Capitolo 66 - La leggerezza si paga con una pesante consapevolezza

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Chiara

La mia gamba comincia a muoversi nervosamente. Attendo da diversi minuti seduta sula solita sedia. So bene che questo è un servizio pubblico, quello privato non me lo potrei permettere, però credo che potrebbero almeno provare a rispettare gli orari degli appuntamenti.

Lo so, mi sto agitando per nulla. Mi dovrei ritenere fortunata, il dottor De Luca è sempre stato più che gentile con me. Mi tratta egregiamente, mi telefona personalmente per ricordarmi gli appuntamenti, non mi mette pressione. Probabilmente lui direbbe che sono solo stressata per gli ultimi avvenimenti. Temo di non potergli dare torto, dopotutto.

«Chiara?»

La sua voce giunge a me portandomi gran sollievo. Lo seguo nello studio e mi chiudo la porta alle spalle.

«Buongiorno.»

Ricambia il mio saluto e mi invita a sedermi sulla poltroncina di fronte alla sua scrivania.

«Come ti senti oggi Chiara?»

Ci rifletto per qualche secondo. Se c'è qualcosa di estremamente importante in tutto questo è la mia sincerità con lui. Se venissi qui per mentire, non farei altro che gettare il nostro tempo al vento.

«Sono arrabbiata, molto. Ma anche confusa. Triste, suppongo. C'è qualcosa che mi fa male. Credo sia troppo per me, sa.»

Lui annuisce appena. Prende appunti a computer. Non è il massimo del comfort, ma nemmeno mi disturba particolarmente. Di solito, mi ci abituo dopo i primi dieci minuti. D'altra parte, ho ben altro su cui focalizzare la mia attenzione.

«Ho scoperto che Jane, mi ha tradita. Non è nemmeno questo a turbarmi in realtà. Sa che situazione c'era. Però... Ricorda che le ho parlato di Giulia?»

Attendo il cenno di riscontro dell'uomo.

«Apparentemente non era così morta come mi è stato detto. So che lei mi prenderà per pazza, ma sono pronta a giurarlo sulla tomba di Giulia. O, almeno, su quello che credevo lo fosse.»

De Luca smette improvvisamente di scrivere.

«Chiara, se è così che stanno le cose, non fatico ad immaginare che tu ti senta in questo modo.»

Annuisco appena.

«Sono così triste: tutti questi anni persi solo perché... In realtà il perché non lo so. Lei non è mai stata il tipo da volersi dare per morta pur di sfuggirmi, ma se invece lo fosse diventata per causa mia? Capisce cosa intendo? In ogni caso, è con lei che Jane ha avuto la sua relazione. Non credo che nemmeno il sesso forzato fosse abbastanza per lei.»

Le ultime parole sfuggono al mio controllo. Non ne avevo mai parlato apertamente con lui, sebbene le nostre conversazioni avessero sempre affrontato l'argomento per ipotesi, metafore e giri di parole. Il fatto che io ora abbia ammesso ad alta voce quanto successo, come per tutte le cose, lo rende un poco più reale.

«Non hai dato retta al mio consiglio.»

Suona molto come un rimprovero, e lo accetto. Lui mi aveva detto di denunciare la cosa, ma stando bene a guardare la situazione quello di Jane non potrebbe essere considerato stupro, no? Certo, un no è un no. Però a parte parlare non ho mai davvero fatto nulla per fermarla, nemmeno una volta.

Dovrei dire queste cose all'uomo di fronte a me, ma al momento ho pensieri che premono con più urgenza sulla mia scatola cranica.

«Abbiamo avuto una breve conversazione, ieri sera. Le ho detto cosa provo per lei, ma non ha risposto. E quando ci siamo incontrate ha spalleggiato Jane. Sua zia non mi ha parlato bene di lei. Le avevo spiegato tutto al telefono, se ricorda. Mi spiace per averla chiamata quel giorno.»

«Non scusarti, ti ho dato la mia piena disponibilità.»

«Questo mi fa arrabbiare. Tanto. Non sopporto l'idea che una persona tanto spregevole possa mettere le sue mani su qualcuno come Giulia. Non posso farle una gran predica, anche io non sono mai stata sana per lei. Però io almeno l'ho sempre amata. Non ho mai avuto intenzione di giocare con lei o con il suo cuore. E mi rende furiosa il modo in cui Jane si sia intrufolata nella mia vita, ne abbia parlato male e ora sia riuscita ad infilarsi anche nella sua. So che non è una mia scelta. Ma non posso permettere che una persona tanto infima possa rimanere al suo fianco. Non posso permettere che qualcun altro si comporti con lei come ho fatto io. Non saprebbe prendersi cura di lei nel modo giusto, capisce? Io ci tengo ancora moltissimo a Giulia. Non posso costringere lei ad amarmi, ma nemmeno posso arrendermi all'idea che un verme schifoso si introduca nella sua mente, nel suo letto e magari perfino nel suo cuore.»

Continuo a parlare. Le parole scivolano fuori dalle mie labbra sempre più concitate, più confuse. Il mio tono di voce si alza oltre il dovuto e concesso, ribellandosi al mio debole controllo. Passano decine di minuti prima che io decida di inserire una breve pausa nel mio turbine di frasi connesse per il rotto della cuffia, ma nemmeno questo mi ferma realmente.

«Sa, non provavo a far entrare qualcuno da tanto tempo. Ma non importa cosa abbia fatto a me. Quel che davvero mi preoccupa è cosa potrebbe fare a lei. Detesto quella persona. Se esiste una forma di odio puro, questo è quanto provo per lei. Mi disgusta, l'eventualità che possa averla baciata o averle raccontato le stesse bugie che ha detto a me. Vorrei tanto trovarmela di fronte. Farle capire che cosa significhi, quello che lei infligge alle persone, una volta che lo si prova sulla propria pelle. Riservarle lo stesso trattamento, un equo scambio di dolore. Ripagarla con la sua stessa moneta, farle male fino a che non sentisse più nulla se non sofferenza. Vorrei tanto uccidere quella-»

«Chiara.»

De Luca richiama la mia attenzione. La mia voce si spegne all'istante. Solo ora mi rendo conto di avere il respiro affannato. I pugni sono stretti tanto forte da farmi male, ma quasi non lo percepisco. Così come mi suonano quasi mute le parole che De Luca spende per calmarmi e riportarmi "sulle linee guida", come le chiama lui. Non credo che, nemmeno se lo ascoltassi sul serio, qualunque cosa potesse mai dire servirebbe a migliorare il mio stato attuale, non in modo concreto. Di sicuro poche parole non sarebbero capaci di cancellare i pensieri orribili e perversi che minacciano di dominarmi in questo momento.

«Credo sarebbe più opportuno continuare domani. Farò venire anche il tuo psichiatra, può aiutarci a trovare una soluzione per questa tua rabbia. Non è un bene per te stressarti così tanto, Chiara.»

Annuisco. Credo che lui sappia cosa è meglio per me più di quanto possa saperlo io, perciò mi limito a salutarlo e tornare sulla mia cara moto. E come sempre, esco di lì un po' più scarica delle mie emozioni e un po' più consapevole del fatto che non riuscirò mai davvero a controllarle.

I Frutti dell'IgnotoOù les histoires vivent. Découvrez maintenant