If They Knew The Pain [#wattys 2018]

4.

2° giorno:

Ho deciso di tornare a scuola. Forse mia madre su una cosa ha ragione: stare a casa non mi fa bene, soprattutto se nei paraggi c'è quell'energumeno del suo compagno. 

Quando Shane entra in classe lo scruto dalla testa ai piedi. Ha lo sguardo perso, come se stesse cercando qualcosa o qualcuno. Incrocio il suo sguardo. Oggi ha gli occhi gonfi e rossi, come avesse pianto per ore. Se avesse passato le stesse cose a cui sono andato incontro io? Se stesse affrontando la mia stessa situazione? Forse è per questo che ieri mi sono sentito in quel modo.

"Sono contenta che tu sia qui anche oggi" afferma Jess dopo essersi seduta accanto a me.

Le sorrido e mi distraggo dalle mie riflessioni.

"La vuoi sapere una cosa?" domanda poi.

"Cosa?" guardo altrove, inizialmente poco interessato.

Si avvicina al mio volto, chinandosi in avanti col busto. "Ho sentito dire che sia gay" sussurra, abbassando notevolmente il tono di voce.

"Di chi stai parlando?" mi volto verso di lei confuso.

Lei si guarda intorno, poi torna rivolgersi a me.

"Shane."

Resto a fissarla stupito per un tempo indeterminabile. Mi sento più confuso e interessato alla questione del previsto.

"Ma tu come fai a saperlo? Qui non lo conosce ancora nessuno." affermo, cercando di convincere me stesso più che chiunque altro che non sia così.

"Ricordi che ti ho raccontato di averlo visto ad una festa? Quindi è città da un po' e qualcuno lo conosce. Poi siamo al liceo, le notizie viaggiano." afferma, soddisfatta.

Io mi limito ad annuire e distolgo lo sguardo, fingendo di concentrarmi su altro.

Se fosse come dice lei cambierebbe tutto.

Forse non mi ha guardato per solidarietà. Se mi avesse guardato per un altro tipo di interesse? Non ci sarebbe quell'intesa che mi stava illusoriamente confortando. Sarei di nuovo solo, senza qualcuno che possa capirmi veramente. Mi sento disorientato.

Istintivamente mi volto verso di lui.

Ha lo sguardo basso. Sembra che voglia evitare gli occhi di tutti gli altri.

Se davvero stesse circolando questa voce? L'avranno già preso di mira? Ci sono persone così crudeli in questo posto. Ho di nuovo voglia di scappare da qui.

Quando suona la campanella della ricreazione mi precipito fuori dalla classe e mi dirigo verso il bagno. Ho bisogno di stare solo per un po'. Entro dentro uno dei bagni , chiudendo la porta e mi siedo in terra con la testa appoggiata al muro. 

Sento un ronzio di voci avvicinarsi. Un gruppo di ragazzi sta entrando in bagno. Qualcuno ride, qualcun altro urla. All'inizio mi sembra tutto normale, poi riesco a percepire le loro parole. Stanno insultando qualcuno.

"Frocio!" "Checca!" "Sfigato". Parole aspre come queste escono dalle loro bocche.

Avverto qualcosa sbattere contro la porta del bagno in cui sono e un gemito di dolore. Poi il silenzio. Se ne sono andati.

Mi prendo qualche minuto prima di uscire. Ho paura di incontrare quel tipo di persone. Sono consapevole di essere un bersaglio facile.

Quando apro la porta mi accorgo che c'è qualcun altro. Si alza di scatto e fa un balzo all'indietro.

Shane. Mi guarda stupito, come se si fosse accorto solo ora che ero lì anch'io. 

Richiudo la porta alle mie spalle.

"Stai bene?" chiedo con un filo di voce e tutto il coraggio che ho in corpo.

La sua espressione si trasforma. Sembra contrariato. Non risponde.

Mi guardo intorno imbarazzato. Cosa faccio? Me ne vado? Vorrei. Eppure non riesco a non provare compassione, oltre che ad una voglia irrefrenabile di aiutarlo.

Si volta, dandomi le spalle.

Io resto immobile. Non riesco ad allontanarmi. Mi sentirei in colpa, credo.

Lui mi guarda attraverso lo specchio. 

"Cosa vuoi?" sbraita, alzando la voce e aggrottando le sopracciglia.

Non mi muovo. Boccheggio, cercando le parole giuste da far uscire dalla mia bocca.

"Mi dispiace" dico, pentendomi immediatamente. 

Dalle sue labbra esce una risata amareggiata. 

"Questo non cambia nulla." Mi guarda di nuovo, poi si volta e si dilegua a passo svelto.