5•capitolo -delusioni-

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Nonostante sono passate poche ore, le parole di mia cognata me le sento rimbombare in testa e non c'è modo di mandarle via.

Mi metto nel letto, mi rilasso un po' la schiena e guardo il tetto bianco della mia stanza. E un po' mi ci sento tornata indietro nel tempo, mi rivedo in quella bambina che ogni qualvolta si sentiva sola, si stendeva nel suo letto, occhi sopra il cielo a cercare un qualche modo per farsi apprezzare da loro.

I miei genitori mi hanno sempre trattato come se fossi quella in più, e con questo peso addosso ci sono cresciuta tanto da sentirlo appiccicato addosso quel senso di sentirsi sempre minore degli altri.

Ma ora il dolore al petto, quel peso, lo sento ancora più forte. Mi rendo conto che le persone farebbero di tutto per ottenere i propri scopi; ed è quello che hanno fatto i miei genitori per rendermi la figlia perfetta che non sono mai stata, lo hanno fatto nel peggiore dei modi: allontanando Juan, che hanno sempre reputato sbagliato. Lo so che non posso dare la colpa solo a loro, anche lui ha accettato di prendere soldi in cambio e ha preferito beni materiali che me, ma non posso negare l'odio che sento montarmi dentro nel pensare a quanto hanno manipolato il mio rapporto con lui alle mie spalle. Il tradimento delle persone che ti dovrebbero amare incondizionatamente dalla nascita, fa più male di qualsiasi altro.
E mi sento così: tradita, presa a schiaffi nonostante le mani addosso non me le abbia messo nessuno.
E poi penso a lui, a Juan, a cosa ha accettato rinunciando a me.

Io per lui non ero abbastanza.

E forse avrei dovuto capirlo da prima che erano così che stavano le cose, ma un conto è capirlo, uno è accettarlo. E ora sono in fase di accettazione, o meglio, in fase di rabbia repressa verso una famiglia che non ce l'ha fatta a capire che lui era la mia felicità, e lui non ce l'ha fatta a rinunciare ai soldi per me. Eppure io ho rinunciato all'approvazione dei miei genitori per lui.

E me ne vorrei andare da qui, chiudermi la porta alle spalle e non voltarmi più, ma non posso e continuo a sopportare per lei, per Aurora. Per la mia piccola sorellina a cui voglio ancora raccontare le storie e voglio vederla sorridere mentre l'abbraccio.

Sbuffo frustrata mentre mi alzo e cerco di riprendere fiato, mi faccio una doccia e poi indosso un vestito di un verde intenso e trucco i miei occhi.

Indosso un paio di tacchi vertiginosi, mentre di sotto già percepisco il brusio della gente e capisco che gli invitati sono già arrivati. Mia madre e mio padre saranno furiosi nel non vedermi ancora scendere e assistere alle loro feste di cui non mi importa nulla. Soprattutto oggi, che è il compleanno di mio fratello.

Quando esco dalla mia stanza e metto i piedi fuori dal salone, in cui già è pieno di gente, molti sguardi sono puntati su di me essendo la figlia del padrone di questa casa. Mi guardano dalla testa in basso, forse cercano un mio difetto. Io alzo la testa, non sono abituata a chinarla, sorrido sornione e mostro a tutti che quello che ho io, per quanto lo stiano invidiando, non lo avranno mai.

E in realtà non sanno che non si perdono nulla e che sarei pronta a dare tutto quello che ho, se in cambio ricevessi quella libertà che tanto decanto di avere, ma che mi rendo conto di sentirmi sempre come se avessi le manette ai polsi.

"Ehi, ciao Sere!" Una ragazza che abita vicino a noi si avvicina, con un sorrisetto sfrontato dipinto in volto.

"Ciao, Paola!" Ricambio il sorriso.

"Come stai? Da tanto che non ci vediamo!" Mi fa notare. In realtà cosa le cambia a lei, dato che non siamo mai state grandi amiche. Ho sempre avuto il sospetto che a lei piacesse mio fratello, non sa però che a mio fratello piaceva qualcuno di più vicino a lei.

White or Black #2 (Completa)Where stories live. Discover now