Capitolo 42

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Capitolo 42


Theresa avrebbe voluto continuare la sua serata immaginaria, ma smise di chiudersi nel suo mondo per tornare alla triste realtà, dove sentiva forti crampi allo stomaco e l'acidità che le saliva in gola. Cominciò a sentirsi debole, come se qualcuno le stesse sottraendo le energie. La testa le girava un po' e gli occhi erano pesanti da tenere aperti.

In un attimo, la luce del giorno si fece buia e i suoni e le voci sembravano allontanarsi. Credette di essere finita in un'altra delle sue storie, ma quando aprì gli occhi si ritrovò sdraiata a terra, vicino a un albero. La vista, all'inizio sfocata e confusa, si focalizzò sull'immagine del cioccol-agente e del giovane Masbeth, entrambi allarmati, che cercavano di farla riprendere.

Theresa si alzò lentamente. Aveva un forte mal di testa e lo stomaco continuava a tormentarla: aveva fame, ma allo stesso tempo si sentiva male.

Il cioccolatiere le disse di fare piano, di non sforzarsi e Theresa capì di essere svenuta, accettando l'acqua che le stava offrendo. Bevve un grande sorso, ma l'acidità che sentiva in gola non andò via.

Fingendo un sorriso, Theresa si rimise in piedi. Inizialmente barcollò, ma poi guardò negli occhi il cioccolatiere; lui era preoccupato e pronto ad aiutarla.

«Mi serve un dottore» gli disse Theresa. «Non sto affatto bene.»

Il cioccolatiere annuì, accettando che la sua amata aveva davvero bisogno di un esperto e che non poteva aiutarla completamente. Decise quindi di rimandare le indagini a più tardi, aiutò Theresa a salire in sella e presero una stradina secondaria per raggiungere la località vicina: Sleepy Street.

Mentre lasciavano i boschi a Ovest e percorrevano il tortuoso sentiero davanti a loro, Theresa strinse una mano intorno alla pancia e la sentì diversa: non era magra come quando soffriva di anoressia, ma nemmeno normale; era gonfia e leggermente tesa. Non aveva bisogno di andare in bagno, non credeva più che fosse semplicemente un ritardo. Si sentiva diversa, come se quel corpo non fosse più solo suo ma appartenesse a un'altra vita.

Arrivarono a destinazione. Theresa si guardò intorno alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarla. Poi notò una piccola farmacia, chiese al cioccolatiere di fermarsi; scese da cavallo.

«Ti prego, concedimi un po' di privacy» gli supplicò ed egli annuì.

La farmacia non era grande, sembrava più un monolocale che un negozietto. Non era molto fornita di prodotti e non era particolarmente moderna, ma Theresa riuscì a trovare ciò di cui aveva bisogno: test di gravidanza tradizionali.

Erano diversi da quelli che si trovavano a Cherry Street, ma decise di prenderne due per sicurezza. Non trovò nulla di utile sugli scaffali sparsi per l'ambiente e nemmeno trovò conforto nell'osservare l'angusto ambiente, con il pavimento di vecchio legno che non dava molta luce e le pareti di pietra che rendevano il luogo un po' buio.

Theresa si mise in fila, dietro a tre persone. Pagò il tutto e nascose i test di gravidanza all'interno della sua pelliccia, in un taschino. Tornò dai ragazzi indossando la sua maschera migliore, cercando di apparire tranquilla, nonostante la sua ansia. Mentì al cioccolatiere quando le chiese cosa le avessero dato, cercando di nascondere i suoi veri pensieri.

«La dottoressa è stata così gentile da darmi qualcosa lei stessa» disse. «Nel caso dovessi risentirmi male, mi basta tornare qui e mi darà qualcosa.»

Il cioccol-agente non credette a una parola, ma non obiettò e indossò anch'esso un finto sorriso.

«Vuoi mangiare qualcosa prima di andare?» le chiese.

«Sto morendo di fame!» esclamò Theresa.

Raggiunsero una semplice trattoria di paese. Era un grazioso locale antico dove la gente si rifugiava per un pranzo fuori o dopo il lavoro. C'erano poche panche di legno e il servizio non era di lusso, ma i proprietari si dimostrarono accoglienti e gentili, offrendo loro il posto migliore e proponendo le specialità del luogo.

Theresa scelse un panino stile hamburger, con una salsa speciale e patatine fritte. Masbeth e il cioccolatiere optarono per un piatto locale della zona, ma a lei non importava molto: i suoi pensieri erano rivolti ai test di gravidanza.

Il cioccol-agente si accorse che qualcosa non andava, ma Theresa non gli diede modo di capire o scoprire cosa stesse succedendo. Invece, divorò il suo panino, bevve in un solo sorso la sua bibita e si alzò in fretta dalla sedia, afferrando la sua pelliccia e sorridendo solidale.

«Vado al bagno» sisse, correndo via.

Masbeth e il cioccol-agente si scambiarono uno sguardo confuso.

Nel frattempo, Theresa si chiuse nel piccolo stanzino con solo due bagni: uno per le donne e uno per gli uomini. Girò la chiave nella serratura, lasciò la pelliccia sul vecchio lavandino e si chiuse dietro una piccola porta, scartando i suoi test. Era un po' ansiosa e lo stomaco le si contorceva, ma cercò di rimanere il più calma possibile.

Quando ebbe fatto, si guardò allo specchio: aveva gli occhi stanchi e luminosi, sembrava quasi diversa. Le vecchie piastrelle del bagno la circondavano come quel maglione circondava la sua pancia, lo tirò su e si accorse che era molto gonfia sull'addome. Pensò che forse doveva mettersi a dieta.

Sulla confezione dei test c'era scritto di attendere circa due minuti e per lei sembrarono quasi interminabili. Ripensò alla sua vita, a ciò che era, a ciò che i test le avrebbero rivelato di essere.

Dieci. Nove. Otto. Sette. Sei. Cinque. Quattro. Tre. Due. Uno.

Era il momento.

Theresa sentì le mani formicolare, il cuore le salì in gola. Sentiva le gambe pesanti, le mancava l'aria e quasi soffocò nel respirare. Prese entrambi i test tra le mani, li girò e gli occhi cominciarono a lacrimare: era incinta.

Willy Wonka||Johnny Depp (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now