Capitolo 22 - Paranoia

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Sto scoprendo che più vuoi che il tempo non passi, più questo vola via. Tra il lavoro e il poco tempo che riesco a passare solo con Jo, i giorni passano come ore e sento sempre più pressante l'incombere della fine delle riprese.

Siamo già a metà settimana quando mi sveglio nella camera di Jo. Oggi dovremo essere sul set a pomeriggio inoltrato, quindi stanotte sono sgattaiolato qui con la promessa che me ne sarei andato prima della colazione. Mi sporgo per controllare l'ora: sono le otto. Ho dormito troppo ma ancora non voglio lasciare questo letto; nessuno mi cercherà così presto.

Mi giro verso la ragazza a fianco a me. A pancia in giù, con il viso rivolto verso di me e schiacciato sul cuscino. Le sfioro la schiena nuda con le dita, non voglio svegliarla ma non resisto dal toccarla. Ogni giorno che passa sono sempre più attratto da lei e a volte non so come gestire questa cosa.

Trovo ingiusto che io non possa accarezzarla o baciarla quando voglio o semplicemente scherzare liberamente senza stare attento ai gesti e alle parole per non attirare lo sguardo indagatore di Ally. Ultimamente ho notato che mi guarda spesso e temo che sospetti qualcosa come anche Samuel e Inanna. Non dicono niente ma noto certi sguardi che lanciano quando siamo insieme.

Il movimento delle mie mani sveglia Jo e smetto subito. Borbotta qualcosa che non afferro e apre gli occhi.

"Come?" le chiedo.

"Continua, era rilassante"

Ha la voce impastata e roca dal sonno e mi viene un po' da ridere.

"Perché ridi di me?" mi chiede in tono lamentoso cercando di colpirmi con una mano. Ovviamente la schivo.

"Non rido di te ma della tua voce sexy di prima mattina"

"Davvero?" fa un sorrisetto.

"Sì, sembri proprio un'orchessa"

Stavolta la sua mano mi colpisce forte sul braccio e scoppio a ridere. Mi piace quando reagisce così.

Sta per piantarmi un altro pugno ma la fermo per il polso.

Lei si dimena, cercando di divincolarsi dalla mia presa ma io la costringo a girarsi sulla schiena e la blocco col mio peso.

"Sei proprio uno stronzo"

"Forse" le concedo poggiando le mie labbra sulle sue.

Presto il bacio diventa più appassionato e le mie mani viaggiano sui suoi fianchi e sulle sue gambe.

Sento i boxer starmi più stretti man mano che la sua lingua e la mia si scontrano. Mi spingo su di lei perché la voglia di starle il più vicino possibile è insopportabile. Mi sposto a mordicchiarle il lobo e poi a dispensare baci lenti lungo tutto il suo collo e la gola. Ho scoperto che le piace da impazzire quando faccio così, e non vedo perché dovrei perdere l'occasione di sentirla mugolare. È così eccitante.

"Che ore sono?"

"Le otto passate" rispondo distrattamente scendendo sulle clavicole.

"Dovresti andare" mi dice ansimando quando mi soffermo su un suo seno con la bocca e stuzzico l'altro con la mia mano.

"Sei sicura?" le chiedo contro la sua pelle e la guardo: ha gli occhi semichiusi e l'espressione beata.

Non dice nulla ma scuote la testa.

Con la mia lingua e miei baci traccio un percorso che dal suo seno porta alla sua pancia, sempre più giù fino all'ombelico.

"Però dovresti davvero" non ci crede nemmeno lei, lo vedo dalla sua espressione.

Not far enoughWhere stories live. Discover now