Willy Wonka||Johnny Depp (IN...

By Anita-Winter

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REVISIONE LENTA! Cover by: FrancescaGrasso4 «Pensi davvero che sia stata io a rubare le tue ricette segrete?»... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Capitolo 75
Capitolo 76
Capitolo 77
Capitolo 78
Capitolo 79
Capitolo 80
Capitolo 81
Capitolo 82
Capitolo 83
Capitolo 84
Capitolo 85
Capitolo 86
Capitolo 87
Capitolo 88
Capitolo 89
Capitolo 90-In viaggio...
Capitolo 91-E ancora si litiga
Capitolo 92-Soqquadro
Capitolo 93-Il racconto di Lady Van Tassel
Capitolo 94-Scusami, sono un idiota
Capitolo 95-Il primo calcio
Capitolo 96-QUELLO MI SERVE!
Capitolo 97-Lo sparo
Capitolo 98-Il teschio
Capitolo 99-Voci
Capitolo 100-Bel caratterino
Capitolo 101-Passione Mattutina
Capitolo 102-Ho una speranza?
Capitolo 103-Non ho detto questo!
Capitolo 104-Vuoi sposarmi?
Epilogo
Nuova storia

Capitolo 5

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By Anita-Winter

Capitolo 5

Theresa era stesa sul divano, con un cuscino verde stretto tra le mani. Aveva le lacrime agli occhi e contemplava l'alto soffitto immersa nei vecchi tempi passati quando, improvvisamente, il suo cellulare vibrò. Ma non aveva alcuna voglia di rispondere, tuttavia non poté ignorarlo ancora per molto: era da tutto il giorno che non cessava di vibrare. Quindi si tirò su e sprofondò nel vuoto quando lesse sulla schermata: Re Del Cioccolato.

«Pronto?» rispose dopo averci pensato.

«Finalmente! Sono ore che ti chiamo!» esclamò il cioccolatiere.

«Direi da tutto il giorno...»

«Appunto! Perché?»

«Non volevo sentire nessuno.»

«Neppure me?»

Theresa bramava tanto sentirlo, vederlo, stare con lui. Ma scelse di ignorare i propri sentimenti, perché quella sofferenza la soffocava.

«Cosa vuoi da me, Willy?» gli chiese.

Il cioccolatiere ci rimase un po' male, sperava in una risposta migliore.

«Volevo invitarti alla fabbrica domani» le disse amareggiato.

«Non hai già degli ospiti?»

«Io voglio anche te...»

Theresa non rispose, tanto il signor Wonka aveva già capito.

«Non vuoi venire» disse deluso.

«No» ammise Theresa.

«Okay, addio!»

La chiamata s'interruppe.

Theresa rimase per un attimo con il cellulare incollato all'orecchio, quasi le sembrava di sentire ancora la sua voce. Ma quello che sentì fu soltanto un'altra vibrazione, perché il cioccolatiere non si era atteso. Non ancora.

«Non potevo lasciarti così» le disse con dolcezza.

Il cioccolatiere ascoltò il suo pianto, incapace di poterla stringere tra le sue braccia per poterla consolare. Da parte sua, Theresa si ricompose subito.

«Cosa vuoi adesso?» gli chiese.

«Volevo invitarti di nuovo alla fabbrica, ma non accetto un no come risposta!» rispose Willy Wonka.

«Il mio no è irrevocabile» decise Theresa. «Domani vorrei soltanto riposare.»

«Tu vieni, dopo potrai riposare nella tua stanza.»

«'Mia' stanza o 'nostra' stanza?»

«Dove preferisci e... e poi qui c'è qualcuno che vuole rivederti!»

«So bene che vuoi rivedermi tu, Willy, quindi basta!»

Theresa stava per riagganciare. Il cioccolatiere la stava per perdere ancora, ma non glielo permise.

«ASPETTA!» le ordinò.

«Cosa vuoi ancora?» sbuffò Theresa.

«Ti amo» fu la risposta del cioccolatiere. «E tu? Mi ami ancora?»

Il cuore batteva forte, l'ansia salì fino in gola e la terra sotto ai piedi parve scomparire.

«Addio, signor Wonka!»

Theresa agganciò la chiamata e il cioccolatiere sbottò nella sua ira, lanciando il cellulare contro la parete abbandonandosi alle lacrime.

Nel frattempo, Theresa si era alzata dal divano per aprire la porta, perché la sua migliore amica aveva suonato il campanello.

«Oh, ciao, Ana!» la salutò Theresa, facendosi da parte per farla entrare.

«Ma cosa ti è mai accaduto?» le chiese l'amica, allarmata; Theresa scrollò le spalle. «Ne vuoi parlare?»

Entrambe sedettero sul divano. Theresa rimase qualche secondo in silenzio, persa con i pensieri nel pavimento bianco della casa. Poi le raccontò tutto.

«Willy mi ha invitata alla fabbrica domani, assieme agli altri. Comincio a pensare che la storia dei biglietti d'oro sia stata solo una delle sue uscite folli.»

«E tu cos'hai risposto?» le chiese Ana, impaziente di sapere.

«Niente, gli ho detto addio» rispose Theresa, alzandosi dal divano per andare in cucina. «Vuoi una tisana?»

«Ci andrai alla fabbrica, vero?»

«No! Che ci vado a fare?»

Ana la apostrofò con sarcasmo, poi tornò in salotto e afferrò il cellulare di Theresa, frugando il numero del cioccolatiere in rubrica.

Ana, bellissima ragazza dai capelli neri, sorriso lucente e due grandi occhi verdi, ignorò la sua amica e proseguì con la sua idea. Appena Theresa udì la voce del cioccolatiere, tentò invano di fermare la ragazza, ma fallì.

«Mi perdoni, signor Wonka, sono un'amica di Theresa, volevo dirle che verrà domani. La porto personalmente per i capelli. Ora gliela passo!» disse Ana, sogghignando.

«Io ti uccido, eh!» le bisbigliò Theresa.

«Sì sì! Però domani, visto che non ci sarai.»

Ana se ne andò in cucina, mentre Theresa rimase sola con il cellulare poggiato all'orecchio.

«Signor Wonka...» disse turbata.

«È simpatica la tua amica» disse il cioccolatiere, pronto a mettere giù. «Stammi bene, Theresa.»

«ASPETTA!» sbottò Theresa. «Io... io verrò domani!»

«Non farlo solo per farmi un favore.»

«Willy, passa a casa mia e ne riparleremo con calma.»

«Dove abiti?» le domandò il signor Wonka, con un tuffo al cuote perché con la mente già era da lei.

«Dove mi hai lasciata l'ultima volta» agganciò Theresa.

L'attesa divenne lunga, eterna. Ana più volte aveva preso in giro Theresa, perché quest'ultima continuava a guardare l'ora con frequenza ravvicinata. Vano fu il tentativo della stessa di restare neutra.

Poco più tardi il campanello suonò. Con il cuore che scoppiò nel petto, Theresa si rovesciò addosso la tisana nel tentativo di allontare la tazza per correre verso la porta.

«Vado io!» esclamò.

«Non consumarlo tutto, mi raccomando!» la prese in giro Ana.

«Sta' zitta, scema!»

Dinanzi alla porta, Theresa si sollevò in punta di piedi per guardare oltre l'occhiello. Alla vista del cioccolatiere, il suo cuore esplose di battiti irregolari e, quando furono faccia a faccia, i loro occhi si persero nell'amore che nutrivano l'uno per l'altra.
Il cioccolatiere era bellissimo, vestito diverso dal solito: indossava un jeans nero, una maglia bianca e una camicia a quadri rossi. Il suo profumo di noccioline era debole, prevaleva il Pino Silvestre.

«Ehi!» le sorrise il cioccolatiere.

«Ciao!» arrossì Theresa. «Pensavo non venissi...»

«Invece sono qui.»

Theresa si fece da parte per lasciarlo passare. Lo invitò in cucina, dove egli le diede un sacchetto viola con dentro dei dolci Wonka, dopodiché passò alle presentazioni, nonostante Ana non smettesse di prenderla in giro.

«Be', mi piacerebbe tanto restare, ma ho tantissimo lavoro da sbrigare, senza contare gli impegni e tutto il resto!» esclamò Ana. «Buon susseguirsi, signor Wonka! È stato un vero piacere poterla conoscere» disse e prima di andarsene gli bisbigliò all'orecchio: «Se vuole portarsela a letto, lo faccia pure: la camera è sempre rassettata.»

Il cioccolatiere arrossì violentemente sulle orecchie, mentre Theresa le corse dietro. Ana corse via, chiudendosi la porta alle spalle.

Seguì un lungo momento fatto di imbarazzo e fugaci sguardi, interrotto dalla stessa Theresa la quale, poggiato il sacchetto sul tavolo, invitò il cioccolatiere a sedersi.

«Vuoi una tisana?» gli chiese.

«No, sono qui per sapere se domani vieni o meno domani» le confessò il cioccolatiere, andando dritto al dunque.

«Se ti avessi chiesto di venire qui per me e non per l'invito alla fabbrica, saresti venuto ugualmente?»

«Sarei corso da te in mezzo secondo! Ti confesso che volevo farlo da giorni, solo pensavo che non fossi rimasta» la fece sorridere egli. «Verrai domani?»

«Inizialmente ero contraria, però prima ho avuto modo di rifletterci e mi sono decisa.»

«Stai mentendo.»

«Sì... e anche no» rispose Theresa. «La vuoi una tisana?»

«Non mi convinci affatto» ribatté il signor Wonka.

«Sono solo stanca, Willy» gli confidò Theresa, versando la tisana in un'altra tazza nonostante il cioccolatiere non la volesse.

«Allora vado!»

Il cioccolatiere tentò di alzarsi, ma Theresa lo fermò all'istante.

«La vuoi o no, questa dannata tisana?» esclamò ed egli le sorrise.

