16. SENZA PAROLE

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Sapete qual è la sensazione che si prova quando fai una figuraccia davanti a cento persone e vorresti sparire dal mondo intero e magari essere mandata da sola su un altro pianeta? Bene, quella era l'occasione. Volevo sparire quando sentii la sua voce al citofono, volevo sparire quando aspettavo che salisse al mio piano e soprattutto volevo sparire quando bussò alla mia porta. Semplicemente non era possibile. Marco Valente non poteva essere qui. A casa mia. O solamente a casa di una sua impiegata. Bastava una chiamata sul tel- ah no non era possibile. Avevo staccato tutto. Brava Chloe, ma insomma mai mi sarei aspettata qualcosa del genere. Proprio no. Lui non era qui. Era frutto della mia immaginazione.

'Rossi apra questa cavolo di porta!' Disse sbattendo le mani alla porta. Bene, forse proprio non immaginazione. Qualcuno era davvero fuori la mia porta e non qualcuno qualunque. 'Rossi o la apre o gliela butto a terra!' E quel non-qualcuno-qualunque era anche molto arrabbiato e minacciava di danneggiare la mia porta. Chloe prendi provvedimenti.

CLICK

Sì, lo feci. Ebbi il coraggio di aprire la porta. Ci tenevo alla porta e non volevo spendere soldi in riparazioni. Una cosa, però, avevo trascurato. Non ero propriamente vestita, pettinata o truccata. Anzi, non ero affatto vestita, pettinata e truccata. Quindi la visione davanti ai suoi occhi non era la perfezione, bensì un corpo che somigliava a una donna. E se questi erano i suoi pensieri, dai suoi occhi non traspariva nulla. Che sorpresa.

Lui era lì, sul ciglio della porta, i suoi occhi che bruciavano su di me e la sua forma fisica perfetta. Beh bisogna ricordarlo sempre questo particolare. Valente era perfetto. Punto. Di certo essere sotto scrutinio non era bello, e non sotto uno scrutinio qualunque. Decisi di intervenire.

'Uhm...che bello vederla Capo! Un'eternità, non le sembra??' Provai a sdrammatizzare il momento, ottenendo però solo il suo sguardo omicida. 'Uhm...vuole entrare?'

Pausa e silenzio.

Mi feci allora da parte per dargli spazio in modo che potesse entrare. E lui lo fece. Sì, Mister Marco Valente entrò. A casa mia. Solo che non spostò il suo sguardo da me. Molto rassicurante. Intervenni nuovamente perché non era facile avere i suoi occhi addosso. Occhi neri che continuavano a guardarti non era poca cosa.

'Uhm, Capo... A cosa devo la sua visita?' Chiesi innocentemente.

'Tre. Giorni.' Furono le uniche sue due parole.

'Ah. Quello.' Risposi io con altrettante due parole. Anche perché, come potevo spiegargli il motivo della mia assenza? Era assurdo anche solo pensarlo.

'Tre. Giorni. Senza. Avvisare.' Oh bene, le parole sono quattro!

'Uhm...sì, riguardo a quello...uhm...le chiedo scusa Capo...' risposi a testa bassa. Anche perché cos'altro potevo dirgli? Ah, sa Capo, quattro giorni fa mi sono ubriacata fino a non capire nulla e tra l'altro il suo fidato collaboratore a.k.a. Luca Romano ha approfittato della situazione portandomi nel suo letto e passando la notte con me, ubriaca tra l'altro. Ah, e dimenticavo. Sono da allora sotto choc, dandomi tutta la colpa di questa cosa che è successa e rimuginando su di essa. E per sua informazione Capo, se mi sono ubriacata è probabilmente per colpa sua, anche se non lo ammetterò mai a me stessa. No. E comunque, com'è andata la sua serata con la mia migliore amica Sarah, di cui io non sono affatto gelosa?? Ecco, questo è ciò che avrei dovuto dirgli, ma che invece non potevo.

'Rossi,' disse avvicinandosi un po' troppo, e io iniziai ad indietreggiare. 'Ora lei mi dice dove è finita in questi tre giorni.' E camminò verso di me mentre io raggiunsi il muro. Ah le pareti di casa mia. Questo voleva dire che ero di nuovo intrappolata sotto lo sguardo e il corpo di Valente.

My Boss - Il Mio Capo ✔ (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora