34.

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Mi alzo lentamente e mi dirigo verso di lui, trascinandolo in cucina.
Mi tremano le ginocchia, tanto che fatico a reggermi in piedi.
Asciugo le mani sudate sulla maglia, mentre mi mordo il labbro inferiore fino a sentire il sapore metallico del sangue sulla lingua.
Abbasso il capo respirando profondamente; provo a farmi forza e gli domando, con un filo di voce, di cosa vuole parlare, nonostante mi sembri ovvio.
«Ne abbiamo già parlato. Non voglio più che frequenti quel ragazzo» risponde mantenendo un'espressione seria ed autoritaria.
Tento di protestare ma mi zittisce alzando il tono della voce.
«E' l'ultimo avvertimento. Spero che la prossima volta che ne parleremo l'avrai già lasciato, se no puoi scordarti che io ti rivolga ancora la parola» mi fissa dritto negli occhi, quasi a volere aumentare il dolore della tortura che mi sta infliggendo.
«Svegliati Ethan. Prima che ti convinca ad avere accesso alle tue mutande» conclude per poi voltarsi e dirigersi verso l'uscita.
Lo fisso senza parole con gli occhi lucidi e ardenti e le labbra tremanti.
«L'ha già fatto..» riesco a sputare fuori con un filo di voce.
Donald torna a guardare nella mia direzione con gli occhi iniettati di rabbia e mi chiede di ripetere.
«Non mi ha convito con uno stupido lavaggio del cervello, ma mi sono innamorato.E non sprecare fiato perché sono già stato a letto con lui» lo fisso col respiro affannato, con le gambe tremanti dalla paura di ricevere una possibile punizione fisica.
Invece resta fermo a fissarmi, dritto dentro ai miei occhi, dritto dentro la mia anima che per tanto tempo mi sono ostinato a tenere nascosta.
«Non me l'aspettavo, non da te. Mi hai deluso, Ethan» mi guarda ancora qualche secondo prima di sparire.
Le mie caviglie non mi reggono più e in poco tempo mi ritrovo in terra con le mani a coprirmi il viso e le lacrime che tentano di uscire. No, non posso piangere. Non ora, non qui.
Shane corre nella mia direzione chinandosi verso di me e stringendomi tra le sue braccia.
«Sto bene» sussurro ricacciando indietro le lacrime ed alzandomi bruscamente, mollando la sua presa.
Forzo un sorriso enorme, quasi inquietante, e mi dirigo verso il frigo tirando fuori una lattina di birra e ingurgitandone un quarto in un unico sorso.
«Che la festa continui!» annuncio tornando in salotto e bevendo il resto della lattina lasciandola piena per metà.
«Allora, dov'eravamo rimasti? Ah, si: dobbiamo completare l'obbligo» mi dirigo verso Shane afferrandolo per la maglia ed avvicinando il suo volto al mio. Faccio scontrare le nostre labbra con violenza. Ma lui mi ferma.
«Ethan, sei sicuro di stare bene?» domanda accarezzandomi un braccio.
«Mai stato meglio» sorrido.
E' un ciclo che ricomincia ogni volta, ogni giorno. Soffro, piango, sto male, mi rialzo, sorrido, fingo e poi di nuovo da capo.
Mi dileguo dalla sua presa e faccio fuori quello che è rimasto da bere nella lattina.
«Continuiamo a giocare» propone Jess sospirando e forzando un'espressione serena.
«Shane, tocca a te» dice mentre torniamo tutti a sederci sul divano.
«Mh, Ethan»
«Credevo fossimo alleati. Che razza di fidanzato sei?!» dico ridendo ed appoggiando la testa sulla sua spalla.
«Comunque scelgo verità» tanto credo di essermi aperto già fin troppo, cosa non sanno già?
Mi accarezza un braccio stampandomi un bacio sulla fronte.
«Come stai, veramente?»
«Scherzi? Da quando funziona così il gioco?» sbotto spostando lo sguardo dal gruppo ed afferro una lattina precedentemente aperta bevendo un'altro sorso alcolico.
Lui sospira «Ethan, siamo solo preoccupati per te. Non fare finta di stare bene quando non è così» mi prende un mano ma io la ritiro subito alzandomi.
«Cosa cambia? Tanto ai vostri occhi fa lo stesso! Mia madre finge tanto di essere preoccupata ma potrei anche impiccarmi che non se ne accorgerebbe» Shane si alza a sua volta ed allunga un braccio verso di me ma io mi allontano «Come vuoi che stia?! Il mio patrigno mi odia! Io stesso ce l'ho con me per essermi innamorato di un ragazzo e per un sacco di altre cose. Ho un'ansia sociale che fatico a parlare col vicino di casa e una cazzo di depressione che mi sta divorando, ma va tutto bene!» urlo e le lacrime hanno preso posto sulle mie guance e sul mio collo scendendo senza sosta «Ogni fottuta sera vado a dormire sperando di non svegliarmi più, e il bisogno di farmi del male è tornato più forte che mai. Vorrei solo morire, ma va tutto fottutamente bene!» resto a fissarli uno ad uno in silenzio cercando di perforarli con lo sguardo, forse per farli sentire in colpa. Ma la responsabilità non è loro. Sono io che non ce la faccio più.

AN: grazie mille per le 6k letture!!

If They Knew The Pain  [#wattys 2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora