Theresa annegò in quello sguardo blu così profondo da non riuscire più a risalire in superficie. Sinceramente, non volle neanche provarci. Si tuffò nelle sue braccia e gli strinse forte il collo, annusando l'odore dei suoi morbidi capelli cioccolatosi.

Il cioccolatiere la tenne stretta. Non la lasciò andare. Non glielo avrebbe permesso. L'orologio segnava mezzanotte e mezza. Era molto tardi, la loro finestra era l'unica illuminata in tutto il palazzo. Non si sentivano voci, nessuno rincasava dopo un lavoro notturno. Quindi decisero di mettersi in pigiama e andare a letto, anche se il cioccolatiere si era fatto un sonnellino durante il film.

Quando il buio li travolse e Theresa si acciambellò sul suo petto, il signor Wonka le disse: «Se ti fa sentire bene, allora origliami ogni volta che vorrai» Theresa lo guardò. «Al telefono era Shayla Winters, la direttrice del supermercato dietro l'angolo dove facciamo la spesa e pasticciamo coi carrelli correndo qua e là come fossimo su una pista.

«La signora Winters ha firmato un contratto col mio negozio affinché possa vendere i miei nuovi dolci nella sua attività. Sfortunatamente, però, ci sono di mezzo dei contrattempi e questo ha comportato alle chiamate che tu stessa hai origliato. E comunque non capisco il perché di questo tuo comportamento: se volevo nasconderti qualcosa, non pensi mi sarei rifugiato nel sottoscala oppure avrei parlato al telefono mentre dormi?»

«Cosa vuoi sentirti dire, che mi dispiace?» Theresa si poggiò sul gomito.

«No, ma che sei gelosa» la derise il cioccolatiere.

Theresa sorrise imbarazzata e poi si nascose sotto le coperte, rimanendo al suo fianco. A quel punto, il cioccolatiere le disse che d'ora in avanti doveva sempre ascoltarlo e non gli importava se lei ribatteva che tutto ciò fosse sbagliato: doveva farlo. Non ammetteva repliche.

«E la tua privacy?»

«Con te non esiste. Questa ne è la prova!»

Il cioccolatiere scorreggiò.

«Oh, mio Dio! Signor Wonka!» si scandalizzò Theresa.

«Ma cosa vuoi? Solo perché sono il signor Wonka mica significa che io non debba scorreggiare?!»

Theresa si stese al suo fianco, ridendo. Il cioccolatiere la osservò attraverso la scia luminosa della luna che penetrava dalla finestra, beandosi di quella pura emozione che ella gli stava involontariamente trasmettendo.

Ma fu l'unica volta in cui Theresa lo sentì scorreggiare.

«Origliami!» le sussurrò ancora il cioccolatiere. «E se non mi vedi tornare, allora vienimi a cercare!»


Fine flashback


Theresa non origliò mai più. Non ebbe mai il coraggio di farlo, piuttosto si fidò di lui e gli credette sulla parola ogni volta che le parlava dei suoi contratti lavorativi. Eppure quella sera qualcosa contraddisse le sue convinzione, che la spinsero a raggiungere una porta di legno semichiusa.

All'interno c'era un'angusta cucina, con un lungo tavolo al centro, un camino adiacente a una parete rocciosa, vari soprammobili in legno e una finestra. Nella stanza si udivano due voci: una maschile e una femminile; quella di Lady Van Tassel e quella del cioccol-agente. Stavano parlando di qualcosa, ma Theresa ignorò cosa perché aveva fiducia in lui, quindi perché rimanere ad ascoltarli?

Era propensa a tornare in camera e chiedergli scusa, eppure eccola di nuovo curva vicino alla porta all'udire del suo uomo che chiedeva di Katrina...

«Katrina non scenderà» disse Lady Van Tassel, trafficando con difficoltà con una pentola in peltro che tolse da fuoco per appoggiarla sul tavolo.

«Non ha... detto nulla?» le domandò il cioccolatiere.

«Soltanto che non scenderà» tagliò a corto Lady Van Tassel.

«Capisco» concluse il signor Wonka. «Grazie!»

Si voltò di spalle perché intenzionato ad andarsene dalla cucina e tornare in camera, ma Lady Van Tassel non aveva concluso con lui.

«Agente!» lo chiamò e il cioccolatiere la guardò. «Non mi avete ancora chiesto come mi sono fatta male alla mano, il che sarebbe stato gentile» disse, avanzando lentamente verso il falso agente slegando la fasciatura che aveva sulla nano per mostrargli la ferita. «In effetti siete stato ben attento a non guardarla e a non parlarne.»

Mostrò al cioccol-agente quel tremendo taglio che aveva al centro della mano.

«Sì, sì!» trepidò il cioccol-agente. «Mi rincresce, come vi siete...?»

«Lo so che mi avete vista» disse la donna.. «So che mi avete seguita ieri notte e dovete promettermi di non dire nulla a mio marito. PROMETTETELO!»

Prima ancora che egli potesse rispondere, arrivò in suo aiuto Baltus Van Tassel, trascinandosi dietro una fredda scia di fermento perché il paesino stava cospirando contro l'angente Crane (Wonka) e la sua assistente.

«TERRORE! ORRORE UNITO ALLA TRAGEDIA! HARDENBROOK È MORTO!»Esclamò, trafficando sul tavolo in cerca di un bicchiere con cui dissetarsi.

«Oh, no! Quell'innocuo vecchietto?» si finse dispiaciuta Lady Van Tassel.

«Si è impiccato stanotte» disse suo marito.

«Si è impaccato?» esclamò il cioccolatiere: qualcosa non tornava...

«Il reverendo Steenwyck ha indotto un'assemblea in chiesa. Ogni uomo, donna o bambino si pronuncerà contro di voi. Se siete saggio, lasciate questo posto.»

Prima di poter rispondere, il signor Van Tassel concentrò i propri pensieri apprensivi sulla ferita di sua moglie, la quale mentì spudoratamente dicendogli di essere stata distratta col coltello da cucina; aggiunse che avrebbe fasciato, più tardi, la ferita con dei fiori curativi.

Poiché nessuno si stava preoccupando di lui, il cioccol-agente si avvicinò alla porta, la spostò di lato e si trovò di fronte agli occhi lacrimanti di Theresa.  

Progressi abito Cinderella

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Willy Wonka||Johnny Depp (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora