15.

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Giorno 9.

Non sono riuscito a chiudere occhio tutta notte. La mia voglia di tornare a scuola è sotto zero, ma non credo riuscirei a stare a casa e lasciarmi soffocare dagli stessi pensieri che mi hanno afflitto per tutta la notte.

Mi spaventa l'idea di rivedere Shane dopo quello che è accaduto. Ora sento che è tutto diverso, che lui non è quell'amico che speravo di aver trovato, che il rapporto che stava nascendo tra di noi era una farsa perché lui non mi vedeva nello stesso modo con cui lo guardavo io.

Lui vuole di più, vuole altro, ed io mi sento preso in giro e tradito.

Entro in aula a testa bassa, col cappuccio tirato sopra la testa, e mi siedo silenziosamente al mio banco.

Jess, seduta accanto a me, mi rivolge uno sguardo curioso.

"Dove sei finito ieri?!" domanda. Nel suo tono di voce noto una punta di rabbia.

Io resto in silenzio qualche secondo e continuo ad evitare il suo sguardo.

"Ho litigato con mia madre e sono andato al vagone" rispondo restando vago.

Lei storce il naso.

"Ne riparliamo" afferma sicura e torna a seguire la lezione in silenzio.

Io cerco di fare lo stesso, ma mi sento pervaso da un'irrefrenabile voglia di voltarmi verso il suo banco. Voglio vedere se è venuto, come sta, come si comporta. Voglio vedere come mi sento io a rivederlo, che sensazioni provo.

Quando mi giro però il suo posto è vuoto. 

Sospiro. Per qualche secondo me lo immagino seduto lì, a sorreggersi la testa tra le mani con uno sguardo malinconico. Come quel giorno in cui l'ho visto così triste. Chissà come sta adesso invece.

Al suono della prima campanella, che segna la ricreazione, Jess mi trascina alle macchinette. Oggi insiste di avere una fame tremenda.

Ci mettiamo in coda. Io tengo il cappuccio e le cuffie nelle orecchie. Sono stanco e non ho voglia di sentire il ronzio dei corridoi.

Ad un certo punto noto il ciuffo biondo di Shane sbucare dall'angolo. Dev'essere entrato più tardi.

Mi volto di scatto, cercando di ignorarlo, ma la curiosità mi porta a guardarlo con la coda dell'occhio.

Sembra triste, ma non più del solito.

Rientro in classe un po' più agitato di prima, esitando. Non ho idea di quello che mi aspetta e non so se voglio affrontare la situazione.

Infatti finisco per evitarlo tutto il giorno.

In mensa Jess, vedendolo entrare, fa un gesto con la mano per invitarlo al nostro tavolo. Io però le afferro un polso, sperando che lui non l'abbia vista e in effetti si siede da solo ad un altro tavolo.

La mia amica mi guarda contrariata aggrottando le sopracciglia.

"Ma che ti prende oggi?!"

Io la fulmino con lo sguardo.

"Perché non vuoi che Shane si sieda con noi? Cos'è successo?" domanda.

Io alzo le spalle. "Niente. Ma ho avuto un fine settimana terribile e preferisco stare da solo" rispondo lanciando un'occhiata al suo tavolo. 

Si guarda intorno spaesato e sembra faccia fatica a mangiare.

Mi sento un po' in colpa adesso. 

La mia amica mi afferra un braccio e mi costringe ad alzarmi.

"Forza. Andiamo!" esclama trascinandomi con sé. Si ferma davanti al suo tavolo e si siede, salutandolo.

A me manca il coraggio. Non riesco a guardarlo negli occhi.

Li lascio soli e me ne vado senza aprire bocca, nemmeno per un saluto.

Mi chiudo in bagno, rifugiandomi così da tutte quelle sensazioni indecifrabili. Mi sento agitato, confuso, spaventato.

Sento che non voglio perderlo. Non posso perché in qualche modo mi fa stare meglio e c'è qualcosa in lui della quale sento di aver bisogno. Non posso perché è l'unica cosa che mi sta aiutando ad andare avanti in questo mondo crudele.

Però ho paura. Ho paura che quello che è accaduto ieri possa ripetersi. Ho paura perché mi sembra di perder il controllo quando sono con lui. Perché allo stesso tempo quando sono con lui mi sento così strano, in soggezione, quasi paralizzato ogni volta che mi guarda o mi tocca.

Ho paura perché non ho mai dormito così bene come tra le sue braccia...

If They Knew The Pain  [#wattys 2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora