Capitolo 53 - Il voltafaccia si nasconde fra bugie e false verità

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Chiara

Salgo in sella alla mia moto ancora piuttosto confusa. Non ho idea di come Ophelia sia riuscita a scoprire dove abito, ma mi sono ritrovata una sua lettera nella buca apposita, con la quale mi ha chiesto, anzi, mi ha imposto di recarmi a villa Craigh perché ha "un'assoluta necessità di parlare con me al più presto". Come se nella mia vita al momento non ci fossero abbastanza problemi.

Jane è sempre buona con me, non ha più nemmeno menzionato il sesso da quando le ho detto che non mi era davvero piaciuto. Quanto le ho riferito è stato molto riduttivo. Appena si è allontanata sono corsa in bagno a rigettare perfino la mia stessa anima, fino al punto in cui non ho vomitato aria e il mio stomaco non è riuscito a dare un freno alle proprie convulsioni nemmeno allora. Ogni volta che ripenso a quanto è successo mi sento sporca, come ricoperta di petrolio e fanghiglia. Il suo tocco è una macchia che non riesco a togliere dalla mia pelle e dalle mie ossa, non importa quanto a lungo io sfreghi il mio corpo ogni giorno sotto la doccia. È un'onta irremovibile nella mia carne, nella mia mente e nella mia essenza più profonda. Mi fa sentire una traditrice, una puttana.

Tutto questo però deve rimanere con me e per me, nemmeno Alissa potrà mai saperlo. L'ho riferito solamente a Giulia, ma è chiaro che il suo decesso renda ogni mia confessione e ogni mia supplica di perdono un patetico monologo rivolto al silenzio di una pietra fredda.

Jane appare sempre la stessa, ma in modo diverso. Dopo quel fatto non ci vediamo praticamente più se non le volte che ci incrociamo in casa, sovente per non più di qualche manciata di minuti. Fa degli orari strani al nuovo lavoro che dice di aver trovato, a volte salta le lezioni universitarie senza motivo, esce all'improvviso per feste organizzate all'ultimo minuto. E poco fa mi ha scritto se mi andasse bene che lei e alcuni ragazzi andassero a fare un viaggio di una settimana a Gallipoli. Non che mi dia fastidio il fatto che abbia amici, ma si organizzano sempre in modo così arraffazzonato e improvviso.

Forse però sono io a trovarlo strano, dopotutto non ho idea di come funzioni la vita universitaria, tanto meno so come venga gestita una vita sociale che coinvolga più di una persona.

Una lettera di Ophelia è l'ultima cosa di cui avessi bisogno adesso. Eppure, eccomi pronta a partire. Prima che io possa farlo, Alissa mi chiama. Sempre un ottimo tempismo, ho il piacere di notare.

«Al, che succede? Sto andando a sbrigare una faccenda importante, Ophelia esige di vedermi.»

Posso immaginare la faccia della corvina mentre lo dico, il che mi fa ridacchiare.

«Poi voglio il resoconto dettagliato. Be', io mamma e papà andiamo per tre giorni al mare. Tu puoi venire?»

Questa affermazione accende una sorta di lampadina nella mia testa.

«Dov'è che andate?»

«Ehm, Gallipoli mi sembra, perché?»

«Jane e i suoi amici vanno lì per una settimana, o almeno così mi ha detto. Al, so che ti chiedo tanto ma... Nel caso la incontri, ti dispiace tenerla d'occhio? Ho la sensazione che qualcosa non vada, io non posso prendermi giorni di ferie così all'ultimo. Puoi farmi questo favore?»

«Giusto, tu lavori, sfigata!» ride di gusto, ricevendo il titolo di mantenuta in risposta. «Comunque, non ti preoccupare.»

Scambiamo ancora qualche parola, prima che io la saluti definitivamente e mi metta alla guida.

Di certo incontrare la prozia di Jane non è il mio passatempo ideale. Tuttavia, il mio istinto mi suggerisce che ci sia qualcosa di davvero importante, che quella donna sappia qualcosa che non debba assolutamente rimanermi nascosto. Inoltre, l'urgenza percepibile anche per mezzo dell'inchiostro immobile sul foglio non ha fatto che aumentare questa mia sensazione.

I Frutti dell'IgnotoWhere stories live. Discover now