Willy Wonka||Johnny Depp (IN...

By Anita-Winter

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REVISIONE LENTA! Cover by: FrancescaGrasso4 «Pensi davvero che sia stata io a rubare le tue ricette segrete?»... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Capitolo 75
Capitolo 76
Capitolo 77
Capitolo 78
Capitolo 79
Capitolo 80
Capitolo 81
Capitolo 82
Capitolo 83
Capitolo 84
Capitolo 85
Capitolo 86
Capitolo 87
Capitolo 88
Capitolo 89
Capitolo 90-In viaggio...
Capitolo 91-E ancora si litiga
Capitolo 92-Soqquadro
Capitolo 93-Il racconto di Lady Van Tassel
Capitolo 94-Scusami, sono un idiota
Capitolo 95-Il primo calcio
Capitolo 96-QUELLO MI SERVE!
Capitolo 97-Lo sparo
Capitolo 98-Il teschio
Capitolo 99-Voci
Capitolo 100-Bel caratterino
Capitolo 101-Passione Mattutina
Capitolo 102-Ho una speranza?
Capitolo 103-Non ho detto questo!
Capitolo 104-Vuoi sposarmi?
Epilogo
Nuova storia

Capitolo 20

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By Anita-Winter

Capitolo 20


«Scusami per prima. Sei arrabbiato con me?»

«No» le rispose il cioccolatiere. 

Tentò di mettere insieme delle parole per formare un discorso, ma lo sguardo confuso di Theresa gli fece capire che era meglio tacere piuttosto che continuare. Piuttosto le permise di tuffarsi nelle sue braccia, stringendosi forte a lui.

Il silenzio li avvolse, mentre la notte oscurava la stanza. Non avevano molto sonno né voglia di addormentarsi senza un confronto.

«Mi dispiace, Theresa» disse il signor Wonka. «Non volevo incolparti quel giorno... Vorrei solo che tu riuscissi a perdonarmi.»

Theresa si perse nei suoi occhi blu, dai quali trasparivano tristezza e rimpianti, ma non smise di ammirarlo come la prima volta.

In seguito si nascose in lui e, nel cuore di un caldo abbraccio, gli confessò di averlo perdonato, ma che non riusciva ancora a mettere da parte quel ricordo. Era come un video che si ripeteva costantemente, tuttavia aveva fiducia che un giorno sarebbe passato.

Il signor Wonka ci rimase un po' male, perché erano già passati mesi e si era scusato più di una volta. Theresa lo vide rabbuiarsi, ma nulla cambiò, chiuse gli occhi e, invece di cadere nel sonno, finì in un incubo.


«Scusami, Theresa, ho smesso di amarti.»

Theresa cadde nel vuoto. Il buio la circondava, voci indistinte si udivano nell'aria. Era sola, non aveva nessuno a cui aggrapparsi. Si sentiva stringere in gola, aveva voglia di urlare ma le mancava la voce. Non riusciva a muoversi, sentiva i piedi bruciare e le gambe cedere al suo peso.

«Mi sono reso conto che è tutto inutile con te. A che serve correrti dietro, se non mi dai la minima speranza? Penso che col tempo io possa stare meglio senza di te, proprio come dici tu. Potrei sentirmi libero un giorno, libero dal senso di colpa per quello che ho detto e su come me lo fai pesare. Mi dispiace, spero sarai felice.»

Il cioccolatiere se ne andò. Theresa provò a chiamarlo, ma egli era troppo lontano per udirla.

Lentamente, la sua immagine si distolse e Theresa si svegliò.


La soffitta era alta e piena di spifferi. Il cuore di Theresa batteva forte nel petto e la bocca era quasi arida. Trasse un lungo sospiro e poi si voltò, incrociando lo sguardo del cioccolatiere che era chino sul gomito per osservarla in silenzio.

«Un brutto sogno?» le chiese.

Una lacrima cadde dagli occhi di Theresa, per poi sprofondare nelle sue braccia. Sottovoce, gli disse che tutto questo le dispiaceva e che avrebbe cercato di migliorarsi. Lui la strinse forte e rispose che era perfetta così: non la voleva diversa, l'amava così com'era, testarda e sempre con la parola pronta. Non gli importava sapere cosa ella avesse sognato, le disse di dimenticarsi di quell'incubo e provare a dormire, rammentando le stelle del cielo che ormai la facevano sempre ridere.

Nel frattempo, là fuori, gli animali scapparono dalle campagne e a guardia di una piccola casetta di legno vi era un uomo che sorvegliava i boschi a Ovest. Aveva i capelli corvini appiccicati alle guance ossute, era di statura media e i suoi occhi perlustravano, guardinghi, il buio.

Il silenzio fu spezzato dal ruggito di un cavallo. L'ansia crebbe nell'uomo, che sparò un colpo a vuoto. Poi scappò impaurito dal rifugio, guardandosi spesso alle spalle perché il Cavaliere senza testa lo stava inseguendo con la spada sguainata. Presto lo raggiunse presto e, subito dopo il colpo, la testa mozzata rotolò sul freddo terreno. Il corpo cadde inerme a terra e il mercenario sparì nella notte.

Il mattino seguente, il cioccolatiere era già pronto a intraprendere il suo nuovo lavoro di agente. Theresa decise di non seguirlo in quell'avventura folle, preferendo fare altro pur sapendo che si sarebbero visti nel pomeriggio. Si dissero che avrebbero affrontato l'avventura insieme, ma non c'era l'obbligo di stare sempre appiccicati.

Il cioccol-agente raggiunse l'abitazione del signor Killian, che gli mostrò la piccola stalla del paesino. Un grazioso laghetto si estendeva alle loro spalle, dove il cielo grigio si rifletteva nelle sue acque.

Il signor Killian era un uomo simpatico e pronto ad aiutare il prossimo. Aveva i capelli rossi lunghi fino alle spalle, legati con un nastro, occhi chiari e lentiggini sul viso. Mostrò al cioccol-agente il suo destriero nero dal pelo polveroso.

«Si chiama Polvere da Sparo» gli disse.

«Dovrebbe andare benissimo, signor Ki-Killian» tentennò il cioccol-agente, dando una pacca sul sedere del cavallo, il quale non approvò; il signor Killian sogghignò.

«Buona fortuna signore, se occorre aiuto chiamatemi!»

«Lo apprezzo mol...» il cioccolatiere ricevette una leggera testata dal suo destriero, che lo ammutolì.

La moglie del signor Killian, con la carnagione bianca come il latte e i capelli ricci quasi color carota, era la levatrice del paesino. Dopo aver rassicurato una paziente incinta con una visita, uscì di casa e chiamò suo figlio Thomas, che stava giocando all'aria aperta.

L'atmosfera era tranquilla, ma improvvisamente uno sparo squarciò l'aria.

«OMICIDIO! IL CAVALIERE HA UCCISO DI NUOVO!» fu annunciato.

«Su, Polvere da Sparo, si parte! Forza! Via!» esclamò il cioccol-agente, gettandosi sul cavallo a peso morto quando già l'aveva fatto marciare. In seguito, si sistemò bene in sella e, a fatica, lo comandò. «No, no! Suvvia, dall'altra parte! Coraggio, Polvere da Sparo!» finalmente il cavallo si decise a cambiare direzione per proseguire nella strada giusta. «Bravo, cavallino!»

Giunsero nel luogo esatto dei boschi a Ovest. Il reverendo Steenwyck, il notaio Hardenbrook, il magistrato Philipse e il dottor Lancaster era già presenti sulla scena del crimine, accompagnati dal signor Van Tassel e le guardie civili.

«Signor Miller, tornate per il carro con la bara. Voi altri, tenete gli occhi aperti» ordinò l'uomo.

«Rassicuratevi, ci sono io ora!» esclamò il cioccol-agente.

Scese goffamente da cavallo e si incamminò a passo spedito verso il corpo inerme raso al suolo, che sembrò troppo vero per un gioco di ruolo. Un fil di pensiero sulla teoria di Theresa gli balenò per la mente, tuttavia decise di concentrarsi. 

«La quarta vittima: Jonathan Masbeth» lo informò il dottor Lancaster.

«Ehm... vedo! E... la testa?» domandò il cioccol-agente, storcendo il naso.

«Ehm... ehm... presa» rispose il magistrato Philipse.

«Presa...» meditò l'agente. «Interessante! Molto interessante!»

«Che cosa?» gli domandò il signor Van Tassel.

«In casi di un corpo senza testa come questo, la testa viene rimossa per impedire che venga identificato» spiegò il cioccol-agente.

«Ma noi sappiano che lui è Jonathan Masbeth!»

«Appunto! Allora perché la testa è stata rimossa?»

«Perché?»

«Esatto!» concluse il cioccol-agente, avvicinandosi al dottor Lancaster. «Avete spostato il cadavere?»

«L'ho fatto!» confermò egli.

«NON DOVETE MAI SPOSTARE IL CADAVERE!»

«Perché no?»

«Perché è così!» rispose il cioccol-agente con modi altezzosi,  non rammentando la sua battuta.

Tornò accanto al corpo senza testa di Jonathan Masbeth, poggiò a terra il suo borsone nero e scrutò attentamente il terreno, dove, in segni circolari, erano impresse delle impronte.

«La falcata è gigantesca!» esclamò, saltando a mo' di cavallo tra le impronte. «L'aggressore ha travolto Masbeth, ha girato il cavallo... È tornato! È tornato a reclamare la testa!»

Si avvicinò al suo borsone e frugò una boccetta in vetro con della polverina verde all'interno, svitò il tappo di sughero e sparse il contenuto vicino al collo lacerato di Jonathan Masbeth.

«Sì...» disse, guardando il fumo verde che si sollevò dal suolo. «C'è una reazione chimica. Mostra che c'è stato un unico, possente colpo al collo.»
Il cioccol-agente indossò degli orrendi occhiali tondi, i quali gli ingrandirono i bulbi oculari. Quindi afferrò delle pinze a forma di forbice, allungò una delle due lenti e, riluttante, scavò nel collo lacerato della vittima, dove uno scarafaggio scappò ed egli si tirò su rapidamente.

«Interessante!» esclamò sconvolto.

«Che cosa?» gli domandò il signor Van Tassel.

«La ferita si è cauterizzata all'istante, come se la lama fosse arroventata. Eppure, niente vesciche né carne ustionata»

«Il fuoco del diavolo!» commentò il magistrato Philipse, stringendo tra le dita il suo talismano.

Il cioccolatiere diede loro le spalle.

Nel frattempo, Theresa si preparò per uscire. Per sua sorpresa, nel borsone più grande trovò il suo abito da Cenerentola tutto piegato in mille modi; non esitò a indossarlo, creando un'acconciatura mossa con l'utilizzo della piastra senza fili inventata dal cioccolatiere come regalo di compleanno. A volte davvero la sorprendeva. Era un genio!

Più tardi lasciò la soffitta per andare in giro. Stava per sgattaiolare fuori di casa quando la voce di Katrina Van Tassel la fermò sulla soglia.

«Io so chi sei» le disse e Theresa si voltò a guardarla.

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