49. I won't give up

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"Allora, Jay, tua madre ci ha detto che anche tu sei una studentessa del college. Che cosa studi, cara?" mi chiede Sarah, e io non posso fare a meno di notare la differenza tra Amber e sua madre. Sarah è così dolce e gentile, tutta un'altra cosa rispetto alla figlia.

"Sto studiando per diventare una scrittrice" rispondo, e i genitori di Amber si scambiano un'occhiata fugace, prima di sorridere. Sono leggermente inquietanti, hanno lo stesso sorriso macabro delle bambole di porcellana dei film horror.

"Non l'avrei mai immaginato. Avrei giurato che studiassi giurisprudenza" dice Clark, facendo ridacchiare sia me che Amber. Fa davvero uno strano effetto vederci ridere insieme.

"Assolutamente no. Sono una persona creativa, e poi ero un disastro in diritto al liceo" dico, facendo ridacchiare tutto il tavolo. Amber mi sta guardando in modo strano, e davvero non ho la più pallida idea del perché.

"E tu Amber? Anche tu vai al college?" chiede mio padre, e la ragazza al mio fianco sorride orgogliosa. Ora che ci penso, a parte il fatto che è una cheerleader nonché capo della confraternita delle K e che è ha una strana relazione con Winston, non so assolutamente niente di Amber.

"Certo, studio per diventare una ballerina" spiega Amber, lasciando sorpresi sia me che i miei genitori. Lei è una ballerina? È per questo che lei è Alex si detestano? È così che ha cercato di soffiarle Michael?

"Abbiamo delle figlie davvero piene di talento, Jim" dice Clark, sorridendo fiero a mio padre. Io sorrido imbarazzata, e potrei sbagliarmi, ma anche Amber mi sembra nelle mie stesse condizioni. Mai nella mia vita avrei immaginato di vedere Amber Allison in imbarazzo. Questa serata diventa ogni momento più surreale.

"Scusate l'interruzione, ma dovrei rubarvi questa splendida ragazza" dice una voce alle mie spalle, ghiacciandomi sul posto. Non è possibile, non può essere anche qui. Lentamente mi volto, e il sorriso soddisfatto sulle labbra di Hunter mi fa venire da vomitare. "Vogliamo andare?" mi chiede, porgendomi il braccio. Non voglio assolutamente andare con lui da nessuna parte, ma so che se non lo accontento potrebbe rovinare la serata a tutti. Non l'ho permesso ad Amber, figuriamoci se lo lascerò fare a lui. Forzo un sorriso verso i miei, cercando di rassicurarli, prima di alzarmi e seguire Hunter fuori dalla sala. Inutile negarlo, sono davvero spaventata. Cosa accidenti ci fa lui qui? Come ha fatto a sapere dov'ero? Cosa vuole ancora da me? Troppe domande mi affollano la mente, ma l'unica certezza che ho è che vorrei davvero che Luke fosse qui ora. "Sei ancora più bella del solito stasera" dice Hunter, fermandosi accanto ad una porta e appoggiandosi con la schiena al muro, puntando i suoi occhi su di me.

"Cosa ci fai qui?" chiedo, cercando di non far tremare la mia voce.

"Non è carino venire a queste feste senza un accompagnatore" risponde lui, e io lo guardo scioccata. Ma cosa si è bevuto?

"Mi sembrava di essere stata chiara a Los Angeles" dico seria, incrociando le braccia al petto. Lui scoppia a ridere, facendomi raggelare il sangue. Questa risata è identica a quella del mio incubo, con la stessa cattiveria. Sento un nodo formarsi in gola, mentre cerco di non dare a vedere quanto sono spaventata.

"Credevi davvero che mi sarei bevuto quella storiella?" chiede lui.

"Non era affatto una storiella, Hunter. Sono stata chiara, non ti voglio più vedere in vita mia. Quindi si può sapere che altro vuoi da me? Mi hai già rovinato la vita a sufficienza" sbotto, e dal suo sguardo capisco che non si aspettava affatto una reazione simile.

"Sappiamo entrambi che tu mi ami ancora" dice convinto, e io scoppio a ridere, ma non è affatto una risata divertita.

"Cercherò di essere più chiara stavolta. Io non ti amo, Hunter, e non ti amerò mai. Mettiti l'anima in pace, e lascia stare me e la mia famiglia" dico seria, e lui stringe forte i pugni lungo i fianchi.

"Dopo tutto quello che ho fatto per te, come puoi dire una cosa simile?" chiede, lasciandomi esterrefatta. Come ho fatto a non accorgermi del vero Hunter?

"Quello che hai fatto per me? Ma ti senti quando parli?" chiedo esasperata. "Per colpa tua sono quasi morta! Per colpa tua non mi ci sono voluti anni per fidarmi di nuovo delle persone! Non ti azzardare a farmi passare per la cattiva, hai capito? L'unico che ha sbagliato qui sei tu!" urlo, e un secondo dopo mi ritrovo sbattuta con le spalle al muro, mentre Hunter mi sovrasta con la sua altezza, guardandomi furioso.

"Quante volte ancora dovrò dirti che mi dispiace?" sibila.

"Puoi continuare all'infinito, per me non cambia niente" ribatto, cercando di liberarmi dalla sua presa. Ma lui mi afferra i polsi e mi schiaccia ancora di più contro il muro, facendomi male. Domani mattina avrò le sue dita stampate sulla pelle, ne sono certa. Le cose non si mettono affatto bene per me, Hunter è più alto e più forte, non gli ci vorrebbe niente per farmi del male. Sono terrorizzata, ma non posso mollare. "Lasciami andare, o giuro che mi metto ad urlare" dico, tentando di non far tremare la voce. Hunter mi guarda fisso negli occhi, stringendo ancora la presa sui miei polsi, e io trattengo un gemito di dolore, non voglio dargli questa soddisfazione. Sospira frustrato, prima di decidersi a lasciarmi andare.

"Non mi arrenderò senza lottare" dice, prima di voltarmi le spalle e andarsene nella direzione opposta a quella da cui siamo venuti. Il mio cuore sta battendo all'impazzata, e le lacrime premono per uscire. Controllo i miei polsi, e i lividi bluastri si stanno già formando sulla mia pelle. Un singhiozzo sfugge dalle mie labbra, e io mi porto una mano sulla bocca, per bloccare i successivi. Le lacrime scendono sulle mie guance, trascinando con loro tutto il trucco, e nonostante stia cercando di controllarmi, il mio corpo comincia a tremare. Hunter non mi lascerà mai in pace, la mia vita non sarà mai tranquilla per colpa sua. Non posso tornare di là in questo stato, mi immagino già la faccia dei presenti vedendomi ridotta così. Tiro fuori il cellulare dalla pochette, e non so come riesco a mandare un messaggio a mio padre, dicendogli che non mi sento bene e che torno a casa in taxi. Recupero il mio cappotto ed esco, facendomi schiaffeghiare dall'aria gelida di New York. Grazie al cielo riesco a fermare subito un taxi, e in men che non si dica sono a casa. A fatica riesco ad infilare la chiave nella serratura a causa delle lacrime che mi appannano la vista. Non riesco a calmarmi, non dopo che ho sentito le sue mani sulla mia pelle. Salgo le scale e mi chiudo nella mia stanza, togliendomi di dosso l'abito e i tacchi a spillo, prima di mettermi davanti allo specchio. La cicatrice e i lividi sulle braccia risaltano sulla mia pelle chiarissima, e questo non fa che peggiorare le cose. Come farò a nascondere questi lividi ai miei e a Sam? Apro l'armadio e afferro la maglietta di Luke, prima di indossarla. Non credo che si sia accorto che gli ho rubato una delle sue magliette, ma proprio non ho resistito. Non potevo stare tutto questo tempo senza sentire il suo profumo, e so che sembrerà stupido, ma quando indosso la sua maglietta è come se Luke fosse vicino a me. E in questo momento l'unica cosa ti cui ho bisogno è lui. Mi metto sotto le coperte, stringendo il mio cuscino, mentre il profumo di Luke mi invade le narici. Darei qualsiasi cosa perché lui fosse qui con me.

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