69. Trasformation

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Abigail si risvegliò di soprassalto. Non riusciva a capire dove si trovasse. La stanza le era sconosciuta. Si sentiva tutta indolenzita, e aveva l'impressione di aver dormito per anni interi. Le lenzuola bianche la avvolgevano delicatamente, fasciandole il seno, che era coperto solamente da un reggiseno in pizzo bianco.

Sbatté numerose volte le palpebre, per mettere a fuoco meglio ciò che la circondava. La stanza era una camera da letto, evidentemente. Era enorme, forse il doppio di quella di Abigail. Una cosa era certa: non era mai stata in quel luogo prima di allora.

Improvvisamente, i ricordi del giorno precedente riaffiorarono come fantasmi del passato. Si ricordò della guerra, della morte di William e del vampiro che l'aveva morsa. Ma se era stata morsa da un vampiro, allora anche lei sarebbe dovuta diventare una di loro, giusto?

Il ragionamento era esatto, ma lei lo era veramente? Con un balzo si alzò dal grande letto a baldacchino e corse verso uno specchio, assicurandosi che non fosse uno di quelli speciali per vampiri. La sua immagine era riflessa. Controllò per sicurezza se vedeva dei canini protrarsi dalla sua bocca, ma niente. La sua pelle era pallida, ma del suo solito colore chiaro, nulla di nuovo. La ragazza tirò un sospiro di sollievo.

Ma come era possibile che non fosse un vampiro? Cosa era successo una volta che aveva perso i sensi? Doveva trovare Zayn, o uno dei Lords per scoprirlo. Ma non appena stava per dirigersi al grande portone in mogano, esso si aprì, rivelando il Re con una faccia scioccata e felice allo stesso tempo.

«Oh Abigail!» Esclamò correndo verso di lei e tirandola verso di sé in un abbraccio caloroso che la giovane ricambiò con gioia. «Credevo di averti persa per sempre.» Le disse Zayn in un orecchio, singhiozzando. Abigail si stupì del fatto che il Re stava piangendo, non lo aveva mai fatto prima di allora. E anche lei pianse.

Quando si sciolsero dall'abbraccio, Zayn andò a sedersi sul letto, e picchiettò la mano accanto a sé, invitando l'umana a sedersi accanto a lui. E così fece.

«Come ti senti?» Le chiese dolcemente, attendendo una risposta.

«Leggermente indolenzita, e confusa.» Ammise. Ci fu un attimo di silenzio.

«Zayn, perché non sono un vampiro? Ricordo benissimo che uno di voi mi ha morso.» Abigail ruppe il silenzio.

Zayn si passò una mano tra i capelli neri, scompigliandoli, e sospirò.

«Ho fatto il possibile per non farti diventare una vampira. Non è così che lo diventerai, voglio che sia tu a decidere di diventarlo.» Confessò, diventando leggermente rosso sulle guance ricoperte da uno strato sottile di barba. Evidentemente era in imbarazzo dicendole quelle cose.

«Grazie.» Sussurrò debolmente Abigail.

«Oh, e m-mi dispiace di aver ucciso William. Immagino che ora mi odierai per questo.» Zayn abbassò il capo, pentito di ciò che aveva fatto.

«Non, non importa. Ma, abbiamo vinto almeno?» Una luce si risvegliò negli occhi della giovane. Sperava almeno nella loro vittoria, malgrado tutto ciò che era successo.

«Sì, Vladimir se n'è andato, non tornerà più.» Rispose il vampiro, baciando la fronte della ragazza, con le sue labbra fredde.

«Abby, io...non te l'ho mai detto ma, ti amo. Ti amo con tutto quello che ho. In passato ho sbagliato, e me ne vergogno. Se non mi perdonerai capirò la tua scelta. Chi perdonerebbe un mostro come me dopo quello che ti ho fatto.» Disse a testa bassa.

Abigail rimase spiazzata da ciò che aveva appena detto. Non si sarebbe mai aspettata una confessione simile da lui, dopo tutto quello che era successo. Credeva che l'avesse salvata solamente per poter abusare ancora di lei, dato che era debole, mentre da vampira avrebbe potuto dargli filo da torcere. Ma non era così, tutto ciò che aveva sempre pensato su di lui, in fondo era sbagliato. Zayn non era così, era buono, ma non sapeva dimostrarlo. I fantasmi del suo passato lo avevano divorato. Aveva solamente bisogno di qualcuno che lo capisse e che lo amasse per quello che era. E quando, anni addietro, pensava di aver trovato qualcuno, lo aveva perso. Per lui non era facile ricominciare ad amare veramente qualcuno, ma ci stava davvero provando con tutto quel che aveva. Il suo era un gesto più che nobile.

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