Capitolo 67 - Dimmi che ci sarai

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Hero

Avrei dovuto pensarci bene prima di farla entrare. Adesso è qui accanto a me, testimone del mio crollo psicologico. Ma questo non la scoraggia, insiste nel farmi vuotare il sacco. Troverei questa cosa eccitante se non fosse che sono sull'orlo di una crisi di nervi.
Il suo sguardo inquisitore mi ha messo in un angolo. Era mia intenzione raccontarle ciò che è successo con Tania ma adesso...
Quella telefonata ha ribaltato tutto e io non so proprio cosa fare, non sono pronto. Non riesco  a pensare lucidamente in questo momento.

Cerco di prendere fiato e ordinare i pensieri. Da che parte inizio?

La mia mente continua a ripetere in loop quella chiamata, non c'è posto per nient'altro.

***

"Pronto?" Rispondo sbuffando mentre l'aria fredda della terrazza mi provoca un brivido. Spero che questo mi aiuti a tenere a bada gli effetti dell'alcol.
"Finalmente ti degni di rispondere! Cazzo, sono giorni che ti chiamo!"
Devo allontanare il cellulare dall'orecchio perché sta urlando.
"Ehi, ehi! Che ti prende?"
"Mi prende che mi hai completamente ignorata nonostante ti stia chiamando in continuazione." Non credo di aver mai sentito Tania così adirata, soprattutto verso di me. Di solito non è il tipo che se la prende perché non le rispondo al cellulare.
"Se non ti ho risposto è perché qui io sto lavorando, non sono in vacanza. E rilassati, ti ha morso il gatto per caso?" Mi sfugge una risata. Non so perché, evidentemente l'aria fresca non sta facendo il suo dovere contro la mia sbronza.
"Sei ubriaco?" Chiede quasi oltraggiata.
"Beh sì, forse un pochino... è Halloween, ci stiamo divertendo." Mi giustifico.
Perché mi sto giustificando?
Sento le risate dei ragazzi provenire da dentro. Spero tanto che qualunque cosa abbia da dirmi, sia veloce.
La sento sospirare. Conoscendola in questo momento starà scuotendo la testa.
"Allora, cosa devi dirmi?" Chiedo cominciando a perdere la pazienza.
"Ti devo dire qualcosa di davvero importante ma forse è meglio, anzi necessario, che tu sia lucido. Ed è piuttosto evidente che stasera non lo sei affatto." Il giudizio nella sua voce comincia a irritarmi.
"Ehi, se sei nervosa per conto tuo non prendertela con me. Mi stavo divertendo con gli altri prima che chiamassi. Mi rispondi stizzita, mi rimproveri perché mi sto godendo la serata e adesso non vuoi dirmi più niente?" Non mi sono mai rivolto a lei in questo modo e a dire il vero mi sento un po' in colpa. Il silenzio che segue mi conferma di averla offesa. Sto per dire qualcosa ma lei mi anticipa.
"Sono incinta." Dice di punto in bianco ed è come se un macigno mi cadesse addosso. Tania non può essere incinta, sta facendo l'università e a quanto ne so non ha nemmeno il ragazzo.
"Sono incinta, Hero." Ripete percependo il mio disagio.
"Di chi?" Riesco a formulare dopo quasi un minuto di totale blackout.
"Beh, tu sei l'ultimo e l'unico con cui sono stata da quando c'è il lockdown quindi...tu che dici?" Ha un tono piatto, di sfida.
Quanto a me, non credo di ricordarmi come si respiri. Mentre il mio cervello fa due più due, sento gli effetti dell'alcol svanire di colpo. Non può dire sul serio, deve esserci un fraintendimento.
"È impossibile." Affermo scuotendo la testa, reprimo un conato di vomito.
È stato tre mesi fa, non può essersene accorta solo adesso.
"Come puoi dirlo dato che entrambe le volte eravamo ubriachi?"
"Io non dimentico mai le precauzioni, Tania." È vero, sono sempre la mia priorità.
"Non puoi avere la certezza. Eri fuori come un balcone, il giorno dopo non ricordavi nulla. Per entrambi è così e quelle due linee sul test di gravidanza confermano che non siamo stati attenti."
"Cazzo! No, no Non sono uno sprovveduto, non rischierei mai di rovinare così la mia vita! Non importa quante sostanze abbia in corpo, non abbasso mai la guardia!" Cerco di tenere basso il volume della mia voce per non farmi sentire dagli altri ma sto perdendo le staffe.
Io voglio dei figli, davvero, è uno dei miei obiettivi più grandi ma non è una cosa che posso o voglio permettermi adesso. In questo momento della mia vita dovrei pensare solo alla carriera, non ad accudire bambini.
Sento il silenzio, poi dei singhiozzi sommessi dall'altra parte del telefono: sta piangendo e sta cercando di non farmelo capire. È spaventata quanto me, ha da perdere quanto e più di me e io riesco solo a essere un bastardo egoista. Forse era meglio seguire il suo consiglio e affrontare il discorso da sobrio.
