32•capitolo -quello che eravamo-

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Serena:

In pochi giorni è cambiato tutto. Juan si è ripresentato nella mia vita come fosse niente, Lorenzo si è scoperto essere un bugiardo. Ed è per questo che mi sento confusa e ho bisogno di stare da sola.
All'università quando sono con la mia amica cerco di spostare il discorso verso i suoi problemi con Luca, anche se al momento sembrano non essercene e finalmente si sta godendo il suo rapporto con lui. E, quando mi parla di Lorenzo, mi limito a dire che non c'è più niente. Che quello che c'era -se c'era qualcosa- è finito.
Tutto voglio, tranne che litigare con la mia migliore amica per il fratello. Con uno che non ha fatto altro che prendermi in giro e approfittarsi delle mie debolezze per farmi sua. Avrei dovuto capire che lui era troppo bello per essere vero, che dietro quel bravo ragazzo si nascondeva qualcuno che mi stava mentendo. Se non me l'avesse detto Tamara, lui non me l'avrebbe mai confessato e avrebbe continuato a farmi credere che lui non provasse niente.

Come se io invece potessi provare qualcosa per un ragazzino... pff. Non succederà mai.

"Vabbè quando ritornerai tra noi, me lo farai sapere, adesso vado da Luca!" La mia amica mi ridesta dai miei pensieri su Lorenzo, che lei non sa che mi stanno uccidendo, insieme a quelli su Juan visto che non faccio altro che pensarlo e mi chiedo se potrò mai tornare con lui e dimenticare tutto ciò che è stato. È vero che lo ha fatto per suo padre, lo capisco, ma avrebbe dovuto parlarmene. Invece, se n'è fregato di come potessi stare e mi ha lasciato lì, con la consapevolezza che tra noi fosse finita e con l'angoscia di aver perso la persona che amavo.

"Va bene, ci vediamo dopo!"

Sto per entrare dentro il campus anche io, quando mi sento osservata da dietro. E io non lo so perché, ma è come se la sentissi, ormai, la sua presenza. Percepissi degli occhi scuri che mi guardano come fossi qualcosa di bello. Solo dopo qualche istante mi giro, e le sue iridi sono calamitare sulle mie. Ha le mani conficcate nei Jeans, delle maniche corte che si stringono sulle sue braccia ampie. Ha una linea netta a formargli le labbra, i capelli scarmigliati, e posso notare anche se da questa distanza, delle occhiaie a contornargli gli occhi. Mi fissa senza mai fare un passo nella mia direzione; titubante è il suo sguardo che mi cerca, il mio cuore invece rischia di scapparmi dal petto per la velocità con cui è accelerato. Mi fa effetto vederlo lì, guardarlo e non poterlo toccare come ero abituata a fare.

Questa reazione significa qualcosa?

Perché si, lui mi manca, anche se sono passati solo due giorni, ma lui era diventata una presenza costante nella mia vita.
Non mi manca nello stesso modo in cui mi mancava Juan. Quest'ultimo mi faceva male ogni volta che lo pensavo, mi dilaniava il pensiero della sua perdita. Invece, quando penso a Lorenzo, so che mi manca la spensieratezza che mi metteva addosso nel momento in cui mi sorrideva, quando mi guardava e mi faceva sentire che non ero così male come avevo sempre pensato.

Lorenzo lo fa quel passo che accorcia le distanze tra noi per raggiungermi, mi fa mancare un battito nel sentirlo più vicino anche se di poco, ma non voglio vederlo, ne parlargli. Quello che dovevamo dirci ce lo siamo già detti, per questo motivo, gli volto le spalle facendogli capire chiaramente che non voglio stare in sua compagnia. Me ne vado, lasciandolo lì, sapendo che non mi seguirà. Non questa volta.

Finite tutte le lezioni, esco fuori dove ad attendermi c'è Matilde, la quale anche lei non sembra avere una bella cera.

"Oh, ciao, Matilde. Tutto bene?" Le domando, dato l'espressione sconvolta che ha in viso.

"Certo, benissimo!" Ma non mi convince il suo 'benissimo'. Non la conosco così bene, siamo solo amiche di università, nulla di più. Eppure so quanto lei possa essere orgogliosa nell'ammettere quello che sente. Capisco che qualcosa la turba.

White or Black #2 (Completa)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora