6. Tutor

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Qualcuno mi spari, vi prego. Io non ci capisco niente, tutti questi numeri mi stanno facendo impazzire! E' ufficiale, io detesto l'algebra! Che poi, io voglio fare la scrittrice, quindi a cosa cavolo mi serve saper calcolare l'area di figure tridimensionali usando gli integrali e le primitive unite alle derivate di terzo grado?! Che poi, che razza di nomi sono questi? Io non so nemmeno quale sia la differenza tra le tre cose!

Appoggio sconsolata la testa sul libro, ormai arresa al fatto che non riuscirò mai a passare il test che ci sarà fra due settimane, quando bussano alla porta. Alex non c'è, lei e Michael avevano una specie di appuntamento, e io non ho voluto indagare oltre. Mi alzo e vado ad aprire, incurante del fatto che indosso una maglietta enorme e dei pantaloncini e che ho i capelli tutti scompigliati. E quando mi ritrovo davanti Luke in tutto il suo splendore, mi maledico per non essermi data una sistemata.

"Ciao?" dico titubante, piuttosto confusa sul motivo della sua visita. Insomma, non si può esattamente dire che abbiamo parlato molto da quando sono qui, vale a dire una settimana ormai. Tranne per quando mi ha riaccompagnata a casa la prima sera, e quando l'ho ringraziato per avermi dato la sua felpa il giorno dopo, non abbiamo parlato affatto. Durante le lezioni di matematica non ho mai avuto il coraggio di sedermi accanto a lui, anche se è l'unico che conosco in quel corso. Mamma mia, quanto sono patetica...

"Hey" risponde lui, prima di superarmi ed entrare in camera mia, come se niente fosse. Io lo guardo sbalordita, chi accidenti gli ha dato il permesso per entrare?

"Oh ma prego, accomodati pure" dico sarcastica, chiudendo la porta alle mie spalle.

"Sono qui perché il professor Moskovitz mi ha praticamente implorato di aiutarti, dato che sei una frana completa" mi dice, e io rimango ancora più sorpresa. Innanzitutto perché il mio professore mi considera un completo disastro, anche se lo sapevo già, e poi perché mi ha addirittura trovato un tutor. Tutto questo non ha il minimo senso.

"Ti ringrazio, ma me la cavo da sola" ribatto seccata, e quando lo sento ridere il cuore comincia a battermi all'impazzata. Questa è la risata più bella che io abbia mai sentito in tutti i diciannove anni della mia vita. Lui si avvicina alla scrivania e si mette a controllare i miei esercizi, tutto questo senza mai smettere di ridere.

"Ora capisco perché studi scrittura creativa. Questi esercizi sono stati risolti con tanta fantasia" dice sarcastico, prima che io gli strappi dalle mani il mio quaderno.

"E ora che ti sei preso gioco di me, puoi anche andare al diavolo" dico, e lui alza un sopracciglio, scettico.

"Senti, hai bisogno del mio aiuto se vuoi passare il test che avremo tra due settimane. Il professore Moskovitz di certo non è uno che regala voti, e tantomeno uno che apprezza la creatività. Quindi, a meno che tu non voglia cominciare male il semestre, cosa che segnerà la tua carriera per tutto il tempo che starai qui, ti conviene accettare il mio aiuto" dice serio, e io non posso fare a meno di alzare gli occhi al cielo. Detesto ammetterlo, ma ha perfettamente ragione, e lui lo sa bene. So già che questo ragazzo mi farà impazzire, ma è l'unica possibilità che ho per passare il test.

"E va bene" dico, e lui sorride, mettendo in mostra due adorabili fossette. Reprimo il desiderio di affondare il dito nella sua guancia, anche perché non darei esattamente una buona impressione.

"Sapevo che avresti accettato. Ora ti dirò come si svolgeranno queste settimane: d'ora in avanti alle lezioni ti siederai accanto a me, e ogni pomeriggio lo passeremo qui o nella mia stanza a studiare, chiaro? Dimenticati tutte le distrazioni, se vuoi superare il test devi essere completamente concentrata."

Sta scherzando, vero? In pratica mi sta costringendo a vederlo ogni giorno! E' ridicolo! Io non ci penso nemmeno! Non ho alcuna intenzione di mettere piede nella sua stanza, chissà quante altre ragazze ci ha portato lì.

"Ascoltami bene, perché non te lo ripeterò di nuovo: io nella tua stanza non ci metterò piede, chiaro? E non mi siederò accanto a te perché tu me lo imponi, perché io non prendo ordini da nessuno, ok? Se mi siedo vicino a te è solo perché ho voglia di farlo, hai capito?" ribatto, e un sorriso divertito compare sulle sue labbra.

"Saranno due settimane davvero interessanti" dice sorridendo, prima di togliersi la felpa e sedersi alla scrivania, e quando si accorge che non sono accanto a lui, mi guarda spazientito. "Vuoi startene lì impalata o vuoi venire a cominciare?" mi chiede, e io scuoto la testa, prima di sedermi accanto a lui.

Contro ogni aspettativa, Luke è davvero un bravo insegnante. Mi ha rispiegato tutto l'argomento, sintetizzando alcune parti e semplificando certi concetti. Mi ha fatto memorizzare le formule principali, e mi ha mostrato come risolvere gli esercizi. E ora tocca a me, e devo ammettere che sono piuttosto in ansia. Sono certa che combinerò un disastro, a dimostrazione del fatto che sono una completa idiota.

E poi, diciamocelo: è piuttosto complicato riuscire a concentrarmi sentendo lo sguardo di Luke Hemmings addosso. Di certo la sua presenza non mi lascia indifferente, e probabilmente se Alex fosse qui starebbe ridendo di me come una scema.

"Ho finito" annuncio, prima di passare a Luke il foglio con l'esercizio. Lui lo afferra e le nostre mani si sfiorano, ed è come se avessi preso la scossa. Magari è così, perché Luke mi guarda sorpreso come se anche lui avesse sentito la stessa cosa.

Scuote la testa, prima di concentrarsi su quello che ho scritto, e io ne approfitto per guardarlo. I suoi occhi saettano velocemente da una riga all'altra, mentre si tormenta con i denti il piercing. Sposto lo sguardo sulle sue labbra semplicemente stupende, che danno l'impressione di essere davvero morbide. La maglietta a maniche corte bianca che indossa mette in risalto i suoi muscoli, ma non quei muscoli eccessivi che sembrano finti. Ha delle mani davvero sexy, con le dita lunghe ed affusolate, e riesco a scorgere qualche callo sui polpastrelli, che deduco sia merito delle ore passate a suonare la chitarra.

"Non ci crederai mai, ma è giusto" dice, risvegliandomi dai miei pensieri, e mi passo una mano sulle labbra, per assicurarmi di non aver cominciato a sbavare mentre lo ammiravo.

"Cosa?" chiedo stupita, e lui mi sorride, ed è a quel punto che sento il calore affluire alle mie guance.

"Ci sei riuscita" ripete, e per poco non mi metto a saltare di gioia. Sorrido come una scema, mentre presa dal trasporto del momento gli butto le braccia al collo.

"Non è possibile... Luke, sei fantastico" dico, ma quando realizzo che lo sto abbracciando mi allontano di scatto, sentendo le guance andare a fuoco. "Ecco... io... insomma.... non..." balbetto, facendolo ridacchiare.

"Direi che per oggi può bastare" dice alzandosi e recuperando la sua felpa. "Ci vediamo domattina, ti tengo il posto" continua, prima di uscire dalla mia stanza.

"Ciao" mormoro, ma ormai lui è troppo lontano per sentirmi. Aveva ragione: saranno davvero due settimane interessanti...

SPAZIO ME
Hemmings fa la sua mossa ragazze!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, alla prossima
Bacini




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