"Cazzo, scusa Tania. Sono stato uno stronzo. Non volevo reagire così, ok? È che mi hai preso alla sprovvista. Scusami okay?"
Cerco di calmarmi ma la mia voce trema. Passo una mano tra i capelli, scombinandoli nel disperato tentativo di schiarirmi le idee.
La sento tirare su con il naso.
"L'ho scoperto da una settimana. Sono entrata nel panico e tu non rispondevi al telefono. Non potevo dirtelo per messaggio. Mi sento così idiota ad averlo scoperto solo adesso ma lo sai, ho sempre avuto il ciclo irregolare quindi non ci ho fatto molto caso inizialmente... sono stata una stupida. Il sospetto nemmeno mi ha sfiorata fino a quando ho cominciato ad avere altri sintomi."
Il mio cuore va a mille, vorrei prendere a calci qualcosa ma vorrei anche saperle dire qualche parola di conforto: che non è stupida come dice e che sono cose che possono accadere, che affronteremo insieme questa situazione.
Ma la verità è che in questo momento sono nel panico più assoluto.
"Ho fatto cinque test: tutti positivi."
Aggiunge qualche altra cosa ma non sento nulla, continuo a tormentarmi i capelli per venire a capo di qualche soluzione ma a questo punto ormai il danno è fatto.
"Sei sicura che non ci sia stato qualcun altro oltre a me?" Insisto ancora. Non ci credo che stia succedendo a me e lei.
"Stai scherzando? Non mi credi?"
"Rispondimi, ti prego. Non ti sto giudicando, sto solo chiedendo se sono io il p- cazzo- Il padre di questo bambino." Non ci posso credere di avere appena pronunciato questa frase.
"Solo tu, Hero! Sul serio non ti fidi? Pensi che ti stia incastrando o cosa?" È esasperata.
"Cosa? No, non penso niente. Volevo una sicurezza in più, tutto qui. Insomma non puoi saperlo." Prendo un grande respiro. Cazzo, sono proprio un vigliacco.
"Scherzi? Con quante persone credi che vada a letto abitualmente? Per di più durante una pandemia."
"Era una domanda legittima." Mi difendo miseramente.
"Davvero non sai dire altro?" Fa una risata amara che mi provoca un brivido.
"Scusa, è che non so come comportarmi. Questa cosa è tanto, troppo..."
"Non mi chiedi nemmeno come sto, cosa ne penso? Davvero, chi sei Hero?"
"Sono sempre io, Tania. Ma questa cosa per me è come un fulmine a ciel sereno." Dovrei aggiungere altro ma sono troppo confuso.
"Per te? E per me allora? Ho saltato un esame importantissimo che preparavo da mesi l'altro giorno perché ogni volta che aprivo bocca dovevo correre in bagno a vomitare. Paul è dai suoi genitori e sono da sola e spaventata. Pensavo che parlandone con te mi avresti tranquillizzata e che mi avresti sostenuta. Invece sembra quasi che sia io a dover consolare te, come sempre!" La sua voce interrotta mi fa sentire ancora più vile.
"Ma no Tania, certo che non sei sola. Mi dispiac-"
"Dopodomani andrò dal ginecologo."
Faccio un respiro profondo.
"Ci andrai con qualcuno?" Mi sforzo di assumere un comportamento il più maturo possibile.
Questo deve essere un incubo.
"Mia sorella verrà con me. In ogni caso non ti disturberò, così potrai lavorare in santa pace e fare festa e ubriacarti con i tuoi amici." La sua voce è fredda e distaccata. 
"Non dire cazzate, certo che devi chiamarmi. Senti: so di sembrare uno stronzo. Devo ancora mandare giù questa bomba di notizia. Tu hai avuto giorni per metabolizzarla, non puoi biasimarmi per essere andato fuori di testa."
"Ma certo Hero. Vuoi del tempo per pensare? Okay, ti lascio tutto il tempo che vuoi. Scusa per aver rovinato la tua serata e di averti scombussolato i piani. Quando sarai pronto a parlare da persona adulta, sai qual è il mio numero." Dopodiché blocca la chiamata senza che io abbia il tempo di dire nulla, lasciandomi attonito con il cellulare attaccato all'orecchio.
Lo rimetto con astio nella tasca del pantalone e mi accendo una sigaretta.
Cazzo. Ho bisogno di poggiarmi da qualche parte, o sverrò per terra. Non se ne parla di rientrare in queste condizioni. Gli altri capiranno che è successo qualcosa, soprattutto Jo.
Jo...
Cosa significa questo per noi? Come glielo spiego?
Dovevo parlarle di una sbandata non di come ho concepito un bambino con la mia migliore amica. È ancora la mia migliore amica?
Non ci posso pensare, è un casino.

Not far enoughWhere stories live. Discover now