18. Hope

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Il ragazzo vagava nella distesa erbosa ormai da giorni. Aveva attraversato il bosco da settimane, senza sapere se la sua fosse la direzione giusta. Era assai determinato per riuscire a riconquistare ciò che era suo di diritto e che gli era stato strappato via in un soffio. Aveva lasciato la sua famiglia senza sapere se fossero salvi, aveva abbandonato la comodità della sua casa per il suo scopo, che però sembrava più lontano di prima. Ma non gli importava. Avrebbe girato tutto il mondo, centimetro dopo centimetro pur di riuscirci. La determinazione era una delle cose che lo caratterizzavano meglio in assoluto.

Non toccava ne cibo ne acqua da pochi giorni, e proprio per questo era allo stremo delle sue forze. Arrivò persino a pensare di morire, ma ogni volta che lo pensava riusciva sempre a cavarsela. Era un ragazzo in gamba. Già, William lo era sempre stato, ma mai avrebbe potuto pensare di trovarsi in determinate situazioni. E tutto per colpa di un vampiro, ma non un vampiro qualunque, il re, Zayn Malik. Non aveva mai badato alle voci che si sentivano in giro per la comunità sulla sua esistenza, ma ora cominciava ad odiarlo. La maggior parte delle volte sentiva delle giovani adolescenti parlar di lui. 'Oh mio dio! Avete visto il re dei vampiri Zayn Malik?! Non trovate che sia da togliere il fiato?!' Esse dicevano appena vedevano una sua foto. William si convinceva che fossero solo delle foto finte, ma mai avrebbe pensato di dover avere a che fare con uno del suo calibro. L'unico problema ora era il suo corpo. Troppo fragile e debole per sostenere una battaglia. Era affamato e assetato, il suo corpo sfregiato da tagli lievi ma anche profondi. E in più un umano come lui non avrebbe potuto sconfiggere una creatura della notte che era nettamente superiore di forza. Avrebbe perso di sicuro. Ma come poteva sconfiggere un vampiro? La risposta era introvabile al momento. Aveva sempre saputo di varie tecniche come, ad esempio, conficcargli un paletto nel cuore o tagliargli la testa e bruciarli. Ma non poteva farlo per ben due motivi. 1) era davvero troppo debole e gracile per poter anche solo sollevare un bastone di legno. 2) non aveva la minima idea di dove fosse il palazzo.

Non poteva fare altro se non sperare che la sua fosse la direzione esatta e di poter trovare del cibo sulla sua strada. Ma doveva fermarsi per almeno un'attimo dato che i piedi e le gambe iniziavano ad essere dolenti. In più le nubi grigie in cielo non promettevano bel tempo. Trovò un'abete abbastanza grande e si accovacciò sotto, ben sapendo che in caso di pioggia non era il riparo migliore. Portò le gambe al busto e su guardò le mani. Piene di tagli e sfregiate in tutti i modi possibili. Sentiva che, in fondo, avrebbe dovuto rinunciare ad Abigail e pure alla sua stessa vita. Persino la speranza era morta dentro di lui. Pensò bene di lasciarsi morire così, dato che non poteva fare altro. Ma ad interrompere i suoi pensieri fu un fruscio che proveniva dalle sue spalle. Si girò di scatto non vedendo nulla però. Anche la sua fantasia si prendeva gioco di lui. Un'altro fruscio lo fece girare nuovamente verso il rumore, che si era spostato alla sua sinistra ora.

«Cosa ci fa uno come te in questo posto abbandonato dagli umani?» Parlò una voce maschile dal vuoto. Come se fosse un fantasma a parlare. William si alzò di scatto guardandosi in giro e non scorgendo alcuna figura.

«Chi sei?» Chiese impaurito ma la voce non rispose alla domanda, anzi cambiò discorso.

«So cosa provi.» Furono le uniche parole a sentirsi dal vuoto.

«Chi sei?!» Urlò William con tono sperando, almeno stavolta, di ricevere risposte.

«Sono colui che può alleviare le tue pene e sofferenze.» Finalmente una figura apparì dal nulla, lasciando William a bocca spalancata. Le sembianze di quello che sembrava un ragazzo, erano molto simili agli umani. Ma allora come era apparso così all'improvviso?

Il "ragazzo" era parecchio alto, poco più di William dato che anche lui non era basso. I capelli biondo chiarissimi erano alzati in un ciuffo ordinato ed elegante. Ma quello che lo colpì di più erano i due paia di occhi rossi che lo guardavano dal basso verso l'alto. Girava attorno alla figura snella di William in continuazione provocando nell'umano un po' di mal di testa.

«Non credi a quello che vedi eh?» Ridacchiò il biondo. William non riuscì nemmeno ad annuire. Vari fattori glielo impedivano.

«Tornando a noi, posso aiutarti. Posso farti superare il dolore. Posso portarti dalla tua Abigail.» William si stupì nel sentire il nome della giovane pronunciato dal biondo. Cercò addirittura di sforzarsi a ricordare se il suo volto non era del tutto sconosciuto, ma era sicuro di non conoscerlo.

«Come sai quello che provo? Come sai di lei?» Domando William ancora sotto shock.

«Tu fai troppe domande.» Ridacchiò l'altro e fra i due ci furono dei minuti di silenzio in cui si scrutavano a fondo, l'uno con l'altro.

«E come mi potresti aiutarmi, sentiamo? Sei un'umano come me.» Insinuò William incrociando le braccia al petto in segno di sfida.

«Ed è qui che ti sbagli.» Parlò il biondo. «Credevo ci fossi arrivato, ma evidentemente no. Sono un vampiro. Posso leggerti nel pensiero.» William si spaventò dopo le sue parole, e rimase sulla difensiva.

«Ho già avuto a che fare con quelli come te. Non hanno mai portato a nulla di buono.» Sibilò acido William ricordando tutti i momenti più brutti degli ultimi mesi.

«Io non ti porterò lontano da Abigail, anzi voglio aiutarti a ritrovarla. Ma ho bisogno che tu mi dia qualcosa.» William ci pensò per un po' e preferì chiedere di cosa si trattava.

«Vale a dire?»

«Ti aiuterò a far fuggire Abigail e ad uccidere il re, ma in cambio voglio la tua vita.»

«Cosa?» Non riusciva a comprendere il senso della frase.

«L'unico modo per poter uccidere il re è giocare sporco quanto lui. Perciò devo trasformarti in uno di noi.» William non voleva dover accettare. Odiava quelli della specie di Zayn e quindi non sarebbe mai diventato uno di loro.

«No, mai!» Scattò per poi muovere dei passi e allontanarsi, ma la voce del vampiro lo fermò.

«Allora puoi dire addio ad Abigail. Scommetto che ora si starà divertendo con il re.» Insinuò ridacchiando.

William rimase fermo sul posto con una grande decisione sulle spalle: essere ciò che odiava di più al mondo, o lasciare Abigail?

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