27. VIAGGIO...IN TOTALE CALMA

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Il giorno seguente alla buon'ora delle 5 del mattino, ero fuori all'azienda di Valente, e se vi state chiedendo se i trasporti pubblici funzionassero a quell'ora vi sorprenderò. Ebbene no. Dovetti chiamare un taxi e fidatevi che chiamare un taxi a Milano di notte, non è proprio l'esperienza più economica che possiate avere. Riuscii però nella mia impresa e cioè a stare per l'orario indicato da Valente. Effettivamente la richiesta era stata chiara: 'Rossi, alle 5 in punto. Non un minuto in più, non uno in meno.' E alla mia risposta: 'Sissignore! Ai suoi ordini Signore!' facendo anche il gesto dei soldati, mi guadagnai uno di quegli sguardi che tanto amavo.

Perciò fresca e pimpante attesi fuori alla struttura, perché effettivamente a quell'ora era chiusa. In realtà mi immaginavo già Testa Pelata n°2 alla hall, perché quasi avevo sospettato che lui era un tutt'uno con l'edificio e che quindi ci stesse dentro giorno e notte. I miei sospetti erano infondati, in quanto tutto era chiuso e dormiente.

Vagando nei miei pensieri e sola lì con la mia valigia, non mi accorsi di una cosa, e cioè che erano le 5:15 ed ero ancora sola. Sola. Con la mia valigia. Il che era totalmente strano. Valente non era mai in ritardo, neanche di un minuto. Iniziai a pensare a tutte le possibili cose che sarebbero potute essere accadute:

1. La sveglia non gli era suonata (cosa improbabile, perché secondo me la sveglia avrebbe suonato comunque dalla paura)

2. Non si sentiva bene (anche se una statua così solitamente non è fatto di carne ed ossa e consecutivamente non si ammalava)

3. Un incidente per strada (oddio! No non voglio pensare!)

4. Forse viveva con la sua mamma e lo stava imboccando perché il figlio deve fare una colazione abbondante (risi ad alta voce al solo pensiero)

5. Aveva posticipato l'appuntamento dimenticando di avvisarmi (se fosse così si poteva già scavare la sua fossa nel locale cimitero).

Ma nessuna di queste opzioni era quella giusta, no. Perché oramai erano le 6 e di Valente non c'era nemmeno l'ombra e quando presi il telefono per chiamarlo e dirgliene di tutti i colori mi accorsi di una cosa. Sì. Io non avevo il numero personale di cellulare del Signor Marco Valente.

Sconfitta mi sedetti sugli scalini dell'edificio attendendo ormai senza più speranze. Quando mi stavo per appisolare, qualcuno mi svegliò dallo stato di veglia in cui ero entrata.

'Rossi. Sono le 7. È in netto anticipo. Sono sorpreso.' Disse Mister provo-ad-essere-sarcastico-ma-non-fa-per-me. Alzai lo sguardo per guardarlo dritto negli occhi.

'Sta scherzando spero.' Dissi assonnata.

'Per niente Rossi. Cosa ci fa così presto qui?' Disse come se non sapesse nulla.

'Mi faccia pensare Capo. Sembra che una certa persona, di cui non faccio nome, mi abbia detto di essere qui alle 5. Non un minuto in più, non uno in meno. Le ricorda qualcosa?' Dissi imitando la sua voce.

'Mi sta dicendo che davvero è dalle 5 di questa mattina che è qui fuori?' Alzò un sopracciglio in segno di domanda. Vedendo me con altrettanto sopracciglio alzato, continuò. 'Rossi, non credevo che seguisse il mio comando alla lettera. Devo dire che sono alquanto sorpreso.' Poi con un sorriso malizioso aggiunse: 'Credo che le abbia fatto bene aspettare qui fuori. Sicuramente avrà avuto modo di riflettere sul suo comportamento.' E mi fece un occhiolino. Sì. Di nuovo un occhiolino.

Si dice che la pazienza ha un limite, giusto? Beh la mia era appena arrivata a quel livello.

'Maledetto...!!! Lei lo ha fatto apposta!! Lei mi ha fatto aspettare qui fuori appositamente per i suoi capricci!! Oddio, non ci posso credere!' Ormai le mie urla le aveva sentite tutta Milano.

My Boss - Il Mio Capo ✔ (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora