76. He's no good for you

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"Sei proprio sicura di non voler venire con noi?" mi chiede Alex per la milionesima volta. Da quando ha aperto gli occhi stamattina non ha mai smesso di chiedermi di andare con i nostri amici a fare un giro per la città. "Così ti distrai" continuava a ripetermi, ma non ho la minima voglia di andarci. Punto uno, il livido sul collo non è ancora sparito del tutto, e non ho intenzione di indossare un dolcevita per coprirlo, visto che ci sono 35 gradi all'ombra. Punto due, ci sarà anche Luke, e nonostante mi sia ripromessa di parlare con lui, non ho ancora trovato né la forza né il coraggio per farlo. Non riesco a guardarlo negli occhi senza pensare che mi ha mentito sin dal primo giorno, e nonostante mi abbia salvato da Winston, sono ancora titubante. Sono così confusa da questa situazione, cavolo!

"Alex, vai tranquilla. Ti prometto che non darò una festa mentre non ci siete, ok? Ci vediamo stasera, me la caverò per una giornata da sola" dico per rassicurarla, e lei sospira, prima di abbracciarmi.

"Se hai bisogno di qualcosa, chiamami, ok?" mi chiede dolcemente, e io non posso fare a meno di sorridere di fronte a tanta preoccupazione.

"Va bene, ma tu divertiti, ok?" ribatto, e lei mi sorride felice, prima di uscire dalla nostra stanza, chiudendosi la porta alle spalle, e lasciandomi sola con i miei dubbi.

È passato un mese esatto dalla sera del ballo, dalla sera in cui ho scoperto la verità, la sera in cui ho perso la persona che mi aveva di nuovo fatta vivere. Ormai non sono nemmeno più arrabbiata, so solo che Luke mi manca tantissimo. Ma non ho la più pallida idea di cosa fare: dovrei perdonarlo e passare sopra a quello che ha fatto? Oppure dovrei lasciare le cose come sono, e cercare di tornare alla normalità? Che poi non sarebbe nemmeno normalità, dato che viviamo nello stesso posto, e frequentiamo le stesse persone. Sarebbe una tortura, altro che normalità. Ci sarebbe un'altra opzione, ma è l'ultimo asso nella manica che spero con tutta me stessa di non dover usare. Tornare a New York sarebbe una sofferenza, però non posso dire di non averci pensato. Dovrei abbandonare i miei amici e Sam, tutto perché non so come affrontare i miei problemi.

Qualcuno bussa alla porta, risvegliandomi dai miei pensieri. Chi cavolo sarà? I miei amici sono andati tutti in città, a meno che... Non può essere, Jay, smettila di illuderti. Luke non è dietro quella porta che implora il tuo perdono, perciò dacci un taglio. Mi alzo dal letto e apro la porta, ritrovandomi davanti l'ultima persona che mi aspettavo di vedere.

"Ciao, matricola" dice Amber, ma non ha niente a che vedere con il solito tono. È più timido, quasi come se avesse paura. "Ti dispiace se entro?" mi chiede, con una gentilezza che mai avrei immaginato potesse avere. Ma che diavolo succede? È una candid camera per caso?

"Non per sembrarti scortese, ma cosa ci fai qui?" chiedo, mentre lei entra nella mia stanza. C'è qualcosa di diverso in lei, ma non riesco a capire cosa.

Amber si guarda intorno, prima di decidersi a rispondere. "Sono passata per vedere come stavi" mormora, e io sgrano gli occhi. Sono impazzita o ha appena detto che è qui per sapere come sto?

"Chi sei tu e cosa ne hai fatto della Amber che conosco?" chiedo stupita, e lei fa una cosa che mi spiazza. Scoppia a ridere, ma non la solita risatina da oca che le ho sempre sentito fare. Questa è una risata sincera e carina, e la cosa non fa che lasciarmi ancora più sbalordita. Ma cosa le succede?

"Smettila di guardarmi in quel modo, non sono un'aliena" ridacchia lei, prima di sedersi sul letto di Alex. "Allora, come ti senti?" mi chiede, tornando seria. Persino la sua voce è leggermente diversa, non ricorda più tanto il rumore che fanno le unghie quando le gratti contro la lavagna. Com'è possibile?

"I lividi sono quasi scomparsi, e riesco di nuovo a parlare come una persona normale" dico, e lei mi sorride. Ok, questo è troppo. "E tu invece? Sei ubriaca per caso? Ti sei fatta una canna? No, perché non ti riconosco. Non sei fastidiosa, ti preoccupi per me e poi..." dico, guardando meglio com'è vestita, "... E poi sei vestita come una persona normale e non come una spogliarellista! Cosa ti succede?" le chiedo, e lei abbassa lo sguardo. Questa non era affatto la reazione che mi aspettavo. Ero pronta ad insulti e frecciatine, ma non ad una versione timida di Amber.

