12.

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Mi sento solo e perduto in un mondo dove non c'entro nulla e in cui nessuno riesce a capirmi.

Resto in quel vagone tutto il giorno, fino a che non fa buio ed inizia a piovere.

Steso sul materasso sto per addormentarmi, ma vengo svegliato dal tonfo della grandine che si abbatte sul tetto.

Mi alzo di scatto e mi affaccio all'uscita per controllare la situazione. Sta diluviando.Il bosco si sta allagando e il fiume accanto si sta riempiendo d'acqua.

Ad un certo punto noto una figura  nel buio, seduta accanto al fiume. Dovrebbe allontanarsi: è pericoloso. Dovrei fare qualcosa.

Prendo fiato ed esco sotto la pioggia, la quale è talmente fitta da far male. Mi avvicino a lui, cercando di non scivola.

"Ehi, tu!" urlo, alzando una mano.

Si volta. Shane...Cosa ci fa ancora qui?

Resto a bocca aperta e mi blocco sui miei passi.

Poi inizio a camminare velocemente verso di lui.

"Vieni via da lì! Sta piovendo troppo forte!" grido, sperando che mi senta in mezzo a questo frastuono.

Lui fa per alzarsi, ma scivola con un piede nel fango, cadendo in terra.

"Shane!" urlo, avvicinandomi.

Il terreno è troppo bagnato e comincia a scivolare verso il fiume.

Correndo inciampo anch'io, finendo nel fango. Mi rialzo con fatica, sporcandomi tutto e vedo le sue mani aggrapparsi invano alle foglie mentre metà del suo corpo è già in acqua. 

"Ethan!" urla.

Mi lancio in terra per percorre in fretta l'ultimo tratto e riesco a raggiungere le sue mani con le mie. Le afferro entrambe e cerco di fare leva ma il fango è troppo scivoloso. Sento il suo respiro affannato e vedo il terrore nei suoi occhi. Continuo a tenerlo, cercando di trovare una soluzione.

"Shane! Mi senti?! Ascoltami bene! Ora ti mollo! Devi afferrare quel tronco alla tua sinistra! Provo a tirarti su con quello!"

Lui continua a stringere le mie mani impaurito. Poi mi molla e  si lancia verso il tronco spezzato, immergendosi completamente in acqua. Non lo vedo più. Solo le sue mani strette intorno al ramo sbucano dall'acqua.

Con tutta la forza che ho in corpo faccio peso sull'estremità fuori dall'acqua, fino a che quella immersa non si rialza dalla superficie portando Shane con sé.

Lui respira a fatica e tossisce.

"Riesci ad arrivare fino a qui con le mani?" chiedo.

Annuisce e facendo scorrere le mani una dietro l'altra per tutto il tronco. A quest'altezza riesco ad afferrarlo meglio. 

Mi butto all'indietro, cercando di trascinarlo con me. Il suo corpo finalmente emerge dall'acqua e finisce addosso al mio, schiacciandomi con tutto il suo peso.

Lui si sposta e si rotola sulla schiena in terra. Tiene gli occhi chiusi e il suo respiro pian piano si regolarizza.

Aspetto un attimo prima di trascinarlo al riparo nel vagone insieme a me.

"Stai bene?" gli chiedo una volta dentro.

Lui annuisce, rannicchiato sul materasso, ma sta tremando.

Sospiro e comincio a frugare negli scatoloni, in cerca di qualcosa che possa tenere caldo. Trovo una vecchia felpa e gliela porgo.

Lui la afferra in fretta. Poi esita qualche secondo prima di decidere di spogliarsi dai vestiti sporchi e zuppi. Si sfila la felpa e la maglia, restando a petto nudo per qualche secondo.

Ho accesso una lampadina a batterie e la sua luce calda ora accarezza il suo corpo, illuminando i muscoli sporgenti e lasciando in ombra gli spazi tra uno e l'altro.

Alza lo sguardo ed io mi accorgo di essere rimasto a fissarlo.

"Che hai?" chiede sorridendo.

Sposto lo sguardo e scuoto la testa. "Niente" dico e mi volto, dandogli gli spalle. Quando mi giro di nuovo verso di lui, si è già vestito. Sembra che non stia più tremando così tanto.

"Grazie" dice, stringendosi nelle spalle.

Io accenno un sorriso e mi siedo accanto a lui.

"Ma che hai fatto tutto il giorno là fuori?" domando poi.

Sospira e guarda dritto di fronte a sé.

"Non mi andava di tornare a casa" fa una pausa "E poi ero preoccupato. Mi sei sembrato strano prima..."

Mi stringo nelle spalle.

"sì, ehm...ho litigato con mia madre."

Sospiro. Non so se voglio davvero parlargli di me, se posso fidarmi. Poi mi ricordo dell'ultima volta che siamo stati in questo posto. Lui piangeva e, a modo suo, mi ha rivelato qualcosa di sé.

"Il punto è che non sopporto il suo nuovo compagno" dico.

Lui resta in silenzio, come se stesse cercando di inquadrare la situazione.

"Come mai?" domanda, riportando lo sguardo su di me.

"Perché è un viscido maschilista che non fa altro che ubriacarsi e dormire tutto il giorno" rispondo, spostando lo sguardo verso terra.

Lui continua a fissarmi. Scuote la testa.

"Comprensibile, ma...perché non piace a te? Cos'è successo?"

Ancora una volta mi sento come paralizzato. Certe volte credo riesca a vedere cose di me che gli altri non notano.

Chiudo gli occhi e scuoto la testa. Non sono pronto a spingermi così tanto con lui.

Lui posa una mano sul mio braccio e lo stringe. "Okay, non importa se non ti va di parlarne" sussurra con una voce calma e calda.

Riapro gli occhi. Lo guardo. Sembra così sereno nonostante quello che è appena accaduto e il modo in cui l'ho trattato.

"Mi dispiace per prima. Non c'entravi niente tu" dico, stavolta senza distogliere lo sguardo dal suo.

Non mi sento giudicato da lui e ciò mi fa sentire così libero da tutte le maschere che indosso ogni giorno.

Lui mi sorride. "Non fa niente. Mi hai appena salvato la vita" ribatte.

Sorrido anch'io.

"Oh, finalmente!" esclama afferrandomi il mento con una mano.

Io arrossisco. Mi sento in imbarazzo ora.

Per un attimo vorrei liberarmi di quella mano così vicina ed invadente per i miei gusti. Gli afferro un polso, corrucciando la fronte. Poi però vengo sovrastato da un istinto ancora più forte. Gli getto le braccia al collo e lo stringo contro di me.

Lui resta immobile, sorpreso inizialmente, poi avvolge le braccia intorno alla mia vita e mi stringe.

Chiudo gli occhi ispirando profondamente. Odora di cane bagnato, ma in questo momento poco mi importa. Avevo proprio bisogno di qualcuno che mi stringesse in questo modo. 

If They Knew The Pain  [#wattys 2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora