Capitolo 46

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Capitolo 46


La porta cigolò in modo sinistro. L'interno della grotta era umido, freddo e puzzava terribilmente di terra bagnata e animali morti. L'aria pestilenziale faceva accapponare la pelle.

Tutto intorno vi erano spesse pareti di pietra dalle quali entrava pochissima luce. C'erano spifferi di polvere ovunque e infinite ragnatele pendevano dagli angoli non troppo alti. Candele e candelabri erano sparsi in giro per illuminare l'ambiente.

Il cioccolatiere e il giovane Masbeth avanzarono a passi guardinghi e lenti. Erano spaventati, le gambe gli tremavano e la pistola che l'agente brandiva trepidava con lui. Gli occhi si spostavano da un capo all'altro della grotta. Di fronte a loro, proprio al centro, c'era un grande focolare antico con le fiamme ardenti e accanto ad esso, per riscaldarsi, c'era seduta una donna vestita di grigio che canticchiava una nenia infantile.

Il cioccolatiere guardò per un momento il soffitto: piccoli ratti morti pendevano per la coda e da essi gocciolava del sangue fresco. Gli venne quasi la nausea, tuttavia lui e Masbeth avanzarono ancora un po' verso la donna, anche se a tradirli fu la loro voce trepidante e allarmata.

«Perdonate l'intrusione, ma forse potete... aiutarci» disse il cioccol-agente.

«Venite da quel mortorio» rispose la donna, la cui voce era gracchiante e infantile.

«Sì... in un certo senso sì» balbettò il cioccol-agente. «Ci tengo a dire che non mi faccio alcuna ipotesi sulla vostra occupazione né sui modi, strega... CHE STREGANO! Modi che stregano! Per me è lo stesso. Qualunque cosa siate. A ciascuno il suo!»

La donna smise di cantare. Poggiò rabbiosamente su una roccia accanto a lei un cardinale rosso che stava mangiando, quindi si alzò lentamente e li affrontò.

Il cioccolatiere impallidì, nascondendosi dietro Masbeth, il quale aveva gli occhi quasi fuori dalle orbite. Non riuscivano a vederle il volto, perché era coperto da un velo grigio.

Masbeth e il cioccolatiere indietreggiarono di alcuni passi.

«Voi conoscete il cavaliere, Madama? Quello dell'Assia?» le chiese Masbeth e la donna si aiutò con un gesto della mano per simulare una decapitazione. «Quello là, Madama!»

Masbeth e il cioccol-agente si voltarono di spalle per andarsene. Tuttavia, la donna afferrò l'uomo per le spalle ed egli trasalì, bloccandosi.

«Voi venite con me!» gli sussurrò all'orecchio, poi si rivolse a Masbeth:. «Va' fuori, bambino! Sta' lontano! Qualsiasi cosa senti, sta' lontano.»

Masbeth sgattaiolò fuori dalla grotta senza farselo dire due volte.

Nel frattempo, la donna condusse l'agente all'altro lato della grotta, costringendolo a sedersi di fronte a un tavolo di legno, mentre ella si legava i polsi con le catene ancorate alla parete.

«Cosa potrebbe sentire da doversi allontanare?» le chiese il cioccol-agente, ma non ottenne risposta in quanto la donna cominciò a rovistare freneticamente tra le varie cianfrusaglie sparse sul tavolo, preparando uno strano intruglio dall'odore rivoltante. 

«Lui va a Hollow e torna. Lo sento! Avverto il sangue su di lui!» esclamò la donna, gettando nell'intruglio qualcosa simile a della polvere e scatenando in esso del fumo scarlatto.

«Davvero? Bene! Sono qui per trovarlo e farlo smettere» disse il cioccol-agente.

La donna non ascoltò. Altresì afferrò un grosso cestino di vimini alla sua destra, lo scosse energicamente e lo aprì. Sul tavolo ricadde un piccolo pipistrello spaesato, ella lo bloccò con una mano e gli tagliò via la testa. Poi strizzò il suo sangue nell'intruglio, quindi lo gettò alle sue spalle e la creatura ormai morta cadde nella piccola fontana ricavata nella pietra.

«Cercate cognizioni dagli inferi? Posso darvele io!» esclamò la donna.

«Cosa fate?»

«Non muovetevi e non parlate. Quando l'altro arriverà, io lo tratterrò.»

«L'altro?»

«Silenzio! Sta arrivando!» esclamò la donna, respirando del fumo uscito dall'intruglio.

Il giovane Masbeth, nascosto dietro l'albero, si strinse nelle spalle per il freddo che lo avvolgeva. All'improvviso, fu sorpreso da un sinistro boato proveniente dalla grotta.

Il boato fu causato dalla donna che svenne e cadde sul tavolo.

Il cioccol-agente si allarmò. La chiamò dolcemente, a bassa voce, ma ella respirava pesantemente. Allora allungò una mono per scuoterla, ma il velo grigio che la ricopriva si sollevò, rivelando un volto rugoso e privo di occhi, mentre la lingua saltò fuori come un grosso serpente; i suoi denti erano appuntiti.

L'agente cadde dallo sgabello, atterrito e cinereo in viso. La donna gli ricadde addosso, ora la sua voce era dura e grave, come se stessero parlando due persone contemporaneamente.

«Voi cercate il guerriero in un dato di sangue, il cavaliere senza testa! Seguite il sentiero indiano fin dove il sole muore! Seguitelo fino all'Albero dei Morti, calatevi nel luogo di riposo del cavaliere!»

La voce della donna si interruppe e cadde svenuta sul petto del cioccolatiere. Quest'ultimo, preso dal panico, si liberò di lei e fuggì dalla grotta, agitato e con il cuore che gli batteva furiosamente nel petto. Chiuse la porta alle sue spalle senza guardarsi indietro.

«Ce ne andiamo?» esclamò al giovane Madbeth.

«Che è successo?» gli domandò quest'ultimo.

«Ce ne andiamo di corsa!» fu la secca risposta del cioccolatiere, intenzionato ad allontanarsi da quel posto il più in fretta possibile.

Masbeth lo seguì.

Willy Wonka||Johnny Depp (IN REVISIONE)Où les histoires vivent. Découvrez maintenant