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Scusate un sacco il ritardo, ma ho avuto una specie di blocco. Ad un punto preciso del capitolo non riuscivo più ad andare avanti. Ma per me questa parte della storia è molto importante .Spero possiate perdonarmi e godervi la lettura.

Le giornate scorrono senza sosta, senza uno scopo ai miei occhi.
Mi sembra che tutto si sia sbriciolato ai miei piedi e che tutto ciò che consideravo importante sia scomparso nel nulla.
La musica a volume alto che esce dallo stereo sempre acceso è tornata ad accompagnare le giornate trascorse letteralmente chiuso in camera; dopo i primi giorni ho smesso di scendere anche solo per mangiare.
Nonostante non lo veda più il ricordo di tutti i momenti trascorsi insieme, la nostalgia della nostra relazione è sempre più insistente nel farsi spazio tra i miei pensieri, che ormai sembrano rivolti solo a quello.
Mi sto di nuovo allontanando da tutti. Mia madre -che ci ha rinunciato e ha smesso di ronzare davanti alla porta della mia camera-, Donald, Jess.. mi manca.. Ma sono troppo nervoso e triste per permetterle di passare del tempo insieme. E Shane..
Shane che non riesco a togliermi dalla testa.
Shane che è spuntato dal nulla.
Shane che mi ha stravolto la vita.
Shane che è stato l'unica persona in grado di capirmi e consolarmi.
Shane che ho amato con tutto me stesso.
Shane che, nonostante mi abbia distrutto, non riesco a dimenticare..
Le lacrime hanno ripreso a rigarmi le guance insistentemente e ogni secondo mi sembra di soffocare.
Mi sento imprigionato in un limbo di pensieri che mi schiacciano e mi divorano.
'And I'm tired of being all alone and this solitary moments makes me want to come back home' Fanculo.
Spengo lo stereo con un colpo secco della mano socchiusa; ed emetto un urlo soffocato liberando i singhiozzi.
Sento bussare alla porta e mi giro di scatto verso di essa, ma non rispondo.
«Ethan, ci sono visite» annuncia mia madre forzando un tono di voce allegro.
«Non voglio vedere nessuno!» urlo tirando un pugno alla porta.
«Ehi, sono solo io. Per favore..» riconosco la voce dolce e rassicurante di Jess.
Sospiro e apro la porta, nonostante il mio stato pietoso: sono ancora in mutande, i capelli sono talmente in disordine che mi si incastrano le dita quando li tocco, gli occhi gonfi, le occhiaie che solcano metà del mio volto scarnato, e le guance bagnate.
Jess mi salta subito al collo, stringendomi con forza in un abbraccio non del tutto ricambiato.
Da un lato mi rassicura, ma ciò di cui ho bisogno è altro..
Lei scoppia a piangere. «Perché hai smesso di farti sentire?! Mi hai fatto preoccupare..»
Non rispondo e sposto lo guardo.
Faccio cenno a mia madre di andarsene e chiudo la porta per poi buttarmi sul letto.
Mi rannicchio stringendo le lenzuola mentre Jess si siede sul materasso, vicino alle mie gambe.
«Oddio, quant'è che non cambi le lenzuola?!» si porta una mano vicino al naso tappandolo.
Continuo a fissare un punto a caso e inspiro beandomi di quel profumo chiudendo per un attimo gli occhi.
«Hanno il suo odore..» ribatto con un filo di voce.
Sospira. «Ethan, non puoi legarti tanto al passato. Devi lasciarlo andare..»
Strizzo gli occhi permettendo ad un paio di lacrime di rigarmi il volto.
«Non ci riesco..» sussurro.
Lei mi accarezza i capelli.

Riesce a convincermi a scendere a pranzare, nonostante il mio aspetto indecente.
«Come va?» domanda mia madre.
Alzo le spalle e mi siedo a tavola.
Non ho assolutamente fame, ne voglia di mangiare. Ma, sotto lo sguardo preoccupato di mia madre, decido di sforzarmi lo stesso.
Jess passa il pomeriggio da noi e, per un attimo mi sento leggermente meglio.
«Vuoi mettere un po' di musica?» domanda una volta in camera.
Annuisco.
Lei fruga tra la pila di CD accanto allo stereo, e ne prende uno che è da sempre il suo preferito.
«Stavi davvero ascoltando canzoni così allegre?» commenta ironicamente nell'estrarre il CD che prima si trovava nel lettore.
Alzo le spalle.
Scuote la testa e fa partire la musica, poi si siede sul letto accanto a me.
«Allora, che hai fatto in questi giorni?» domanda. Dal modo in cui lo dice sembra che sia stato in vacanza e che ora lei mi stia chiedendo come le ho trascorse.
«Tu?»
«Solito..» fa una pausa.
«Ethan..quando torni?» domanda. È assente.
Sospiro.
Non so nemmeno se uscirò più di casa, o se continuerò a vivere.
Il ritorno a scuola non è assolutamente nei piani.
«Non voglio vederlo» è tutto ciò che riesco a dire.
Lei si sofferma un attimo a pensare.
«Negli ultimi giorni non è venuto nemmeno lui..»
«Avrà preso un virus» ribatto freddo.
Scuote la testa. «L'ho visto in questi giorni..sta davvero male»
«Non mi importa, non gli perdonerò quello che ha fatto»
Lei resta in silenzio e mi afferra una mano.
Passiamo il resto della giornata ad ascoltare la musica e Jess torna a casa verso l'ora di cena.

«Ethan, scendi a mangiare?» domanda mia madre al di la della porta chiusa.
«Arrivo» rispondo aprendo la porta. Sul suo volto compare un sorriso.

«Allora, com'è andata con Jess?» chiede una volta a tavola.
«Bene» rimango freddo e cala il silenzio.
«Hai più sentito Shane?»
La voce di Donal riecheggia nella stanza vuota di parole.
Rabbrividisco e stringo i pugni.
«Possiamo non parlare di lui?»
Mi è passata la fame.
Durante la cena sentiamo bussare alla porta e mia madre si alza ad aprire.
«Ethan, è per te» dice voltandosi e aprendo maggiormente la porta.
Derek..
«Devo parlarti» sbotta entrando in casa ed avvicinandosi. Mi afferra per un polso, poi mi trascina di sopra.
Lo guardo scocciato.
«Se vuoi parlarmi di Shane, puoi anche andartene. Non voglio sentire più una parola sul suo conto»
«Ethan, lui ci sta davvero male per questo.. Riconosco quando mio cugino fa le cose tanto per o quando è serio. E questa volta è decisamente serio. Non capita spesso ma è innamorato. Non lasciartelo scappare»
Lo fisso. E mi mostro impassibile nonostante le sue parole mi feriscano.
Ora è Shane quello che soffre, è lui la vittima. Certo. Perché è lui che è stato pugnalato alle spalle. E lui che è stato ingannato dall'unica persona di cui si fidava.
Come no..
«Ciao Derek» rispondo freddo ed incrocio le braccia in attesa che se ne vada.
Sospira e si allontana, dirigendosi verso le scale; per un attimo si ferma e si volta
«Anche se non ti sembra, lui ti ama»
Mi volto incrociando il suo sguardo prima che lui se ne vada salutando educatamente.

Mi chiudo in camera sbattendo la porta e, piangendo, inizio a tirare calci a tutto ciò che mi ritrovo sotto al naso.
«Ethan..cos'è successo?» sento mia madre dall'altro lato della porta.
«Vattene via!» urlo e mi butto sul letto affondando la faccia nel cuscino.
Riprendo ad urlare stringendo le coperte tra le unghie.
Questo dolore mi sta distruggendo.
Passo ore a piangere nella stessa posizione.
Mi accorgo di essermi addormentato solo quando riapro gli occhi e realizzo di aver appena fatto un incubo -cosa ricorrente nell'ultimo periodo.
Guardo l'orario sullo schermo del cellulare. 1:30.
E ora chi dorme più.
Che poi anche se dormo dovrei svegliarmi.
Per cosa poi? A cosa serve che io mi svegli per poi passare un'altra giornata chiuso in casa a piangermi addosso?
A cosa serve che io mi alzi un altro giorno per stare di nuovo di merda?
A cosa serve semplicemente che io continui a vivere quando non ho un motivo valido per farlo?
Mi alzo dal materasso e caccio un altro urlo prima di tirare un pugno contro la porta e successivamente contro lo specchio, che si infrange in mille pezzi.
Rimango a fissare i frantumi di vetro in terra, e mi abbasso sedendomi accanto ad essi.
Dopo averlo squadrato per un po' afferro il pezzo più grosso e lo rigiro tra le mani.
Per un attimo vedo in quel residuo scheggiato l'uscita da questo mondo in cui non mi sono mai sentito me stesso.
"Spero che l'uscita sia gioiosa e spero di non tornare più"
Lo stringo nella mano destra e stendo l'avambraccio sinistro.
Mi mancava la sensazione di un oggetto appuntito che scorre da un lato all'altro del mio braccio.
Sento il sangue colare ai lati del mio polso e per un attimo la sensazione di vuoto svanisce.
Ma non è abbastanza.
Io ho bisogno di andare via da questa merda.
Affondo la punta centralmente appena sotto il palmo della mano e la affondo il più possibile facendola scorrere lungo tutta la vena centrale.
Il sangue esce sempre più abbondante e scuro e sento la testa girare.
Il dolore è peggio di quello che immaginassi, ma mi sento sollevato.
Mi accascio in terra stringendo nella mano il braccio sanguinante. Mi si chiudono gli occhi.
Riesco ad urlare ancora una volta e poi il buio..

"This is not what I intended. I always swore to you I'd never fall apart. You always thought that I was stronger. I may have failed, but I have loved you from the start"

If They Knew The Pain  [#wattys 2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora