Willy Wonka||Johnny Depp (IN...

By Anita-Winter

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REVISIONE LENTA! Cover by: FrancescaGrasso4 «Pensi davvero che sia stata io a rubare le tue ricette segrete?»... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Capitolo 75
Capitolo 76
Capitolo 77
Capitolo 78
Capitolo 79
Capitolo 80
Capitolo 81
Capitolo 82
Capitolo 83
Capitolo 84
Capitolo 85
Capitolo 86
Capitolo 87
Capitolo 88
Capitolo 89
Capitolo 90-In viaggio...
Capitolo 91-E ancora si litiga
Capitolo 92-Soqquadro
Capitolo 93-Il racconto di Lady Van Tassel
Capitolo 94-Scusami, sono un idiota
Capitolo 95-Il primo calcio
Capitolo 96-QUELLO MI SERVE!
Capitolo 97-Lo sparo
Capitolo 98-Il teschio
Capitolo 99-Voci
Capitolo 100-Bel caratterino
Capitolo 101-Passione Mattutina
Capitolo 102-Ho una speranza?
Capitolo 103-Non ho detto questo!
Capitolo 104-Vuoi sposarmi?
Epilogo
Nuova storia

Capitolo 4

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By Anita-Winter

Capitolo 4

La notte era tranquilla, il cielo sereno. I lampioni illuminavano le strade innevate della città, compresa la fabbrica, di cui i cancelli si aprirono e piccoli uometti su motorini rossi firmati Wonka uscirono in strada per incollare ai pali dei volantini, i quali furono letti soltanto al mattino successivo.

Cherry Street era gelida, innevata. Una folla di curiosi si riunì intorno al palo più vicino, leggendo il volantino firmato da Willy Wonka.

Theresa, approdata in zona per un servizio di book fotografico invernale, si incuriosì e lesse volantino: «Cari abitanti del mondo, io, Willy Wonka, ho deciso di permettere a cinque bambini di visitare la mia fabbrica. Inoltre, uno dei cinque bambini riceverà un premio speciale che va oltre ogni aspettativa.»

Sorrise, pensando tra sé che Willy Wonka non si smentiva mai, perché dopotutto i geni hanno sempre mille uscite sorprendenti. Pertanto quel suo sorriso non passò inosservato e, prima che potesse andare, Charlie la riconobbe.

«Ma tu sei Theresa Collins!» esclamò il ragazzo.

Theresa gli sorrise, in seguito ebbe l'onore di scoprire che egli fosse Charlie Bucket, il nipote di nonno Joe.

«È stato un piacere conoscerti. Spero di rivederti presto, Charlie Bucket» si congedò Theresa.

«Ma quella non era la piccola di Willy Wonka?» si fece avanti una donna massiccia.

«Lo era, ma solo una volta» rise un'altra.

«Che sciocca, si è fatta scappare il meglio!»

«E per vivere s'è messa a fare l'attrice... Mah!»

«Solo? Quella lì posa anche per varie riviste di moda!»

«Forse è quello che voleva...» provò a difenderla Charlie.

«Io mi sarei tenuto Wonka!» lo apostrofò la donna massiccia.

Theresa udì bene quei mormorii sul suo conto, tant'è che, una volta in sella alla sua bici, s'avvicinò a quelle oche e le schernì una ad una.

«Mie care signore, prima di sparlare sul mio conto, informatevi bene sulla mia vita privata e forse, dopo, ne riparleremo con calma!»

«E su cosa dovremmo informarci?» le fu chiesto con spavalderia.

«Io e il Signor Wonka abbiamo litigato solo per un malinteso e se non siamo tornati insieme è stato per mia scelta. Quindi smettetela di parlare solo di interessi economici, perché non mi sono innamorata di lui per questo: quell'uomo mi ha salvata dall'Anoressia e non immaginate lontanamente quanto io stia soffrendo senza averlo al mio fianco! È un dolore tremendo, che spezza in due l'anima, che neanche un book fotografico riesce a mascherare! E se oggi sono diventata un'attrice, è perché sognavo di esserlo. Buona giornata!» concluse Theresa.

Le tre signore tacquero e Theresa andò via, soddisfatta di se stessa.

Charlie corse a casa e raccontò tutto alla sua famiglia. Al pronunciare il nome di Theresa, nonno Joe sorrise nostalgico: non la vedeva da tempo. Poi l'argomento si spostò sui biglietti d'oro, di cui se ne stava già parlando  in televisione.

Nonno Joe fu il più emozionato di tutti.

«Non sarebbe magnifico, Charlie? Aprire una tavoletta di cioccolato e trovarci dentro un biglietto d'oro!» esclamò.

«Certo! Ma io ne ricevo solamente una per il mio compleanno» gli disse il bambino.

«Il tuo compleanno è fra una settimana» disse sua madre, mentre lavava il pavimento.

