Capitolo 52 - In guardia

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Josephine

L'orologio del mio cellulare segna le tre passate quando decido che è meglio scendere.

Accanto a me Hero dorme, il suo viso sereno e assopito mi affascina come sempre.
Ti amo mi ha detto. Quelle parole sono state una cannonata in pieno stomaco; non me le aspettavo ma sentirle mi ha sciolto in un modo che mi ha lasciata senza di stucco.

Non stiamo neanche ufficialmente insieme ma lui ha detto quelle parole con convinzione e sincerità. Quella che fino adesso io non gli ho dato completamente, motivo per cui non posso ricambiarle.
Non posso nascondere però che per questo ragazzo sto cominciando a provare emozioni nuove e inaspettate, mi sto innamorando e chissà, magari ben presto potrò aprirmi con lui come lui ha fatto con me.

Lo scuoto per una spalla ma non ottengo risultati.
"Hero" provo a chiamarlo. Non apre gli occhi ma i suoi lineamenti si contorcono, si sta svegliando.
"Sono le tre passate." Gli sussurro all'orecchio e lui per tutta risposta si gira schiacciandomi sotto di lui.
"Non voglio" si lamenta come un bambino la mattina prima di andare a scuola.
"Dobbiamo. Non possiamo farci trovare quassù e se non ricordo male abbiamo delle valigie da preparare."
Segue un minuto di silenzio in cui penso che si sia riaddormentato, poi giro la testa verso di lui. Ha gli occhi aperti e sta fissando il vuoto, probabilmente perso in qualche pensiero.
"Ci sei?" gli chiedo.
"Sì, ho solo troppo sonno per alzarmi" dice accoccolandosi nell'incavo del mio collo.
"Hero" lo richiamo.
Dopo qualche lamento frustrato si mette a sedere.
"Va bene, andiamo." Dice monocorde, alzandosi e cominciando a piegare le coperte.
"Ce la fai a portarle tutte insieme?" non ho mai visto coperte tanto spesse in vita mia.
"Farò due viaggi."
"Posso aiutarti." Propongo.
Non mi va che debba risalire fin qui.
"Okay" mi dice con un sorriso e mi pianta un bacio in fronte.

Uscire da sotto quelle coperte è un trauma, letteralmente si gela qua sopra.
Hero mi precede verso la porta e io rimango un altro secondo per imprimere nella mia mente il panorama davanti a me.
"Jo" sento chiamarmi e mi volto per tornare.

L'interno dell'hotel è decisamente più caldo e il tepore ha un effetto immediato sul mio corpo.
Non appena entriamo in ascensore, il silenzio che si crea comincia a innervosirmi.
"Grazie per questa serata" dico afferrandogli la mano.
"Sono contento che ti sia piaciuta" il suo sorriso è imbarazzato, probabilmente sta pensando alla dichiarazione di poco fa.
"Per quello che mi hai detto..." inizio a dire.
"Non devi per forz-"
"Invece sì. Non credo di essere pronta a dirti quelle parole ma sappi che stai diventando importante. Molto importante." Lo guardo dritto negli occhi, voglio che le mie parole siano chiare e limpide e che non lascino spazio a dubbi.
La sua bocca si apre in un sorriso e la sua mano stringe la mia per poi portarsela alle labbra. Solo questo gesto mi manda le farfalle dello stomaco.

Arrivati al piano, il corridoio è deserto e silenzioso come il resto dell'albergo. La mia camera è la seconda porta che incontriamo e ci fermiamo per permettergli di prendere le coperte dalle mie braccia. Immediatamente scompare dietro quella torre imbottita.
"A più tardi" mi saluta e anche se non riesco a vederlo in volto, riesco a percepire un sorriso sulle sue labbra.
Mentre lui procede verso la sua camera, entro nella mia e chiudo la porta, sospirando mi ci appoggio e scivolo fino a sedermi a terra.
Che serata inaspettata, sospiro di nuovo mentre rivivo nella mia mente ogni singolo momento.
Ma il momento da liceale la sera del ballo di fine anno dura poco: il disordine che vedo mi fa girare letteralmente lo stomaco e mi riporta velocemente alla realtà. So già che impiegherò le ultime ore prima della partenza a piegare vestititi e cercare di farli rientrare in quelle valigie che per qualche ragione si restringono di più per ogni tappa del tour. Indosso le mie cuffiette e mi metto a lavoro.

Dopo più di un'ora passata a raccattare ogni minima cosa, mi butto sul letto vestita già per la partenza, le valigie chiuse e pronte per l'ultimo aereo mi aspettano vicino alla porta.

Not far enoughWo Geschichten leben. Entdecke jetzt