Capitolo 95-Il primo calcio

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Una... due... continuava a ripetersi...

Non stava sognando. Non se lo era immaginato. Il cuore, che batteva forte, le stava confermando che c'era davvero, che quel calcio... No, che quei calci erano reali, vivi dentro di lei: il primo calcio lo aveva ignorato, gli altri non poteva perché scaturirono in lei un'emozione che la isolarono dalla paura, dal momento. Neanche lo sbandamento o il cadere a terra non le impedì di commuoversi, di lasciare che le lacrime le rigassero la faccia. 

Ciò non passò inosservato a Katrina, che cadde in ginocchio al suo fianco e volontariamente il braccio si frappose tra la pancia e il corpo della ragazza. Oh, quanto avrebbe voluto dirlo al suo cioccolatiere! Quanto avrebbe voluto che quel momento s'avverasse come lo aveva immaginato in completa solitudine: loro due, abbracciati dopo essersi dimostrati l'amore, con le mani sul pancione e improvvisamente più uniti perché il loro pasticcio si era fatto sentire.  

«Avrei tanto voluto che accadesse diversamente...»Biascicò, per nulla contenta di quella gravidanza vissuta male. 

«Troverete la vostra stabilità... Non mollare!»Le sorrise Katrina, che non era del tutto convinta di quel che diceva. 

E come faceva ad esserlo? Il cavaliere senza testa aveva preso quota, era vicino e il cioccol-agente se ne accorse: volse il capo per scrutarlo col terrore negli occhi e la spada sguainata che vide non gli consentì di ragionare. Neanche Theresa fu di parte, che, trepidante, sgattaiolò al suo fianco e fece per levargli le redini dalle mani. 

«COSA FAI?»La riprese lui. 

«LASCIAMI AIUTARTI!»Insistette Theresa. 

Dove trovava certe energie, per il cioccolatiere era sempre stato un mistero. Al che sopraggiunse anche Katrina con al seguito Masbeth, che s'accomodarono al suo fianco per incitarlo a non mollare, a non demordere. E allora si convinse: da solo non aveva molte speranze... 

«TIENI, PRENDI LE REDINI!»Disse a Katrina.

Mentre Katrina teneva saldamente le redini e Theresa seguiva ogni cosa con sguardo confuso, il cioccol-agente si fece coraggio e mantenne il fucile con man forte. Trepidante, si spinse fino al tettuccio traballante del mezzo spianato in corsa, nell'aria il vento tagliava il respiro. Dalla piccola lente dell'arma, mise a fuoco l'immagine scura di Temerario: il cavaliere senza testa non gli era in gruppo... 

Fu sufficiente abbassare di poco la testa, mentre il cuore batteva forte, per scrutarlo nel tentativo di salire a bordo della carrozza. Le sue mani coperte da spessi guanti di pelle nera sfiorarono il mezzo, il collo lacerato fu appena visibile attraverso il fucile... BOOM! Il Signor Wonka trattenne il respiro e colpì la minaccia, che perse l'equilibrio e si riverse al di sotto del mezzo. 

Ma quando pensi di aver risolto, di essere finalmente in salvo, ecco che qualcosa distrugge il momento di riflessione: il cioccolatiere rimase così attento nello scrutare i dintorni, che lasciò il proprio corpo comandarlo, ergendosi all'impiedi sul tettuccio della carrozza e restando di spalle, ignorando la vegetazione degli alberi di cui i rami erano bassi per la sua altezza. 

«ICHABOD!»Esclamò Katrina.

Casualmente aveva sollevato lo sguardo e all'occhio le era saltato un ramo basso... Track! Si infranse sulla nuca del cioccol-agente, che perse l'equilibrio e cadde dalla carrozza. Quando Theresa immerse il proprio sguardo apprensivo verso la propria sinistra, rimase sbigottita: il suo uomo, al contrario, stava in sella a Temerario. Aveva uno sguardo imbarazzato tanto quanto incredulo, ma da gioire o ridere c'era ben poco: il cavaliere non era caduto dalla carrozza, altresì era avvinghiato al ferro al di sotto del mezzo, che lo sbandierava a destra e manca tra le erbacce e gli arbusti spezzati. 

Willy Wonka||Johnny Depp (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora