18. IL CONFRONTO

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Lasciatevi dire che probabilmente gli ero mancata. Eh sì. Ma non come avrei voluto. Non che volevo diversamente, ma comunque. Diciamo che gli ero mancata sì, ma come impiegata, segretaria, e quel giorno lavorai per tutti e tre i giorni che ero mancata. Sì, Valente si assicurò che tutto il lavoro che mi ero persa, fosse svolto a dovere e soprattutto che fosse svolto tutto. E se vi dico tutto, vuol dire proprio tutto.

Alle 17 ero sfinita e stando alle parole di dio Valente: 'Se vuole essere pagata per i tre giorni di assenza, li deve recuperare oggi. Altrimenti faccia lei.' Davvero adorabile.

Mentre stavo per andarmene dall'ufficio di Valente, perché sì mi fece lavorare tutto il giorno nel suo ufficio per assicurarsi che davvero lavoravo e non perdevo tempo, mi fermò.

'Rossi, le ho dato il permesso di andare via?'

'La prego Capo, mi faccia fare una pausa! Le prometto che non mancherò più dal lavoro! Anche se avessi la febbre alta, l'influenza, la tubercolosi, verrò ugualmente, anche se fossi in fin di vita! Ma la prego basta...' Gli dissi in tono melodrammatico e fingendo pure qualche lacrima.

'Le sue doti artistiche stanno migliorando Rossi. Potrei raccomandarla per fare teatro. Ma se la fa sentire meglio, il suo lavoro è terminato per oggi.' Disse con nonchalance e con tono snervante e insopportabile.

'Ok! Allora se è tutto io andr-'

'Ho detto solo che il suo lavoro è finito, ma non che può andare. Attendi qualche minuto. Deve arrivare una persona e ho bisogno della sua presenza Rossi.' Disse guardando sempre il famoso foglio tra le sue mani.

'Oh...uhm...direi ok...'

'Non "direi" Rossi. "Deve". Glielo impongo io.'

'Ehi non sono un oggetto di cui può fare ciò che vuole!' Dissi offesa.

'Fino alle 18 è nel mio impiego Rossi. Quindi posso decidere ciò che deve fare. Non me lo faccia ripetere più. E riguardi il suo tono. Non sono suo fratello Rossi.' Eh no, Capo, questo lo so bene. Non farei determinati pensieri su di lei se fosse mio fratello.

Decisi allora di non rispondere, altrimenti gliene avrei dette quattro. L'attesa non durò a lungo, perché qualcuno alla porta bussò. Finalmente, così la facciamo finita.

'Venga dentro.' Fu la risposta calorosa di Valente.

La porta si aprì e qualcuno entrò. Mi sarei aspettata un imprenditore, un cliente milionario, Sarah, addirittura Testa Pelata n°2, ma mai la scena che era davanti ai miei occhi. Occhi che rimasero spalancati.

'Buongiorno Valente.' Quella voce e quella persona. Quella persona che era riuscita ad annullare gli ultimi giorni della mia vita.

'Romano. La stavamo aspettando. Si accomodi.' Valente fece gesto con la mano di accomodarsi sulla sedia accanto alla mia. E cosa strana, la sua voce stavolta sembrava davvero calorosa.

'A cosa devo questa chiamata?' Chiese Luca senza mai guardare nella mia direzione. Intanto io abbassai lo sguardo, anche perché sentivo gli occhi di Valente fissi su di me. Non sapevo cosa aveva in mente, ma di certo non qualcosa di buono. Me lo sentivo.

'Semplice Romano. Lei sa che la presente qui, Rossi, è mancata dal lavoro per tre giorni per cause sconosciute e senza avvisare.' Cosa cavolo c'entro io ora?? Questo proprio non mi piace.

'Uhm...così sembra Valente.' Rispose lui sembrando vero.

'Ecco. Lei mi conosce come una persona che lascia stare le cose così, senza indagare?'

'Non credo. No.' Questo proprio non mi sta piacendo. Che ha in mente??

'Ora, la Signorina Rossi qui, è conosciuta anch'ella come un tipo cocciuto, impertinente e alquanto segreto, non le qualità che a molti piacciono in una donna.' Ma che cav-

My Boss - Il Mio Capo ✔ (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora