8.

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Giorno 4.

Stanotte non ho chiuso occhio.

Continuo a sentirmi strano, come fossi agitato per qualcosa. Ma la scuola non c'entra stavolta. Non capisco cosa mi smuova tanto.

Mi alzo prima che suoni la sveglia. Mia mamma dorme ancora. Vorrei fare colazione ma ho lo stomaco in subbuglio.

Lascio un biglietto sulla porta del frigo ed esco di casa in anticipo.

Cammino, lasciando che il cinguettio degli uccellini e il sole che tramonta mi riscaldino.

Raggiungo la casa di Jess e rimango ad aspettarla accendendomi una sigaretta.

Quando scende e mi vede il suo volto si colora di stupore.

"Tu cosa ci fai qui a quest'ora?" domanda, estraendo dalla borsa le chiavi della macchina.

"Non riuscivo a dormire e ho fatto due passi" rispondo guardandomi i piedi.

Lei sospira. "Dai, vieni. Ti accompagno" dice incamminandosi verso la sua auto.

La sua guida è più brusca di quella di Shane.

Ancora non mi spiego la reazione che ha avuto ieri.

Stamattina varco il cancello distratto, ma sento una mano afferrarmi il braccio.

Rabbrividisco e mi volto di scatto.

Il ragazzo nuovo mi guarda con un' espressione incerta e gli occhi che slittano a destra e sinistra.

"Posso parlarti?" chiede, mantenendo la presa sul mio braccio. Non è mai stato così vicino a me.

Deglutisco. Non so proprio cosa aspettarmi da questa persona. 

Annuisco e lo seguo fuori dall'istituto.

Il cortile si svuota. Credo proprio che farò tardi un'altra volta.

Mi molla con le spalle contro la ringhiera e resta dritto di fronte a me.

"Senti, mi dispiace per ieri...ma è un argomento delicato per me." parla nervosamente e continua  a passarsi una mano sul collo.

"Questa è già la seconda volta che mi chiedi scusa da quando ti conosco..." affermo, appoggiandomi alla ringhiera ed incrociando le braccia.

"Se vieni con me ti spiego tutto" ribatte guardandomi. 

Esito per qualche secondo, poi sorrido.

"Mi stai chiedendo di marinare la scuola con te?"

Lui alza le spalle e accenna un sorriso.

Sospiro. "Okay. Però decido io dove andare."

Lui acconsente e ci incamminiamo verso la sua auto.

Gli indico la strada fino ad un parcheggio piuttosto grande e poi proseguiamo a piedi.

"Dove stiamo andando? Non c'è niente qui!" si lamenta, mentre ci addentriamo nel verde.

Dopo qualche minuto raggiungiamo un vagone abbandonato su delle vecchie rotaie arrugginite. L'ho scoperto con Jess qualche anno fa ed ogni tanto ci ritorno quando voglio stare un po' da solo. Dentro ci sono scatoloni pieni di coperte, qualche vestito ed un materasso. Ho messo una coperta sull'entrata per ripararmi dal freddo e vi ho nascosto qualcosa da bere.

Io ci entro. Lui mi guarda incredulo.

"Dai, vieni!" lo incito.

Non so per quale motivo mi sia sentito di portarlo qui. Però voglio cercare di conoscerlo, capirlo, aiutarlo. Sento che abbiamo qualcosa in comune e voglio capire cosa sia.

Pesco da uno scatole una bottiglia di sambuca e gliela porgo quando entra.

Lui la afferra titubante e si siede in terra. Lo raggiungo.

"Allora?" chiedo, curioso di sentire le sue spiegazioni.

Lui boccheggia. Sembra in imbarazzo adesso. Si porta la bottiglia alle labbra e sorseggia un goccio di liquido trasparente. Poi strizza gli occhi e tossisce.

Mi viene da ridere.

Lui sposta lo sguardo verso fuori, evitando il mio. Beve un altro goccio.

"Non è facile" afferma con una risatina amara e scuotendo la testa.

"Non hai cambiato scuola solo per il lavoro di tuo padre, vero?" domando dopo un po', cercando di spronarlo a parlare.

Credo lui abbia capito la mia allusione alle voci che stanno circolando a scuola, infatti abbassa lo sguardo, posa la bottiglia ed inizia a grattarsi le mani nervosamente.

Poi scuote la testa e si passa le mani sulla faccia.

Non voglio forzarlo a parlare di qualcosa che non si sente di affrontare. Prendo la bottiglia e la alzo in aria. 

"Agli stronzi!" esclamo e me la porto alle labbra, ingurgitandone un sorso lungo.

Lui mi sorride.

Forse è questo che abbiamo in comune. Questa sofferenza, questo senso di inadeguatezza verso il resto del mondo. Eppure in questo momento che siamo da soli non mi sento per nulla inadeguato, anzi, mi sento un po' meglio e riesco quasi a dimenticarmi tutte quelle sensazioni negative che mi hanno tormentato ultimamente.





If They Knew The Pain  [#wattys 2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora