Capitolo 40 - Sotto la pioggia

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Josephine

Sento una sensazione familiare sul mio corpo e sulla mia pelle. Un peso e un calore così piacevoli che mi intorpidiscono. Non so come sono finita qui e non mi importa. Mi concentro solo sul piacere che sto sentendo crescere sempre di più.

La stanza è buia ma dalla finestra che dà sulla strada filtra la luce dei lampioni.

Piove.
I tuoni rimbombano ma non mi importa anzi trovo gradevole questo sottofondo.

Lui si muove su di me, ha il viso posato nell'incavo del mio collo. Ansima e questo suono mi spinge a volerne di più.

Gli accarezzo le spalle, lisce, muscolose al punto giusto. Faccio scivolare le mie mani più in basso fino alla sua schiena e ripeto ossessivamente questo gesto.

Le mie gambe strette attorno a lui lo incitano ad andare più veloce ma mi ignora e questa per me è una tortura.

La mia bocca trova il suo collo. Il leggero velo di sudore che lo ricopre è salato, mordo giocosamente quella pelle dal profumo così buono e rassicurante, strappandogli un gemito.

Un suono così sexy e primordiale che quasi da solo basta a portarmi al culmine. Sento le sue labbra aprirsi in un sorriso, ricambiando e succhiando la pelle sotto l'orecchio.

Non importa se lascerà il segno, ne voglio tanti e su tutto il corpo.

Voglio che mi rivendichi, una volta e per tutte. Stringo ancora di più le mie gambe intorno a lui.

"Ne vuoi di più?"
"Sì, ti prego" non mi importa di sembrare disperata.
"Non ne hai mai abbastanza di me" mi sussurra all'orecchio con voce rauca. Non è una domanda, è un'affermazione, sono un libro aperto per lui.

Si sposta alzandosi e aggrappandomi per i fianchi. Il modo in cui lo fa è possessivo ma non mi fa male. Comincia ad andare più forte.

Non credo di aver fatto mai del sesso così bello in vita mia.

All'improvviso si ferma e questo mi provoca un dolore fisico.

"Perché ti sei fermato?"

Non risponde ma alza il viso per guardarmi in faccia. Incrocio i suoi occhi verdi che stranamente anche al buio sembra che brillino di luce propria.

"Ti devi svegliare" mi dice con un sorriso dolce, accarezzandomi il viso.
"Cosa?" chiedo confusa.

Apro gli occhi e il sole che entra dalla finestra mi acceca per un istante.
Ho il fiatone e il cuore mi batte a mille.

E quello che cos'era?

Non avevo mai fatto sogni di questo genere. Sono delusa e frustrata ma soprattutto sconvolta.
Era così reale, lui sembrava qui ma il mio letto è vuoto ed è tutto in ordine.

Spero di non aver parlato nel sonno, qui i muri sono di carta velina.

Ho sognato Hero e me mentre... oh mio Dio, vadano al diavolo Jess e le sue insinuazioni. È ovvio che la causa scatenante di questo sogno è tutto quel parlare di lui.

Devo alzarmi dal letto ma non ci riesco, cerco di scacciare via il pensiero di tornare al mio sogno. Devo distrarmi.

Mi infilo sotto la doccia e mi lascio ripulire dall'acqua fredda. È come se sentissi ancora su di me le sue mani e sento il bisogno di lavare via questa sensazione.

È tutto ok Jo, solo uno stupido sogno, l'astinenza non è mai una buona cosa.

Esco dalla doccia e mi avvolgo in un telo e asciugo alla buona i miei capelli, mi lavo i denti e corro in cucina dove trovo Esther appollaiata sullo sgabello, che beve un frullato dal colore disgustoso.

Not far enoughWhere stories live. Discover now