«OH, GUARDATE! LÀ!» esclamò il cioccolatiere. «SIGNORE E SIGNORI, BENVENUTI A MONTE FONDENTE!»

Il signor Wonka salutò i suoi Umpa-Lumpa arrampicati sulla montagna, che ricambiarono il saluto agitando le piccole braccia. Poco dopo entrarono in un'altra stanza, dove veniva prodotto lo zucchero filato rosa.

Theresa si era sempre chiesta perché il signor Wonka facesse tingere le pecore di rosa e, soprattutto, perché le facesse rasare.

«Oh!» esclamò e gli altri lo guardarono.

«Meglio se di questo non parli» gli suggerì Theresa.

«Di questo preferisco non parlare!» assentì il cioccolatiere, imbarazzato.

Gli ospiti guardarono il cioccolatiere con un'espressione strana, ma lui non si preoccupò troppo.

L'ascensore continuò il suo percorso. Entrarono in una stanza calda di un pallido giallo, con due file di letti su entrambi i lati.

Gli Umpa-Lumpa, vestiti da infermieri, si muovevano freneticamente lungo il corridoio, mentre altri spingevano barelle con bambole sopra di esse. Una piccola voce proveniente dall'altoparlante chiamava i vari medici per assistere un paziente, mentre altri si avvicinavano ai lettini per controllare i malati.

«E questo è l'Ospedale per le marionette ustionate» spiegò il cioccolatiere. Tutti lo guardarono. «È re-relativamente nuovo.»

«Giustamente, dopo averle bruciate, ci vuole una cura a pronta guarigione» scherzò Theresa.

«Neanche tu dovresti parlare oggi» la canzonò il signor Wonka. 

Nel frattempo, lasciarono l'ospedale e si diressero verso gli uffici amministrativi, sprofondando fino a raggiungere il livello del suolo.

La stanza degli uffici non era particolarmente grande né molto colorata. Era buia e alle piccole scrivanie c'erano le Umpa-Lumpa donne. Ognuna di loro era curva su una macchina da scrivere, vestite e truccate in modo impeccabile. Erano graziose e minute e Theresa le adorava più degli Umpa-Lumpa maschi: loro non facevano scherzi stupidi.

«Salve, Doris!» salutò cordialmente il cioccolatiere; l'Umpa-Lumpa ricambiò.

Si spostarono rapidamente di lato, urtandosi l'un l'altro e entrarono in una delle stanze più rumorose e forse senza senso della fabbrica: rimbombanti fuochi d'artificio riempivano lo spazio. Gli Umpa-Lumpa stavano giocando a bersaglio con le caramelle, sparando a più non posso anche contro l'ascensore.

Gli ospiti restarono a guardare confusi, forse anche un po' annoiati. Theresa, invece, stava lottando contro il sonno e la stanchezza.

«Ma qui è tutto senza alcun senso!» esclamò Mike.

«I dolci non devono avere un senso. Per questo sono dolci!» lo schernì Charlie; il cioccolatiere sorrise compiaciuto.

«Neppure Willy ha un senso» disse Theresa, sorridendo a nonno Joe.

«È stupido!» protestò Mike e la sua voce, nella mente incasinata del cioccolatiere, si incatenò a quella di suo padre.

«I dolci sono una perdita di tempo! Non avverrà mai che mio figlio diventi un cioccolatiere!»

Flashback

«Allora io scapperò!» disse il piccolo Willy Wonka, elencando a suo padre tutte le capitali mondiali dei dolci che avrebbe visitato.

«Argh, fa' pure! Ma al tuo ritorno non sarò più qui!» disse severamente l'uomo.

Il piccolo Willy Wonka prese il suo zainetto dall'attaccapanni e se ne andò.

Willy Wonka||Johnny Depp (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora