40. NETWORK STALKING...MENDOZA

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Chloe perché il mondo gira? Oh, chi se ne importa fintanto questa mia scrivania è così invitante che potrei schiacciarci un pisolino...

Ed effettivamente fu quello che feci. Un pisolino. Un pisolino che durò la bellezza di qualche attimo, perché stando alle parole di Valente: 'Io non la pago per oziare, Rossi!'. E infatti poco dopo mi sentii strattonare una spalla e poi tutto il corpo mi si muoveva.

'...mamma dai...altri cinque minuti...' dissi nel sonno.

'...ssi?' Sentii una voce in lontananza e una mano che mi spingeva.

'...un altro po', tanto non devo andare a scuola...' dissi alla mia mamma.

'Si...sv...gli...bito!' La voce sembrava arrabbiata, ma questo letto era troppo comodo per alzarsi di già.

'Per favore mamma...'

'Non...s...no...sua...mma!' Disse la voce sembrando offesa.

'Mmmh...' Usai l'unica sillaba che riuscivo ad utilizzare.

Una spinta e mi ritrovai a terra. Sì. O ero caduta involontariamente, o qualcuno mi aveva spinto.

'Ouch!' Dissi mantenendomi un fianco e strofinandomi gli occhi. Poi focalizzai la persona che avevo davanti. 'Capo?'

'Vedo che le sono ritornati i sensi, Rossi. Da come vede, infatti, non sono sua madre.' Constatò lui guardandomi sul pavimento.

'Quale madre, Capo?' Non capivo di cosa stesse parlando.

'Poco fa lei-anzi no lasciamo perdere, d'altronde anche se glielo spiegassi, è una causa persa. Ora mi spieghi, perché invece di lavorare, stava oziando.'

'Ehi, io non sono una causa persa!' Dissi arrabbiata sempre sul pavimento.

'Rispetto, Rossi.'

'Al diavolo il rispetto! Lei mi ha appena chiamato "una causa persa"!'

'Non mi pare che mi sia sbagliato.' Aveva quella faccia da schiaffi.

'Uff! Ora mi dia una mano a rialzarmi!'

'Lei è perfettamente in grado di farlo da sola.'

'Antipatico!'

'Lo prendo come un complimento.'

Mi alzai dal pavimento, e mi risistemai.

'Cosa vuole Capo?' Dissi ancora con tono arrabbiato.

'Perché ha quelle occhiaie nere?' Disse puntando ai miei occhi.

'Non sono affari suoi!'

'Invece sì. Le ricordo che se non dorme bene, questo ricadrà sul suo lavoro e renderà scarse le sue prestazioni. Ora, Rossi, perché non riesce a dormire?'

Mi girai dall'altro lato. Io non gli dovevo delle spiegazioni. La colpa era sua.

'Rossi?' Disse toccandomi una spalla. Sentii una scossa dentro, tanto che mi scostai di colpo.

'Non mi tocchi!' Gli dissi alzando la voce.

'Cosa diavolo le prende?' Disse lui cambiando tono.

'Non voglio che mi tocchi.'

'Altre volte non è sembrato dispiacersene...'

'Ora sì invece.'

'Il motivo?'

'Lei.'

E dopo ciò silenzio.

Sì, quel famoso silenzio dove Valente stava per partorire qualcosa, ma non si sapeva cosa. Poteva essere una parola, una frase, un gesto, uno scatto. O dei passi. Verso di me. Ecco cosa aveva partorito quel silenzio. Si fermò a distanza di sicurezza, che consisteva a due centimetri da me. Con due dita alzò il mio mento per permettermi di guardarlo negli occhi.

'Ora mi dici qual è il tuo problema, Chloe, intesi?' Disse a bassa voce.

Lo guardai sfidandolo.

'Gliel'ho appena detto, o è diventato sordo, Capo? Nel caso glielo ripeto: Lei. È. Il. Mio. Problema.' Dissi scandendo ogni singola parola, non togliendogli lo sguardo di dosso.

'Sai cosa succede quando mi provochi, Chloe, e ora sei quasi arrivata al limite.'

'Non la sto provocando. Mi ha chiesto qualcosa per la seconda volta e le ho risposto, semplice. Poi se è diventato anche incapace di capire, allor-'

Non riuscii a finire, perché mi ritrovai catapultata al muro, con Valente che divorava le mie labbra. E se vi sto dicendo "divorando", era letteralmente così. I suoi baci erano solitamente forti, dominanti, ma mai così. Era come quando desideri una cosa che non puoi avere e vai di nascosto a prendertela. Ma stavolta se voleva giocare con me, non gliel'avrei permesso. Che si andasse a prendere la Mendoza. Era lì a braccia aperte d'altronde.

Gli diedi una spinta. Non una. Ma dopo disperati tentativi, perché avevo troppa poca forza per spostare una roccia simile, e poi perché il mio corpo e la mia bocca mi stavano tradendo acconsentendo a lui, lui se ne accorse e lasciò la presa. Respiravamo a fatica.

'Non ti piacciono più i miei baci, eh, Chloe?' Disse con voce rauca respirando affannosamente.

'Non è questo il mio problema.' Risposi altrettanto scossa.

'Allora spiegami.' Si stava ricomponendo.

'No, è lei che mi deve spiegare, Capo.' Sottolineai l'ultima parola, per fargli capire i nostri ruoli in azienda.

'Cosa devo spiegarle, Rossi?' Sottolineò anche lui l'ultima parola.

'Semplice. Lei e Monica Mendoza.' Dissi guardandolo fisso negli occhi.

E il suo sguardo spiegò più di molte parole.

My Boss - Il Mio Capo ✔ (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now