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Donald mi trascina all'indietro tirandomi per la maglia e costringendomi a interrompere il bacio.

"Se è davvero questo quello che vuoi, è meglio che tu te ne vada" dice perforandomi con lo sguardo.

Lo guardo con gli occhi lucidi e prendo Shane per mano trascinandolo al piano di sotto. Apro bruscamente la porta d'ingresso e ci catapultiamo all'esterno.
Sento la voce di mia madre che urla confusa, ma la ignoro.

Shane si mette alla guida della sua auto senza pronunciare parola.

In auto inizio a urlare e piangere. Mi viene una gran voglia di distruggere tutto.

"Ethan, ti prego rilassati. Siamo quasi arrivati"dice tentando di prendermi la mano.

Ma io mi metto le mani nei capelli e continuo a singhiozzare. Questa non ci voleva.

Donald dovrebbe sapere quanta fatica sto facendo per riuscire a sorridere di nuovo, dopo "La Grande Depressione" (come la chiama mia madre) eppure non ha nemmeno provato ad essere un po' più delicato.

Durante quel periodo davo di matto per ogni piccola cosa, e non ho ancora imparato a gestire i momenti di rabbia: non c'è n'è stato bisogno...fin ora...

Shane velocizza e parcheggia in fretta di fronte al via letto di casa sua.
Mi prende per un polso e mi trascina in casa, dove sua madre ci fissa cercando di capirci qualcosa. Mi libero dalla presa e cammino avanti e indietro per la stanza piangendo forte.

Mi manca il fiato.

"Ethan, calmati. Per favore" la voce di Shane è un misto tra rabbia e preoccupazione.
Si avvicina e mi prende una mano.

"Guardami"

Strizzo gli occhi e mi volto incontrando il suo sguardo.

"Non è successo niente. Va tutto bene" dice tentando un sorriso e accarezzandomi una guancia.

"No! Va tutto male invece!" urlo passandomi una mano tra i capelli.

Mi sento cadere. Vorrei buttarmi a terra. Invece mi fiondo sul suo petto.

Lui mi stringe e mi stampa un bacio sulla testa mentre stringo tra i pugni la sua maglia.

Il respiro comincia a regolarizzarsi, i singhiozzi cessano e inizio a calmarmi.

Chiudo gli occhi e allento la presa sulla maglia cingendo i fianchi di Shane con cura.

"Scusami..." sussurro.

Mi accarezza la schiena.

"Vedrai, passerà tutto" mi mostra un sorriso.

Shane mi protegge dal mondo, dalle cattiverie, da me stesso.

Sciolgo l'abbraccio e mi siedo al tavolo, di fronte a Lisa, sua madre.

"Scusi, non volevo fare tutto quel casino" dico con un filo di voce, fissandomi le scarpe.

"Non fa niente, stai tranquillo" mi sorride e mi accarezza un braccio, cogliendomi di sorpresa.

"Vuoi qualcosa da bere? Acqua? Un tè?" domanda.

Scuoto la testa.

"No, grazie"

Mi fermo da Shane tutto il pomeriggio, ma poi lui mi convince a tornare a casa per la notte. Comprende la situazione ma sostiene che sia meglio affrontarla subito.

Rientro a casa e chiudo la porta cercando di non sbatterla troppo forte.

Sono più tranquillo di quanto mi aspettassi per merito di Shane.

"Ciao" dice mamma sospirando "Donald mi ha raccontato che avete litigato e perciò sei scappato. Ma non mi ha detto il motivo, dice che è meglio che me lo dica tu" afferma seriosa.

Ci mancava questa. Di affrontare l'argomento ora non ho proprio voglia. E scommetto che ha omesso qualche particolare...

"Ti va di parlarne?" chiede dolcemente, stavolta.

Scuoto il capo.

"Ethan, penso che tua madre voglia delle spiegazioni" spunta Donald, col suo fare arrogante.

Solo a vedere la sua figura inizio a infuriarmi.

"Saprà lei quello che vuole. Tu non parlarmi neanche!" Ribatto e corro in camera chiudendo la porta e cercando i sonniferi dentro al cassetto in cui li tengo di solito.

"Mamma! Dove sono i sonniferi?!" urlo per farmi sentire al piano inferiore.

Lei mi raggiunge ma resta in silenzio.

"Dove sono?!"

Niente.

"Dove cazzo sono?!" urlo colpendo la parete con un pugno.

Le poche volte che mi è capitato di addormentarmi senza ho dormito malissimo. Tranne con Shane.

"Dopo la discussione che hai avuto con Donald ho pensato che fosse meglio toglierli di mezzo...sai per evitare che..." si blocca guardando nel vuoto.

"Per evitare che mi uccida?" la guardo con gli occhi lucidi.

Sfidarla in questo modo mi da un senso di potenza. Eppure subito dopo mi sento così in colpa.

Lei si congeda con le lacrime agli occhi, dopo aver tentato invano di farmi ragionare, e io sbatto la porta per poi gettarmi sul letto.

Che giornata di merda.

If They Knew The Pain  [#wattys 2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora