Capitolo 25 - Quelle notti che non ti aspetti

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Mentre l'intera produzione canta Happy Birthday to you alla ragazza bionda seduta di fronte a me, mi autocompiaccio di come i buoni propositi di ieri notte sotto la doccia, al mio risveglio siano rimasti gli stessi.
Questi ultimi giorni li passerò come sono abituato a fare: fregandomene. È stato un incidente di percorso, una debolezza. Nulla di serio insomma...come lo è per lei.

"Oh ragazzi, non dovevate! Non me lo aspettavo."
Continua a dire Jo a chi è accanto a lei e nel frattempo mi lancia uno sguardo complice. Sapeva benissimo che ci sarebbe stata una torta, sono stato proprio io a dirglielo.

"È al cioccolato? Certo che mi piace, è il mio gusto preferito! Come lo sapevate?"
Un'altra occhiata, questa ragazza vive per punzecchiarmi.

Decido che qua dentro fa troppo caldo e vado fuori a fumare una sigaretta. Al terzo tiro sento i passi di qualcuno dietro di me: è Samuel.
"Ehi bello, eccoti qua. Praticamente non ti vedo mai, che hai da fare di tanto importante la sera?"
Sapessi, sapessi... ma sono sicuro che già lo sa.

"Molto semplice: dormo! Torno sfinito dal set ogni santo giorno."
"Certo, certo... vuoi dirmi che sei stanco solo per quello?" Mi dà un pugnetto alla spalla con un sorriso malizioso.
"Che intendi?" Chiedo con sufficienza aspirando un altro tiro.
"Che fai, mi perculi amico? Lo sanno tutti!"
"Cosa?" sento il cuore andarmi a cento all'ora.
"La storia delle mutandine! Cosa sennò?! Khadihjha ha sentito Ally che ne parlava al telefono con qualcuno, ovviamente tre minuti dopo lo sapevano anche i camerieri."
"Che cazzo? Si mette a origliare adesso, quella là?"
"Certo che no! Le loro stanze sono una accanto all'altra e dal bagno si sente proprio tutto quando parla al telefono. Ha una voce bella squillante, come fai a sopportarla tutto il giorno senza che ti si sfondino i timpani?"
"Sì, lo so... mi ci sono abituato, credo. Vedi che pettegola! A chi lo stava raccontando?"
Samuel fa spallucce.
"Allora?" continua a fissarmi.
"Cosa?"
"Non mi dici di chi erano?"
"Perché dovrei?"
"Siamo amici, ti do sempre le mie sigarette. Per non parlare del fatto che ti ho fatto un sacco di favori!"

Continua a fissarmi in silenzio, mi guardo intorno mi avvicino a lui e scandisco bene

"N O"
"Che palle! Perché?"
"Non parlo mai delle mie conquiste." La butto giù lì.
"Non è vero! Mi hai raccontato della volta in cui una ragazza ti ha fatto un pompino mentre giocavi a FIFA la prima sera che ci siamo conosciuti. Mi hai pure mostrato la foto, cazzo!"
Mi scappa un sorriso al ricordo di quella partita a FIFA, ricordo che riuscii anche a segnare un goal. Cerco di ricordare il volto di quella ragazza ma niente, il nulla cosmico. Al suo posto invece fanno capolino due occhi azzurri e una chioma di capelli dorati. Allontano il pensiero.

"Dai!"
"Basta! Inizi a essere davvero irritante!"
Lui fa un sorriso sghembo.
"Può essere solo una persona... e lo conferma il fatto che non ne vuoi neanche parlare!"
"Samuel, ti prego! Sono uscito fuori per fumare in santa pace. Non hai qualche canzone da suonare con la tua chitarra?"
"In effetti sì, dovrei rientrare. Ma... ehi! Non ho bisogno della tua conferma per avere la certezza. Sono fatti vostri ok? Sai già come la penso: non fate cazzate, che se poi avete discussioni e mandate a puttane tutto quanto con i vostri capricci, me la prenderò con te." Con questo butta la sigaretta a terra e la spegne col piede, poi se ne va.

Che idiota. Sapeva benissimo la risposta senza che facesse tanto il finto tonto. È simpatico e tutto ma certe volte lo prenderei a pugni.

La sigaretta è finita troppo presto, sono tentato di accenderne un'altra ma alla fine decido di rientrare.
Samuel sta suonando qualcosa e tutti sono seduti attorno a lui e cantano una canzone che non conosco. Jo è in prima fila e sta ridendo tantissimo insieme a Inanna.
Mi avvicino e prendo posto su una sedia accanto ad Anna. Mi vede e fa cenno di unirmi al coro ma declino l'invito con un gesto della mano.

Not far enoughWhere stories live. Discover now