Capitolo 20

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Capitolo 20


«Scusami per prima. Sei arrabbiato con me?»

«No» le rispose il cioccolatiere. 

Tentò di mettere insieme delle parole per formare un discorso, ma lo sguardo confuso di Theresa gli fece capire che era meglio tacere piuttosto che continuare. Piuttosto le permise di tuffarsi nelle sue braccia, stringendosi forte a lui.

Il silenzio li avvolse, mentre la notte oscurava la stanza. Non avevano molto sonno né voglia di addormentarsi senza un confronto.

«Mi dispiace, Theresa» disse il signor Wonka. «Non volevo incolparti quel giorno... Vorrei solo che tu riuscissi a perdonarmi.»

Theresa si perse nei suoi occhi blu, dai quali trasparivano tristezza e rimpianti, ma non smise di ammirarlo come la prima volta.

In seguito si nascose in lui e, nel cuore di un caldo abbraccio, gli confessò di averlo perdonato, ma che non riusciva ancora a mettere da parte quel ricordo. Era come un video che si ripeteva costantemente, tuttavia aveva fiducia che un giorno sarebbe passato.

Il signor Wonka ci rimase un po' male, perché erano già passati mesi e si era scusato più di una volta. Theresa lo vide rabbuiarsi, ma nulla cambiò, chiuse gli occhi e, invece di cadere nel sonno, finì in un incubo.


«Scusami, Theresa, ho smesso di amarti.»

Theresa cadde nel vuoto. Il buio la circondava, voci indistinte si udivano nell'aria. Era sola, non aveva nessuno a cui aggrapparsi. Si sentiva stringere in gola, aveva voglia di urlare ma le mancava la voce. Non riusciva a muoversi, sentiva i piedi bruciare e le gambe cedere al suo peso.

«Mi sono reso conto che è tutto inutile con te. A che serve correrti dietro, se non mi dai la minima speranza? Penso che col tempo io possa stare meglio senza di te, proprio come dici tu. Potrei sentirmi libero un giorno, libero dal senso di colpa per quello che ho detto e su come me lo fai pesare. Mi dispiace, spero sarai felice.»

Il cioccolatiere se ne andò. Theresa provò a chiamarlo, ma egli era troppo lontano per udirla.

Lentamente, la sua immagine si distolse e Theresa si svegliò.


La soffitta era alta e piena di spifferi. Il cuore di Theresa batteva forte nel petto e la bocca era quasi arida. Trasse un lungo sospiro e poi si voltò, incrociando lo sguardo del cioccolatiere che era chino sul gomito per osservarla in silenzio.

«Un brutto sogno?» le chiese.

Una lacrima cadde dagli occhi di Theresa, per poi sprofondare nelle sue braccia. Sottovoce, gli disse che tutto questo le dispiaceva e che avrebbe cercato di migliorarsi. Lui la strinse forte e rispose che era perfetta così: non la voleva diversa, l'amava così com'era, testarda e sempre con la parola pronta. Non gli importava sapere cosa ella avesse sognato, le disse di dimenticarsi di quell'incubo e provare a dormire, rammentando le stelle del cielo che ormai la facevano sempre ridere.

Nel frattempo, là fuori, gli animali scapparono dalle campagne e a guardia di una piccola casetta di legno vi era un uomo che sorvegliava i boschi a Ovest. Aveva i capelli corvini appiccicati alle guance ossute, era di statura media e i suoi occhi perlustravano, guardinghi, il buio.

Il silenzio fu spezzato dal ruggito di un cavallo. L'ansia crebbe nell'uomo, che sparò un colpo a vuoto. Poi scappò impaurito dal rifugio, guardandosi spesso alle spalle perché il Cavaliere senza testa lo stava inseguendo con la spada sguainata. Presto lo raggiunse presto e, subito dopo il colpo, la testa mozzata rotolò sul freddo terreno. Il corpo cadde inerme a terra e il mercenario sparì nella notte.

Willy Wonka||Johnny Depp (IN REVISIONE)Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt