22.

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Alla fine ho deciso di restare a dormire da Shane. Dopo il film si è fatto tardi e non mi andava di tornare a casa.

Fortunatamente al nostro risveglio sua madre dorme ancora e suo padre è già uscito di casa.

Ho scoperto che Shane se la cava piuttosto bene in cucina. Stamattina ha preparato i pancake e, nonostante avessi lo stomaco chiuso, li ho divorati.

È stato un bel momento, caratterizzato da una certa intimità che a casa mi manca.

Usciamo di casa e raggiungiamo la sua auto, ma la parcheggiamo abbastanza distante da scuola.

Non sono pronto a farmi vedere ad arrivare a scuola insieme a lui.

Gli chiedo di entrare da solo per stavolta. Lui acconsente con la scusa di spostare la macchina in un posto più vicino per riprenderla più tardi.

Quando entro intravedo Jess davanti al suo armadietto mentre chiacchiera con una ragazza con cui l'ho già vista un paio di volte.

Vorrei aspettare che se ne vada ma è più imbarazzante rimanere in piedi in mezzo al corridoio come un coglione, quindi mi dirigo verso la loro direzione.

A metà strada però vengo fermato da una presa stretta sulla spalla.
Mi volto di scatto, allarmato. 

Alexander.

"Ma buongiorno!" esclama con la sua voce fastidiosa, mentre spalanca gli occhi e incrocia le braccia al petto.

"Che vuoi?" alzo gli occhi al cielo.

Intanto un gruppo di ragazzi si avvicina, accostandosi alle sue spalle.

"Vedo che te la spassi col tuo nuovo amichetto" commenta facendo le virgolette con le dita quando pronuncia l'ultima parola.

Lo guardo storto mentre i suoi compagni si lasciano scappare qualche risatina.

Ma lui come fa a saperlo?

"Ma di cosa stai parlando?!" mi scaldo, cercando di nascondere l'angoscia.

Lui ride.

"Dai, pensi che non mi sia accorto che stai sempre con quel frocio?"

Io resto spiazzato dalla sua affermazione così diretta e svelante.

"Allora, te l'ha già messo nel culo?" chiede ridendo e battendo il cinque a uno dei suoi amici, mente parte una risata generale.

Iniziò a scaldarmi ma cerco di mantenere la calma, nonostante il dolore provocato dalle sue parole.

"Gliel'hai già succhiato, eh?" continua, con quella punta di disprezzo nella voce.

Stringo i pugni, fissando la sua faccia compiaciuta. Poi mi volto dandogli le spalle e, spintonando uno di loro, mi allontano dal gruppo a passo svelto.

"Ehi, frocetto! Dai, ci stavamo divertendo!" urla Alexander ridendo.

Gli studenti che passano cominciano a voltarsi e a fermarsi incuriositi.

Stavolta mi volto di scatto e corro nella sua direzione. Tento di sferrargli un pugno, ma gli sfioro a malapena la mascella.

Un paio dei ragazzi mi afferrano per le braccia e mi tengono fermo mentre io mi dimeno cercando di colpirlo di nuovo.

Ormai tutti gli studenti presenti si sono avvicinati a guardare la scena.

"Ma che cazzo fai?!" sbraita, cambiando completamente espressione.

Uno dei due ragazzi mi sferra un pugno dritto sul labbro, mentre l'altro mi spintona facendomi cadere a terra.

Alexander si avvicina con un ghigno, seguito da un altro ragazzo.

Mi pulisco il labbro sanguinante con la manica della felpa e mi alzo camminando nella sua direzione.

Riesco a prenderlo per il collo della maglia, ma lui mi spinge per poi colpirmi sul naso.

"Oh, che paura!" commenta ironico  ridacchiando.

Poi si volta a guardarmi, con un'espressione piuttosto seria.

"Adesso levati dal cazzo, se non vuoi essere pestato seriamente."

Lo guardo con tutto il disprezzo che ho in corpo e mi rialzo correndo verso i bagni.

Mi chiudo dentro uno di essi e provo con tutto me stesso a non piangere, ma accascio a terra e appoggio la testa sulle ginocchia iniziando a singhiozzare.

"Ethan!" mi sento chiamare.

"Ethan, sei qui?"

Riconosco la voce di Shane.

Bussa a diverse porte, finché non trova quella del bagno in cui sono chiuso io. Si appoggia alla porta.

"Ethan, sei tu?" domanda con una voce dolce e rassicurante.

"Cos'è successo? Ho visto Jess. Era preoccupatissima. E c'erano un sacco di ragazzi scossi in corridoio."

Questa volta la sua voce lascia trasparire tutta la sua preoccupazione.

Continuo a piangere incapace di parlare, tantomeno raccontare l'accaduto.

Shane si siede in terra e fa passare una mano sotto la porta, cercando di raggiungere la mia.

Io la afferro titubante e tremante.

"Ti va di parlarne?" domanda accarezzandomi il dorso della mano.

"Non ora" rispondo con un filo di voce.

Sospira.

"Dai, apri la porta" dice alzandosi in piedi easciandomi la mano.

Dopo pochi secondi mi decido a d alzarmi e a sbloccare la serratura.

Lo guardo con gli occhi lucidi e le guance bagnate, cercando di non scoppiare in un pianto rumoroso.

Lui allunga le braccia e mi stringe contro di sé mentre comincia ad  accarezzarmi i capelli.

"Lo sanno tutti" riesco a dire dopo un po'.

Lui resta in silenzio per qualche secondo.

"Ma cosa stai dicendo?" domanda.

Mi ritiro dal suo abbraccio, allontandomi.

"Sto dicendo che forse è meglio finirla qua."

If They Knew The Pain  [#wattys 2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora