10. Where are you going?

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JAY'S POV

Tutto questo non può essere vero, io non posso affrontarlo. Non voglio farlo rientrare nella mia vita, non ora che le cose cominciano ad andare meglio, non quando ho trovato degli amici. Mi passo una mano sulle guance, asciugandomi le lacrime, prima di alzarmi dal mio letto, infilarmi le mie amate converse e uscire dalla stanza. Non ho una meta precisa... beh, in realtà ce l'ho, ma a quest'ora del mattino sicuramente Sam sta dormendo, quindi nel frattempo vagherò per il campus, per tenere la mente impegnata. L'aria fresca mi accarezza il viso, mentre lentamente cammino per il campus, che è davvero silenzioso. Beh, tranne che per le confraternite, ovviamente. Riesco a sentire la musica da qui, e la confraternita più vicina è lontana un chilometro. Dopo tutto quello che hanno detto, so che dovrei stare lontana da quei posti, ma in questo momento la curiosità è davvero forte. Potrei semplicemente camminare e andare a dare un'occhiata veloce, nessuno lo saprebbe....

"Si può sapere dove accidenti stai andando?"

"Cosa ci fai in piedi a quest'ora?"

"Ti ho sentita uscire, e visto che il tuo senso dell'orientamento è pari a zero, ti sono corso dietro."

"Tornatene a dormire, Luke" dico seria, e lui alza gli occhi al cielo, prima di afferrarmi per un polso e trascinarmi di nuovo verso il campus. Io cerco di divincolarmi dalla sua presa, ma il biondo è forte, e se stringe la presa ancora un po', mi ritroverò con cinque cerchi viola sul polso.

"Lasciami andare" sbotto, piantando i piedi a terra, cercando di rallentarlo, ma non funziona assolutamente.

"Ragazzina, non voglio averti sulla coscienza, quindi chiudi il becco e cammina" ribatte infastidito, senza nemmeno guardarmi, continuando a camminare imperterrito per la sua strada.

"Nessuno ti ha chiesto di farmi da baby-sitter" mi lamento, continuando a cercare di liberarmi dalla sua presa ferrea. Lui si ferma di colpo, e quando si volta a guardarmi mi si gela il sangue. I suoi occhi sono talmente scuri che sembrano quasi neri, e le sue vene sul collo sono piuttosto evidenti. Non l'avevo mai visto così arrabbiato...

"Non me ne frega un accidente se nessuno mi ha chiesto di sorvegliarti, chiaro? Io faccio quello che mi pare, e tu al momento non sei in grado di prendere delle decisioni sensate. Se ti lasciassi qui da sola, sicuramente domani mattina ti sveglieresti ubriaca nel letto di qualcuno che non conosci!"

Il mio corpo agisce prima del cervello, e in un attimo la mia mano si schianta contro la guancia di Luke. "Tu non sai assolutamente niente di me" sibilo, mentre lui mi guarda incredulo. Il segno rosso della mia mano comincia già a vedersi, e non oso immaginare cosa succederà domani. "Vai al diavolo, Hemmings" sbotto, prima di girarmi e allontanarmi il più in fretta possibile da lui.

Cammino spedita verso la mia meta, e quando finalmente intravedo gli spalti accanto al campo da basket, mi metto a correre, lasciando uscire le lacrime. Che cosa ho combinato? Lui voleva solo aiutarmi, perché mi sono comportata così? Ma soprattutto, perché le sue parole mi hanno colpita così tanto? Davvero lui si è accorto che sono così sconvolta da non essere in grado di prendere delle decisioni? Mi accascio su una gradinata, portandomi le gambe al petto e cominciando a singhiozzare come una bambina. Non vorrà mai più vedermi dopo tutto questo...

LUKE'S POV

"Non me ne frega un accidente se nessuno mi ha chiesto di sorvegliarti, chiaro? Io faccio quello che mi pare, e tu al momento non sei in grado di prendere delle decisioni sensate. Se ti lasciassi qui da sola, sicuramente domani mattina ti sveglieresti ubriaca nel letto di qualcuno che non conosci!" dico arrabbiato, e l'attimo dopo la sua mano si schianta contro la mia guancia.

"Tu non sai assolutamente niente di me" sibila, mentre la guardo incredulo. "Vai al diavolo, Hemmings" sbotta, prima di girarsi e correre via.

Non può averlo fatto davvero... ma il bruciore della mia pelle è reale. Questa ragazza è così snervante! Un secondo è dolce e carina, e l'attimo dopo diventa una persona suscettibile e si chiude a riccio. Ma perché le sono corso dietro? Perché non l'ho lasciata perdere? Perché non riesco a fare finta di niente se la vedo soffrire? Cosa mi sta succedendo? Mi passo una mano tra i capelli, frustrato, prima di sospirare. E' in questi momenti che vorrei prendere il telefono e chiamare mia madre per un consiglio femminile, e detesto con tutto me stesso il fatto che non posso parlarle. Cerco di immaginare quello che lei potrebbe dirmi, e l'unico pensiero che mi viene è seguila.

Mi sembra di averla vista andare verso il campo da basket, quindi con passo svelto mi incammino verso la probabile meta. Cosa dovrei dirle? Che sono un cretino? Che mi dispiace? Ma per cosa? Non so nemmeno perché si è arrabbiata così...

Rallento il passo, ormai sono arrivato, e quando la vedo rannicchiata su uno dei gradini mi prenderei a calci da solo. Complimenti, Luke, hai appena fatto piangere una ragazza! Ma non è la prima volta, e allora perché mi sento un verme?

Smettila di pensare e fai qualcosa, direbbe mia madre. Mi avvicino lentamente, mi siedo accanto a lei e l'abbraccio. Lei alza di scatto la testa, spaventata, ma quando si accorge che sono io sembra calmarsi, prima di stringermi a sua volta. Affonda il viso nel mio petto, continuando a singhiozzare, mentre io le passo dolcemente le mani sulla schiena.

"Mi dispiace" singhiozza, tirando su col naso e guardandomi, mentre le lacrime continuano a scendere sulle sue guance.

"Non fa niente" mormoro, e lei alza lo sguardo, incredula.

"Non sei arrabbiato?" chiede, e io scuoto la testa. "Tu eri lì... e io... me la sono presa con te... scusami" sussurra, passandosi la mano sulle guance.

"E' tutto ok. Ora però torniamo a dormire" dico, e lei annuisce debolmente. Non lo so perché questa ragazza mi faccia questo effetto, ma mi sento come in dovere di starle vicino. Mi alzo e le porgo la mano, mentre lei continua a spostare lo sguardo da me alla mia mano, prima di decidersi ad afferrarla e ad alzarsi. Camminiamo in silenzio fino alla sua stanza, che stanotte è anche la mia, e una volta entrati mi lancio letteralmente sul mio letto, e lei ridacchia piano. Si avvicina al suo letto e si siede, guardandomi, prima di mormorare qualcosa che non riesco a capire.

"Cosa?"

"Grazie" dice piano, prima di stendersi e guardare il soffitto. Questa ragazza è davvero incomprensibile: un attimo fa era arrabbiata, e adesso mi ringrazia. Questo non ha senso....

"Buonanotte ragazzina" sussurro.

"Buonanotte Hemmings" mormora, e non so perché, ma un sorriso si fa spazio sulle mie labbra, prima che mi addormenti.



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