"Dopo quello che Winston ti ha fatto io..." mormora, con voce flebile, e quando alza lo sguardo vedo i suoi occhi pieni di lacrime. "Io sono spaventata, Jay. Conosco Logan da un sacco di tempo, ma lui non aveva mai messo le mani addosso ad una ragazza. Almeno non da sobrio" dice, e la voce le si spezza.

"Amber, mi stai dicendo che lui ti ha picchiata?" le chiedo, e la mia voce è un misto tra shock e disgusto.

"È successo un paio di volte, ma lui era ubriaco e quando poi tornava in sé era sempre mortificato. Ma l'altro giorno... Non l'avevo mai visto così arrabbiato, e se non fosse arrivato Luke non so come sarebbe finita per te" mormora, mentre una lacrima le riga la guancia. Mai e poi mai avrei pensato che lei si portasse dentro questo peso. Come può quell'essere disgustoso picchiare la ragazza che dice di amare?

"Mi dispiace Amber" dico, e lei incastra i suoi occhi azzurri nei miei. Mi ricordano molto quelli di Luke, però gli occhi di Amber sono pieni di paura. "Però c'è una cosa che non capisco. Perché lo stai raccontando proprio a me? Non che mi dispiaccia, sia ben chiaro, ma io e te non siamo mai andate d'accordo" aggiungo, e lei sospira.

"Te la ricordi la cena che abbiamo fatto a New York con le nostre famiglie?" mi chiede, e io annuisco, anche se non capisco dove vuole arrivare. "Quella è la vera Amber, la ragazza che è venuta qui per diventare una ballerina. E tu sei l'unica che non mi ha giudicata dopo aver conosciuto i miei genitori e aver scoperto la mia passione. Avresti potuto dire ai miei quello che combino qui al college, però non hai parlato. E nonostante io e te non siamo mai andate d'accordo, ho apprezzato moltissimo quello che hai fatto. E mi dispiace tanto per quello che ti ha fatto Logan, dico davvero" dice lei, lasciandomi a bocca aperta. Non mi aspettavo affatto una dichiarazione simile.

"Ma se la vera Amber è quella, come hai fatto a trasformarti in una cheerleader acida e cattiva? Senza offesa, gallinella" dico, strappandole un sorriso. Se qualcuno mi avesse detto che io e Amber saremmo riuscite ad avere una conversazione normale, lo avrei preso per pazzo. Eppure eccoci qui, a chiacchierare come se fossimo amiche, e devo ammettere che non mi dispiace per niente.

"Quando sono arrivata qui, ho provato ad essere me stessa, ma non sono stata accettata nella società. Non avevo amici, ed ero stata presa di mira dalla capo cheerleader di quel periodo. Stavo andando in depressione, e non ne potevo più degli insulti e delle umiliazioni" dice, e io non riesco a crederci. Amber Allison vittima di bullismo? "Però poi ad una festa ho conosciuto Logan, e le cose sono cambiate. Lui mi faceva sentire speciale, e gli piacevo così com'ero. Non si vergognava a farsi vedere con me, e mi diede il coraggio di ribellarmi a quella strega che mi tormentava. Un giorno a mensa lei mi ha provocato, e io le ho risposto a tono, umiliandola. Le cheerleader mi hanno presa nella squadra, e io ho continuato a umiliare i più deboli. E da quel giorno non ho mai smesso, per paura di restare di nuovo da sola. Non ne vado affatto fiera, e so che ho fatto soffrire molte persone, ma che tu ci creda o no, mi dispiace moltissimo" dice, e lo vedo dal suo sguardo che è sincera. Non riesco a credere a quello che mi ha raccontato, è incredibile.

"Anche se non approvo il modo in cui hai gestito la situazione, capisco le tue motivazioni Amber. E mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare tutto questo."

"Se non ci fosse stato Logan non ci sarei mai riuscita. Ma adesso, dopo quello che ti ha fatto, io ho paura. Paura che lui possa farmi del male, e paura per non essermi mai accorta del lato violento del ragazzo che amo. Chissà quante altre cose mi sono lasciata sfuggire su di lui" mormora, mentre un'altra lacrima le scivola sulla guancia. Ed è a quel punto che non riesco più a stare ferma. Mi siedo accanto a lei e la abbraccio, ignorando tutto quello che lei mi ha fatto sin dal primo giorno in cui ci siamo conosciute. Amber rimane scioccata per un attimo, ma dopo un po' ricambia l'abbraccio, e io non posso fare a meno di chiedermi da quanto tempo non veniva stretta tra le braccia di qualcuno.

"Tu non sei più sola, Amber. Affronteremo questa cosa insieme, ok? Te lo prometto, lui non ti farà di nuovo del male" le dico, e lei mi stringe più forte. Non lo dico tanto per dire, voglio davvero aiutarla.

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