«Tu hai le stesse probabilità di chiunque altro» gli disse nonna Josephine.

«Baggianate!» intervenne severamente nonno George. «Troveranno il biglietto d'oro quelli che possono permettersi tavolette di cioccolato ogni giorno, il nostro Charlie ne riceve una sola all'anno. Non ha possibilità!»

Nonna Georgina stava cucendo con gli uncinetti della lana, ma convenne con lui.

«Tutti hanno una possibilità, Charlie» tentò di convincerlo nonna Josephine.

«Ricorda le mie parole: il primo che troverà un biglietto d'oro sarà grasso come un porcello» disse nonno George e non si sbagliò mica.

Augustus Gloop, provveniente dalla Germania, era un grasso, grosso bambino dal corpo pasciuto, i capelli biondi, gli occhi azzurri e parlava con l'accento moscio. Trascorreva il suo tempo a sgranocchiare cioccolato Wonka e, fintanto che padre preparava salsicce per la sua macelleria, la madre del ragazzo si mise in mostra dinanzi ai giornalisti.

Era una donna tarchiata, dai capelli rossi e un trucco pesante. Aveva anch'essa l'accento moscio e il marito, alle sue spalle, un grosso omone dai baffoni biondi, sorrise.

«Sapevamo che il biglietto d'oro l'avrebbe trovato lui» disse la donna. «Augustus mangia tanto di quel cioccolato al giorno che era praticamente impossibile che non ne trovasse almeno uno!»

«Augustus, come hai festeggiato?» gli chiese uno dei giornalisti e il bambino rispose: «Mangiando altro cioccolato!»

«L'avevo detto che era un porcello!» esclamò nonno George, disgustato.

«Ma che bambino orripilante!» esclamò nonna Josephine, riluttante.

«Restano solo quattro biglietti d'oro» disse Charlie, apprensivo.

«Ora che ne hanno trovato uno, vedrete che impazziranno tutti» disse nonno Joe.

Effettivamente, nei giorni a venire, in Inghilterra, una bambina aveva trovato il secondo biglietto d'oro. Era Veruca Salt, mingherlina e viziata, dai capelli castano scuro raccolti in morbidi boccoli che risaltavano gli occhi azzurri.

In realta era stato suo padre a procurarle il biglietto. Il signor Salt lavorava nel campo delle noci, quindi disse alle sue operaie: «Signore, da questo momento smettete di sgusciare noci e iniziate a sgusciare la carta di queste tavolette di cioccolato.»

Dopo tre giorni ancora niente, finché un'operaia trovò il biglietto d'oro e il signor Salt glielo strappò di mano.

«Papà, io voglio un altro pony!» fu questa la risposta di Veruca appena ricevuto il suo biglietto d'oro.

«È anche peggio del bambino porcello!» commentò nonno George con sarcasmo.

«Non credo sia giusto: non è stata lei a trovarlo!» esclamò Charlie.

«Non preoccuparti, Charlie. Quell'uomo ha viziato sua figlia e non è mai un bene viziare una ragazzina in quel modo» disse nonno Joe.

La porta di casa si aprì. Fuori era buio e i coniugi Bucket rincasarono trepidanti di dare una bella notizia a Charlie, spegnendo la vecchia tv poggiata sul tavolo.

«Charlie, la mamma e io pensavamo: vuoi aprire il tuo regalo di compleanno... stasera?» gli chiese suo padre; Charlie sorrise.

«Ecco qua!» sua madre gli dette un bel pacchetto da scartare.

Charlie indugiò un tantino, ma dentro di sé era impaziente di scartare quella che sicuramente era una tavoletta di cioccolato.

«Forse dovrei aspettare domani...» disse.

«Col cavolo!» bestemmiò nonno George.

«Papà!» lo riprese il signor Bucket.

«Tutti insieme abbiamo trecentottantuno anni, che cosa aspettiamo a fare?» lo convinse nonno Joe.

Tremante per l'emozione, Charlie scartò lentamente la sua tavoletta Cioccocremolato Wonka al Triplosupergusto.

«La preferita di Theresa» gli sussurrò nonno Joe.

Charlie sorrise, dopodiché iniziò a strappare i vari involucri dal cioccolato, udendo sua madre dire: «Charlie, non devi essere troppo deluso sai, se non... se non trovi...»

«Comunque vada ti resta sempre la cioccolata» aggiunse suo padre.

Tutti si concertarono su Charlie e la sua tavoletta. Improvvisamente, quel letto matrimoniale su cui tutti erano poggiati, divenne trepidante di emozioni contrastanti. Nonno Joe era sul punto di scoppiare, ma quando il bambino tolse l'ultimo involucro, la gioia si spense: non c'era nessun biglietto d'oro.

«Ah be', è andata così!» disse nonno Joe.

«La dividiamo» rispose Charlie.

«Oh, no, Charlie! È il tuo regalo di compleanno...»

«È la mia cioccolata e ci fatto quello che voglio»

Trattenendo il pianto, Charlie divise equamente la sua tavoletta di cioccolato, assaporandone un pezzetto. Fatta eccezione per nonna Josephine, che preferì annusarlo.

Il giorno seguente, Charlie uscì per una passeggiata. Le strade non erano molto affollate, ma le poche persone che passeggiavano tranquille si fermava ad ammirare le bici nella vetrina di un negozio vicino oppure leggeva il giornale.

Charlie ne raccolse uno appena buttato nella pattumiera e lo portò a casa, consegnandolo a suo padre.

«Bravo! Vediamo che hai trovato!» esclamò nonno Joe.

«Il terzo biglietto d'oro è stato trovato da Violetta Beauregarde» lesse il signor Bucket.

Violetta Beauregarde, dell'Atalanta, era una bestia di ragazzina dai capelli biondi a caschetto e gli occhi smeraldini. Come sport praticava il karate ed era campionessa mondiale di gomme da masticare: ne stava masticando una da tre mesi pieni. 

Sua madre, bellissima donna alta, anch'essa dai capelli a caschetto biondo e gli occhi azzurri, disse ai giornalisti di aver vinto lei stessa dei premi come majorette.

«Che bestia di ragazzina!» esclamò con riluttanza nonna Josephine, quando in televisione trasmisero una Violetta violenta, che stese due sfidanti a calci, spintoni e gomitate.

«Davvero spregevole» convenne nonna Georgina.

«Non sai di cosa stiamo parlando» le bisbigliò nonno George.

«Di libellule?!» fu la risposta confusionaria di nonna Georgina.

Al notiziario fu subito annunciato che il quarto biglietto d'oro era stato trovato da Mike Tivù, Colorado, bambino mingherlino con occhi marroni e capelli castani. Non sembrava, tuttavia, felice di andare alla fabbrica. Passava il suo tempo a giocare con i videogames e a urlare 'Muori! Muori! Muori!' contro lo schermo.

Nell'intervista, rivelò di aver trovato il biglietto d'oro con una sola tavoletta: aveva svelato un codice...

«E che sapore aveva?» gli domandò un giornalista, alludendo al cioccolato.

«Non lo so. Io odio il cioccolato!» esclamò Mike.

Quell'affermazione mandò in bestia nonno George, che inveì, imbestialito, contro Mike. Charlie, per via di suo padre che gli tappò le orecchie, non sentì nulla, quindi la televisione fu spenta e gli animi tornarono calmi.

«Papà!» disse Charlie.

«Sì, Charlie?»

«Perché non sei a lavoro?»

I coniugi Bucket si guardarono.

«La... f-fabbrica di dentifricio mi ha dato del tempo libero» mentì il signor Bucket.

«Come una vacanza?»

«Sì... qualcosa del genere.»

In realtà non si trattava affatto di una vacanza: con l'incremento della vendita del cioccolato era aumentata anche la carie e, di conseguenza, la vendita di dentifricio. Con il denaro ricavato, la fabbrica in cui lavorava il signor Bucket decise di modernizzarsi, eliminando il suo lavoro e sostituendolo con una macchina automatica.

«Come faremo a sbarcare il lunario ora?» chiese il signor Bucket, meditabondo.

Fuori era calato il mal tempo e sembrava che, di lì a poco, avrebbe ripreso a nevicare.

«Troverai un altro lavoro» rispose sua moglie, stendendo il bucato. «Nel frattempo io posso annacquare un altro po' la zuppa» sdrammatizzò, abbracciando da dietro suo marito. «Non preoccuparti, signor Bucket, la fortuna girerà. Ne sono sicura!»

Charlie ascoltò tutto dalla sua cameretta. Per un attimo i suoi occhi divennero lacrime perlate, ma subito dopo udì nonno Joe fare il suo nome e il ragazzo si precipitò dal vecchietto in silenzio, evitando di svegliare gli altri nonni che dormivano.

«Il mio gruzzolo segreto» bisbigliò nonno Joe , mostrando a Charlie una moneta d'argento. «Io e te faremo un altro tentativo per trovare l'ultimo biglietto.»

«Sei sicuro di voler spendere così i tuoi soldi?» gli domandò Charlie.

«Sì che sono sicuro! Tieni! Vai! Corri al negozio più vicino e compra la prima tavoletta Wonka che vedi, portala qui e l'apriremo insieme.»

Quando Charlie tornò a casa, dovette svegliare nonno Joe, il quale si era appisolato affermando che il ragazzo fosse un bravo bambino.

«Nonno!» lo scosse Charlie; nonno Joe si svegliò di soprassalto. «Ti eri addormentato.»

«L'hai portata?» chiese nonno Joe; Charlie gli mostrò la tavoletta Wonka. «Allora, come vuoi che l'apriamo?»

«Un colpo solo come un cerotto!»

Entrambi chiusero gli occhi. Quando la tavoletta fu completamente scartata dalle varie carte, Charlie e suo nonno guardarono: ancora nessun biglietto d'oro.

Il pomeriggio seguente, Charlie era dinanzi alle mura di cinta della fabbrica. Respirò forte l'odore del cioccolato fondente nell'aria e deglutendo un groppo, perché un gruppo di persone passò dicendo che l'ultimo biglietto era stato trovato da un bambino russo, si incamminò a capo chino per le strade innevate di Cherry Street. A un tratto, nella neve e oscillando grazie al vento, vide una bella banconota verde, la raccolse ed entrò nel negozio vicino chiedendo un Cioccocremolato Wonka al Triplosupergusto.

Nel frattempo, una donna intenta a leggere il giornale si lamentò della gente che aveva falsificato il quinto biglietto d'oro, quando, improvvisamente, gli occhi si puntarono su Charlie.

«È un biglietto d'oro...» disse il commerciante del negozio, mentre il ragazzo osservava il suo biglietto con stupore. «TU HAI TROVATO L'ULTIMO BIGLIETTO D'ORO... NEL MIO NEGOZIO!»

«Vendilo a me! Ti do cinquanta dollari e... e una bici nuova!» gli si avvicinò un uomo.

«MA COSA DICE? Io gli offro cinquecento dollari per quel biglietto!» si fece avanti la donna che leggeva il giornale. «Vuoi vendermi il biglietto per cinquecento dollari?»

«ADESSO BASTA, LASCIATE STARE IL RAGAZZO!» li riprese il commerciante. «Senti, non devi darlo a nessuno. Portalo dritto a casa, hai capito?»

«Grazie!» si congedò Charlie.

Corse il più velocemente possibile e quando arrivò a casa non riuscì a trattenere l'immensa gioia che stava provando. Entrò in casa urlando, seguito dai coniugi Bucket, e lasciò il biglietto tra le mani di nonno Joe.

La vista del vecchietto, nonostante i grossi occhiali tondi che aveva sul naso, sembrò sfocata, ma poco a poco divenne nitida.

«YUPPYYY!!!» balzò dal letto, mettendosi a ballare il Tip Tap sotto gli occhi increduli della famiglia, consegnando il biglietto d'oro al signor Bucket. «Tieni! Leggi ad alta voce! Sentiamo che cosa dice esattamente!»
Alla signora Bucket cascarono di mano legna e cavoli mentre si avvicinava al marito per sguardare il biglietto. Il signor Bucket lesse tutto d'un fiato, con gli occhi sgranati.

«Il primo febbraio... ma è domani!» esclamò la signora Bucket.

«Non c'è un momento da perdere, Charlie!» esclamò di fretta nonno Joe. «Lavati la faccia, pettinati i capelli, pulisciti bene le mani, lavati i denti, soffiati il naso, tagliati le unghie...*»

«...e togliti il fango dai pantaloni!» concluse nonno George.

«Dobbiamo tutti mantenere la calma!» si intromise la signora Bucket. «La prima cosa da decidere è questa: chi andrà con Charlie alla fabbrica?»

«Ci vado io! Lo porto io! Lascia fare a me!» si propose, eccitato, nonno Joe.

«Non credi, caro, che dovresti andare tu?» domandò la signora Bucket a suo marito.

«Be', nono Joe sembra saperne molto più di tutti noi e... sempre che, naturalmente, si senta bene.» decise il signor Bucket.

«YUPPYYY!!!» Nonno Joe si rivolse a Charlie, felice.

«No, non ci andremo!» decise il ragazzo. «Una donna mi ha offerto cinquecento dollari per quel biglietto. Scommetto c'è chi pagherebbe di più. I soldi ci servono più del cioccolato.»

Nonno Joe si abbandonò sul letto a capo chino, infelice e di malumore. I coniugi Bucket, al contempo, rimasero dispiaciuti per quella decisione presa dal figlio.

«Giovanotto, vieni qui!» gli ordinò nonno George.

Charlie fece il giro della stanza per raggiungerlo all'altro lato del letto.

«È pieno di soldi là fuori, sai? E ne stampano altri ogni giorno. Ma questo biglietto... NE ESISTONO SOLO CINQUE COME QUESTO IN TUTTO IL MONDO! E non ce ne saranno altri mai più! Solo uno scemo scambierebbe questo biglietto con una cosa comune come i soldi. Tu sei... uno scemo?»

«No, signore!»

«Allora togliti il fango dai pantaloni: la fabbrica ti aspetta!»



*L'elenco di Nonno Joe è tratto dal libro originale di Roald Dahl.

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