Theresa sedette al suo fianco, rovistando dal sacchetto qualche pralina alla fragola. Nel frattempo, tentarono di intrattenere una semplice conversazione tra colleghi, perché proprio in quel momento il signor Wonka le fece vedere una nuova ricetta segreta, chiedendo i suoi consigli sulle toffolette alla violetta.
Theresa sorrise per il nome buffo che aveva dato a quel povero dolce da sperimentare, dopodiché concordarono insieme il giusto bilanciamento dei sapori. Ma si erano attardato troppo ed entrambi avevano da fare l'indomani.

«Io credo che sia giunto il momento di andare» disse il cioccolatiere, alzandosi dalla sedia.

«Vai già via?» scattò Theresa.

Si guardarono con tristezza, specchiandosi l'uno nello sguardo dell'altra. Il cioccolatiere le accarezzò dolcemente una guancia, poi si avviò alla porta d'ingresso, dove Theresa gli andò dietro per salutarlo. Fu un attimo e si ritrovò circondata dalle sue braccia.

«Amo il Pino Silvestre» biascicò la ragazza. «Vorrei che il tempo si fermasse...»

«Devi essere tu a fermarlo» le sussurrò il cioccolatiere, ma Theresa non volle farlo.

«Scusami, ho sonno.»

«Dormi bene» le augurò il cioccolatiere, correndo via e urlandole per le scale: «TI AMO!»

«Ti amo anch'io.»

Theresa si chiuse la porta alle spalle.

   *

Il mattino seguente arrivò presto. La sveglia sul cellulare di Theresa suonò alle otto in punto. Gli occhi erano contrari a svegliarsi, ma decise di alzarsi lo stesso dal letto: aveva promesso di esserci. Addosso aveva ancora il suo odore, che la accompagnò in cucina per la colazione .

Preparò cibo a sufficienza per due persone, perché, puntuale come un orologio, Ana si presentò con le mani piene di buste.

«Da quando fai shopping di prima mattina?» le domandò Theresa, accigliata

«Da oggi» sorrise Ana. «Questo è per te, tà-dah!»

Ana tirò fuori da un sacchetto colorato un bellissimo abito bianco avorio con il corsetto tempestato di cristallini. La gonna lunga scendeva morbida nel suo tessuto di seta e una fascia glitterata abbracciata il bacino.

«Sembra un abito da cerimonia» le fece notare Theresa.

«Sei la futura moglie di Willy Wonka, no?» Ana fece spallucce.

«Non ti sembra di esagerare?» le chiese Theresa, mettendo da parte la colazione. Ana scosse negativamente la testa. «Tu sei folle!»

«Basta mangiare! Va' a farti una doccia veloce, che poi ti preparo!»

Ana spinse Theresa in bagno, in seguito le sistemò i morbidi capelli platinati in delicati boccoli, che ricaddero, sciolti, sullle spalle. Come trucco rimase su una base abbastanza semplice in modo da risaltare il vestito, il quale fu impregnato dell'essenza di Chanel N°5.

«Sei perfetta!» esclamò Ana, ammaliata.

«Fin troppo direi...» pensò Theresa mentre si guardava allo specchio, dove si rifletteva l'immagine di una non-sposa avvolta dalla tristezza.

«Scommetto che quel fustacchione della sera scorsa spalancherà gli occhi appena ti vedrà!» Ana le diede una leggera gomitata. «A proposito, ieri sera avete fatto l'amore insieme?»

«Cosa? No!» esclamò Theresa.

Poco più tardi, si avviarono in macchina. Impiegarono un'ora per arrivare: le strade erano molto trafficate, dovuto al caos della grande folla riunitasi davanti ai cancelli della fabbrica Wonka.

«Siamo sempre in ritardo!» si lamentò Ana.

«Meglio così, no?» disse Theresa, agitata.

Ana la spinse nella fila dei cinque bambini e Theresa si ritrovò accanto al signor Salt.

La folla fece un salto avanti e i giornalisti scattarano foto a più non posso, incuriositi dall'arrivo della ragazza e domandandosi quale biglietto in particolare avesse avuto.

Nonno Joe la guardò da lontano, indeciso se avvicinarsi o meno. Da parte sua, Theresa, che aveva riconosciuto Charlie, li salutò entrambi con la mano.

«Io ti conosco: tu sei un'attrice» le disse Veruca.

«Direi di sì» a Theresa già stava antipatica.

«Non sei male» disse Veruca con aria di superiorità. Poi si rivolse a suo padre: «Papà, io voglio entrare lì dentro!»

«Manca un minuto, tesoro!» le sorrise l'uomo.

«FAI AFFRETTARE IL TEMPO!» gli urlò sua figlia.

Se quell'uomo fosse stato davvero in grado di affrettare il tempo, pensò Theresa, allora gli avrebbe chiesto di tornare indietro fino a quel giorno e tentare di cambiare le cose affinché andassero in un altro verso.

Theresa rivolse un breve sguardo alla gola, là dove Ana le fece segno di stare tranquilla. Ma lei non poté non agitarsi, perché i cancelli scattarono e lentamente si aprirono.

Era il momento...

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