Capitolo 41 - Buon Natale

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Josephine

Siamo rientrati da due ore e ancora non ho chiuso occhio, nemmeno la doccia calda ha saputo rilassarmi.

Quello che è successo in piscina poco fa è stato inaspettato ma ancora più inaspettato è il fatto che non mi senta pentita di ciò.

L'ho baciato.

L'ho baciato io, senza che lui dicesse o facesse nulla.
Lì, sotto la pioggia mi sentivo attratta a lui come una calamita. Quel sogno mi ha destabilizzata a tal punto che per tutta la sera ho cercato di evitare ogni contatto con lui e poi ho ceduto.

Posso ancora percepire le sue labbra sulle mie. L'intensità di quel bacio la sento ancora sulla mia pelle e insopportabile sembra essere la voglia di essere ancora là fuori con lui.

Perché gli ho proposto di rientrare?

Adesso sono qui sdraiata a fissare il soffitto come un'idiota. Mi tornano in mente le parole avvelenate di Esther che mi dicono di "vivere di più". Ha ragione lei?

Mi giro verso la finestra e cerco di concentrarmi solo sul rumore della pioggia che sbatte sul vetro della finestra e poi, senza neanche accorgermene mi addormento.

Apro gli occhi e per un momento non riesco a collegare che questa è la stanza degli ospiti di casa di Anna. Mi metto a sedere e fisso il vuoto per un po' prima di ricordare la giornata di ieri e soprattutto la sera.

Noto che entra troppa luce nella stanza, il sole è già alto nel cielo.
D'istinto controllo il cellulare per vedere l'ora e per poco non urlo vedendo che sono mezzogiorno passate.

Ma come è potuto succedere? Odio svegliarmi così tardi.
Il bacio con Hero mi ha tenuta sveglia fino a notte fonda e queste sono le conseguenze.
Hero.

A quest'ora dev'essere andato via e non l'ho neanche salutato. Perché non mi ha svegliato nessuno?!

Mi alzo di scatto dal letto ed esco dalla stanza, scendo le scale e trovo Anna seduta al bancone della cucina con il suo inseparabile PC.

"Ben svegliata. Spero che ti piaccia fare colazione con il pranzo" scherza mentre si alza per mescolare qualcosa dentro una pentola.

L'odore è molto invitante e lo stomaco mi brontola. Mi guardo intorno non sapendo cosa fare.

"Se n'è andato più di un'ora fa" risponde quasi leggendomi la mente.
"Sì... lo so" dico tirando indietro uno sgabello e sedendomici.

"Ti saluta a proposito. Gli ho proposto di svegliarti ma lui ha preferito di no."
"Capisco."
"Bel temporale ieri sera, vero?"

Avvampo e la guardo. Non è girata verso di me ma percepisco che sta sorridendo. Lei era in veranda mentre noi facevamo il bagno in piscina e quando siamo rientrati non c'era più.

Sospetta qualcosa, ha visto qualcosa?

"Già" è quello che riesco a dire.

"...molto intenso, inaspettato, umido..." sottolinea ogni parola con i colpi del coltello che sta utilizzando per tagliare una cipolla.

"Okay, va bene hai visto. Ho capito."

Ridacchia. Anna ha sempre trovato interessanti le dinamiche tra me e Hero. Ad Atlanta è stata la mia unica confidente.

"Beh?"
"Beh?"
"Non devi dirmi niente?"
"È successo. Non c'è nulla da aggiungere."
"Non si arrende, eh? Alla prima occasione ti è saltato addosso."
"Beh... in realtà è il contrario..." dico cercando di evitare il suo sguardo mentre si volta a guardarmi.

Not far enoughWhere stories live. Discover now