7. QUESTIONE DI... LETTERE

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Quarantacinque lettere.

Ebbene sì. Le contai. Erano ben quarantacinque lettere. Tutte simili tra loro. Rimasi a fissarle tanto di quel tempo che fu lo squillo del telefono a risvegliarmi dal mio stato di shock.

'Ehm... uhm... chi è?' Risposi timidamente dopo aver alzato la cornetta.

'...'

'C'è nessuno?' Provai ancora sentendo però solo silenzio.

'...'

'Forse ha sbagliato numero! Ritenti!' E misi giù la cornetta infastidita per aver perso altri minuti che mi sarebbero serviti per capire quale delle quarantacinque lettere era quella desiderata dal Capo dei Capi.

E il telefono squillò nuovamente.

'Senta se ho detto ritenti, non era per dirle ritenti di nuovo sul mio numero, ma ritenti nel chiamare la persona giusta!' Sbottai oramai sull'orlo della pazienza.

'Credevo che Guerrera fosse stato più giudizioso nello scegliere la sua segretaria.' Una voce profonda e molto conosciuta parlò dall'altro capo del telefono.

'Oh... uhm... Dott... uhm cioè... C-capo?' Bene, Chloe. Pensa alla mamma. Cosa avrebbe fatto la mamma? Sicuramente il contrario di quello che stai facendo tu!

'Difficoltà a trovare le parole giuste, scortesia, maleducazione, incapacità nello stabilire la sua posizione, impazienza, alterazione, non professionalità, lentezza, incapacità nello svolgere il suo lavoro... devo continuare a elencare i motivi per cui lei non è adatta al suo lavoro, Rossi?' Disse in tono freddo.

'Non è come pensa, Capo.' Risposi timidamente e leggermente offesa.

'Rossi, come si risponde a un telefono che non è privato, bensì appartiene a una segreteria?'

'Uhm... Pronto? Cioè, volevo dire: ufficio del Dottor Valente, parla Chloe Rossi, segretaria personale del Dottore?' Provai pronunciando man mano sempre più a bassa voce le parole.

'Vedo che del buon senso le è rimasto ancora. Solo la prima parte va bene. Eviti di pronunciare il suo nome, sicuramente inizierà col sentirsi più importante del necessario.' Il fumo iniziava a uscirmi dalle orecchie, ma evitai di controbattere per non aggiungere altro alla sua infinita lista di difetti che mi erano stati attribuiti. 'E Rossi, mi dica una cosa, è possibile che persone a caso chiamino nel suo ufficio?'

'Uhm... suppongo di no...'

'E questo perché...?'

Chloe ti sta trattando come una bambina se non te ne fossi accorta...

'Perché... è una segreteria privata?'

'Il suo intelletto mi sconvolge. Bene, Rossi. Quindi, chi la può chiamare in ufficio?' Chiese col suo solito tono monotono.

'Capo, credo sia chiaro...'

'No, Rossi. Mi risponda.'

'Uhm... o lei... o qualche collega...'

'Molto bene. Vedo che afferra subito. È un buon segno.'

'Guardi che non sono stupida.' Risposi stavolta facendogli capire che ero ormai offesa.

'Mi ha sentito dire questo?'

'No, ma-'

'Ecco. No. Ora... se qualcuno la chiama per errore, come si rivolgerà a codesta persona?'

'In modo gentile...'

'Quindi il contrario di come mi si è rivolta poc'anzi pensando che avessi sbagliato a chiamare. Ora, Rossi, tornando al motivo per cui l'avevo chiamata, e sottolineo non per sbaglio...' Si fermò facendo una pausa. Una lunga pausa. Non riuscii a trattenere le parole. Il silenzio mi stava soffocando.

My Boss - Il Mio Capo ✔ (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora