49. Allarm

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[Doppio aggiornamento oggi. Vi chiedo solo un favore. Mi farebbe piacere che tutte voi lettrici commentaste questo capitolo dicendo cosa ne pensate. Mi fareste davvero felice. Detto questo, buona lettura.]

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La giovane guardia correva da un corridoio all'altro, come non aveva mai fatto nei suoi anni di lavoro. Era a palazzo da un centinaio di anni, e mai gli era capitato di correre così per un'urgenza tale.

Cercava il re, ma non lo trovava. Sembrava come se si fosse volatilizzato. E in quel momento era davvero urgente e necessario trovarlo. Il comunicato appena ricevuto era molto grave, quasi quanto quello giunto una volta scatenata la guerra contro Lincoln.

Gli era stato solamente raccontato di quella guerra, perché allora non era neanche nato. Ma tutti sembravano allarmati anche questa volta, per una cosa che poteva sembrare banale. Ma non lo era, al contrario. Forse il re avrebbe avuto una soluzione già pronta, forse egli non aveva paura, ma non poteva rischiare di mettere in pericolo chiunque dentro la corte.

Erano armati delle armi più pericolose al mondo, erano addestrati nel miglior modo, erano pronti ad ogni evenienza, ma loro erano pericolosi. Negli attacchi più pericolosi avevano sempre vinto. È questo era ciò che spaventava.

La guardia sentiva le gambe cedere e diventar pensate, e pensò bene che, se avesse avuto un cuore che batteva, ora sarebbe sfinito. Ma per fortuna non era così.

Anche se, dentro di lui, ardevano il desiderio e la nostalgia dei suoi anni passati da umano.

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«Sei sicura di volermi tra i piedi mentre ti devi occupare delle pulizie? Insomma magari ti intralcio.» Chiese Abigail alzando un sopracciglio.

«Sicurissima, non sei di alcun intralcio per me, mi piace avere un po' di compagnia.» Sorrise la vampira dai capelli neri come la pece.

«Potrei aiutarti, sempre se tu lo vuoi.» Propose l'umana.

«Non se ne parla! Qui sono io che devo pulire, non tu. Mi spiace solo che io non possa farti più compagnia, ma ormai devo occuparmi del castello.»

«Non scusarti, è il tuo lavoro.» Sorrise Abigail guardandosi in giro, dato che non era mai stata in quell'ala del palazzo.

Si trovavano in uno dei numerosi salotti della corte, fornito di divani e sedie di tutti i tipi. Un tavolo da biliardo era posto a lato della stanza, ed essa era riscaldata da una stufa. Tutto lo stile vintage era combinato alla perfezione.

«Ora è meglio che mi metta al lavoro.» Annunciò Veronique, prendendo il piumino per spolverare la mensola piena di libri antichi. E intanto Abigail poté dare un'occhiata ai numerosi libri. Ce n'erano di tutti i tipi. Dai libri che parlavano di elementi curativi del settecento, a libri che narravano storie sulla peste del XIX secolo.

Solo pochi minuti dopo che Veronique si era messa all'opera, entrambe le due ragazze sentirono un rumore, proveniente dalla porta della sala, come se qualcuno si stesse schiarendo la voce.

Si girarono e videro Zayn, appoggiato allo stipite della porta, che le osservava sogghignando e guardando Abigail con malizia. Alla giovane si gelò subito il sangue nelle vene.

«Mi spiace disturbare questo bel momento fra amiche del cuore, ma dovrei parlare con Abigail.» Disse avvicinandosi alla bionda e prendendola per un braccio. Subito i brividi percorsero la spina dorsale dell'umana al tocco del vampiro.

«Altezza, vi prego. Non é stata lei, sono stata io a chiederle di venire. Non le faccia del male per questo.» Veronique si fece avanti per cercare di salvare l'amica.

«Senti Veronique, non sono in vena di scuse o altro, quindi, con tuo permesso...» Ammonì la vampira, andandosene e portando con sé la ragazza.

Quando furono abbastanza lontani dalla stanza, Zayn si fermò.

«Cos'ho fatto stavolta?» Chiese Abigail sottomettendosi e aspettandosi di essere picchiata. Sentiva già gli occhi pizzicare, e le lacrime minacciare di uscire a dirotto.

«Sai bene che non dovresti avere alcun rapporto con quelli della servitù.» Zayn scandì bene le parole di modo da farsi capire.

«Sì.» Ammise Abigail.

«E dunque sai anche che non potresti avere rapporti neanche con i Lords.»

«Sì.» Confermò tenendo sempre la testa bassa.

«E allora perché disubbidisci?» Domandò il re osservandola a fondo coi suoi occhi penetranti.

«Non lo so,» Singhiozzò Abigail. «cercavo solo un po' di compagnia.»

«Questo non ti da il permesso di fartela con il mio Lord più fidato.» Precisò Zayn.

E quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Abigail cominciò a piangere, cercando di farsi sentire il meno possibile, ma non era facile. E non voleva apparire così debole agli occhi del re, ma era più forte di lui.

Zayn prese il viso della giovane fra le sue mani, e fece il modo che lo guardasse negli occhi. Poi parlò con calma.

«Che c'è che non va? Perché mi disubbidisci.»

«Perché...Be' perché ho paura di te, e perché ti odio profondamente.» Confessò.

«Io non volevo farmi odiare, ma tu mi costringi a fare il contrario.»

«Adesso non fare finta di essere quello dolce e premuroso, perché non lo sei e non lo sarai mai.» Disse acidamente Abigail, togliendoselo di dosso. Era irritata da questo suo comportamento meschino e cinico.

E proprio quando Zayn stava per parlare giunse un ragazzo, sembrava avere solo diciannove anni, ma ne aveva sicuramente molti di più.

«Maestà, mi scusi se la disturbo, me c'è un problema.» Disse questo senza fiato quasi.

«Be', che succede?» Lo incitò Zayn a parlare.

«Un gruppo di selvaggi. Sta cercando di venire a palazzo, per attaccare il re e prendersi l'umana.»

E Abigail capì, perché ogni parte del suo corpo urlava quel nome.

William.

Compulsive ≫ z.m. Onde as histórias ganham vida. Descobre agora