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Scusate l'aassenza. Ho avuto dei problemi con la connessione internet. Vi ripago subito pubblicando più di un capitolo oggi!! Vi adoro! Grazie per esserci sempre!

Alla fine neanche il filetto di pollo si è rivelato un granché; per quanto possa giudicarlo avendone mangiato appena un terzo.
In questi giorni il livello del mio appetito è sotto zero. Non mi va proprio. Mi sento come un morto che cammina, perché in fondo è così che sono dal punto di vista emotivo: morto.
Dopo la cena mi fermo a chiedere per il dosaggio dei medicinali -potrei perderne il conto, e tra tutti quegli antidepressivi credo dormirò per giorni interi.
Poi filo subito a letto, dove mi aspetta un'ennesima notte insonne. È la prima notte qua dentro, la prima di non so quante..
Ovviamente il braccio fa ancora male, e la ferita è fresca e aperta. Ma anche se esco di qui cosa faccio?
Dovrei trovare un metodo più efficace per andarmene, o sarò costretto a tornare qua dentro o, peggio, a stare là fuori col resto del mondo.
Riesco ad addormentarmi quando le luci sono già accese, e sono costretto a svegliarmi poco dopo.
Mi stropiccio gli occhi cercando di far funzionare i neuroni, accorgendomi che qualcuno mi sta rivolgendo la parola.
«Buongiorno. Come va?» l'infermiere dell'altra volta mi cambia la flebo, guardandomi con un sorriso.
«Volevo lasciarti dormire, ma sono già le 11 e devo cambiarti la fasciatura» dice indicandomi il braccio.
Mi metto seduto, sistemando il cuscino dietro la schiena, ed allungo il braccio verso di lui.
Srotola le bende inzuppate di sangue e le posa su un carello.
È la prima volta che riesco a vedere chiaramente la ferita. Forse se fosse stata più profonda sarei riuscito nel mio obbiettivo..
Il sangue secco è attaccato alla pelle intorno al taglio, il quale ogni tanto sanguina ancora.
L'infermiere lo pulisce e disinfetta e, dopo aver preso delle garze pulite dal carrello, me le avvolge intorno al braccio.
«Ecco fatto» esclama afferrando il carrello e dirigendosi verso l'uscita.
Io, ancora un po' assonnato, lo fermo porgendogli una domanda alla quale, in realtà, non volevo assolutamente una risposta e alla quale la mia reazione sarebbe stata assolutamente indifferente.
«Quando mi fanno uscire?»
Lui sospira e si avvicina al letto stringendo i denti.
«Hai combinato un bel casino e perso molto sangue. Ti hanno salvato per miracolo» potevano anche lasciarmi lì «Potresti avere qualche problema di circolazione per un po', e aggiungendo i farmaci credo avrai parecchi giramenti di testa. In più potresti avere ricadute dal punto di vista emotivo, dunque credo che starai qua dentro ancora per un po'» mi da una pacca sulla spalla e si congeda trascinandosi dietro il carrello.
Sento un sospiro alla mia destra.
«Eh già, ti aspetta un lungo periodo qua dentro»
Sbuffo e poi scoppio in una risata.
Lei mi guarda storto.
«Perché ridi?»
Mi volto verso di lei e la guardo dentro gli occhi di un colore verde chiaro.
«Per non piangere.»
Torno serio e inizio a fissare un punto casuale della stanza, con un sorriso che mi si spegne in volto.
Passano pochi minuti prima che un gruppo di persone conosciute entri nella stanza a salutarmi: mia madre, Donald, Jess e Derek. Wow.
«Ethan!» la bionda mi salta al collo urlando.
Le sorrido, e lancio un'occhiata a Marissa. Come se volessi trasmetterle tutto il mio dolore nel fingere di stare bene davanti a loro.
«Ciao. Come stai?» chiede mia madre stampandomi un bacio sulla fronte.
«Meglio» alzo le spalle. Non ci credo nemmeno io.
«Ehi» Derek mi tira una pacca sulla spalla. «Pensi di poter sparire così?» sorride. Poi mette un braccio in vita a Jess.
Li guardo aggrottando le sopracciglia.
Donald mi accenna un sorriso, ma sembra forzato.
«Posso restare un attimo da solo con Jess?» chiedo.
Acconsentono e in pochi secondi siamo soli.
«Allora, con Derek?»
«Cosa? Come hai fatto?»
Sorrido mentre lei si copre la faccia.
Io non posso fare a meno di non pensare a Shane.
«State bene insieme»
«Grazie..» sorride ma torna subito seria.
«Tu come stai?» chiede afferrandomi una spalla.
«Come vuoi che stia?» alzo le spalle.
«Davvero volevi farla finita?»
«Si..» stringe la presa.
Parliamo ancora qualche minuto.
Per un po' mi sembra che sia tutto normale, come fossi a casa a passare uno dei tanti pomeriggi con lei.
«Credo che dovresti parlargli..» si riferisce a Shane.
La guardo storto.
«Vedo come sta. Si sente in colpa per davvero. Dagli almeno l'occasione di chiarirsi..»
«Che si fotta. Non voglio nemmeno sapere se esiste»

Quando tutti se ne vanno, Marissa si siede accanto a me.
«Però! C'è un sacco di gente che ti vuole bene..» esclama sorpresa.
«Tutti sono bravi a mostrarsi gentili. Poi sono i fatti che contano»
«Cosa intendi?»
«Per esempio, quel signore che hai visto poco fa credo mi detesti»
«Tuo padre?» domanda mettendosi in ginocchio.
«Cosa? No. Mio padre è scappato di casa con un'altra donna, quando io avevo pochi anni.»
Lei boccheggia e sposta lo sguardo.
«Mi dispiace..»
Alzo le spalle. «Non ricordo molto di lui..»
Mi mette una mano sulla spalla e mi rivolge un sorriso compassionevole. Poi tenta di distrarmi elencandomi il menù del giorno.

Stavolta opto per un primo, ma dopo qualche maccherone, mi è già passata la voglia; e in più, dopo aver visto Jess e Derek insieme, il ricordo di Shane è incombente nella mia mente.
«Non mangi più?» chiede Marissa mentre divora il suo pasto.
Scuoto il capo e allontano il piatto, per poi perdermi di nuovo nei miei pensieri.
Lei fa una smorfia incuriosita, ma non osa chiedermi niente.
Vedo passare una signora con indosso un cappellino molto simile a quella seduta in metro quel giorno in cui, insieme a Shane, ho saltato scuola e.. E poi ricordo del bacio, del mio vagone, della nostra prima volta..ed è lì che sembra crollare tutto. Mi viene da piangere, di nuovo. Sono giorni che va avanti questa storia. Non posso andare avanti così.
«Scusa, non mi sento tanto bene..» mi alzo di scatto e vado in fretta verso i bagni, dove mi chiudo in uno di essi e scoppio in lacrime.
Inizio a prendere le pareti a pugni e ad urlare. Sono incazzato. E non so più nemmeno con chi. Forse un po' con tutti.
Sbatto contro la porta finché le nocche delle mani non iniziano a diventare violacee.

If They Knew The Pain  [#wattys 2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora