei Bucket, invece, regnò il silenzio, finché nonna Georgina disse: «Le cose, ora, andranno molto meglio!»

Non si stava di certo sbagliando.

Il cioccolatiere tornò in fabbrica. Depose tuba e giacca e mise da parte Charlie per un istante: improvvisamente lo assalì l'ansia e la paura di non trovare Theresa a casa. Camminò rapidamente verso la camera da letto e, a sua sorpresa, la vide addormentata a terra, avvolta nelle sottovesti dell'abito. Sorrise. Poi si avvicinò, sollevandola da terra per abbracciarla forte tra le sue braccia.

Theresa si svegliò, immergendosi negli occhi del cioccolatiere.

«Ehi!» disse assonnata.

«Ehi, tu!» le sorrise l'uomo.

Non aggiunsero altro. Si guardarono, desiderandosi in silenzio. Le loro labbra si sfiorarono appena, quasi sussurrando quel vuoto nello stomaco che si stava colmando di un amore inevitabile. I cuori battevano ansiosi, mentre le loro azioni si univano in un semplice, puro bacio che mutò in un trasporto così intenso che per poco non li portò ad unirsi completamente.

«Scusami, non posso» disse Theresa.

Scivolò via dalle sue braccia, pronta ad andarsene. Il cioccolatiere perse le staffe, la bloccò sul letto e non le permise di andare via, non questa volta. La baciò con foga, la tenne stressa a sé. Theresa si arrese, avvinghiandosi a lui. Gli permise di far scivolare via il suo vestito, di intrufolarsi nelle mutandine, di baciarle i seni e risalire lungo il collo.

Giacque a letto con lui, trasportata dal desiderio che aveva di sentirlo dentro di lei. Ansimò nel suo orecchio, gli graffiò la schiena, lo avvolse con le gambe. 

Fecero la guerra in quel letto, dentro quella stanza. Erano da soli con loro stessi e con quello che era appena accaduto. 

Giacquero l'uno al fianco dell'altro, guardandosi a malapena.

«Non doveva finire così» disse Theresa.

Il signor Wonka allungò una mano verso la sua guancia, accarezzandola delicatamente. Non disse una parola, ma aspettò pazientemente che lei riflettesse.

Theresa si girò, incrociando il suo sguardo, per poi abbandonarsi al suo abbraccio.

Willy Wonka||Johnny Depp (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now