Capitolo 32 - L'inutilità del sacrificio

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Chiara

Quando ho raccontato ad Alissa di tutto quello che ha detto Jane, nemmeno lei è riuscita a crederci. Neppure la mia migliore amica, che è sempre stata un genio nel leggere le persone, ha la minima idea delle ragioni che potrebbero averla spinta a comportarsi in quel modo.

Adesso anche lei è qui, ci siamo tutte e tre, ma non facciamo altro che rimanere in silenzio. Alissa sposta lo sguardo tra la bionda e me, mentre io fisso Jane muovere gli occhi in giro per la stanza. Tutto questo mi sembra ridicolo, patetico. Io stessa mi sento di esserlo, in attesa che chissà quali parole si facciano strada fuori dalle sue labbra, solo perché io possa pendere da essere una volta ancora.

«Jane, hai intenzione di dire perché sei qui?»

La voce infastidita che pone questa domanda non è la mia, bensì quella della corvina vestita di bianco. L'altra punta automaticamente lo sguardo su di me.

Non te la caverai gridando aiuto Jane, non oggi, non dopo quello che è successo. Non sarò lo scudo che subisce le conseguenze al tuo posto, non di nuovo. Quindi allontana da me quello sguardo, non mi trarrai in inganno.

«Se devi dire qualcosa, lo fai con me presente. Ogni volta che apri bocca, mi ritrovo Chiara che bussa alla mia porta, quindi non pensare che vi lascerò sole, perché questo non accadrà.»

Il suo tono autoritario muta l'espressione di Jane in una rassegnata ed arrendevole di fronte all'impossibilità di scelta. A questo segue un sospiro pesante.

«Sono stufa che tu stia con me solo perché credi che sia la cosa migliore per te e per me, solo perché sei convinta che non potresti attirare di meglio.»

Mai nessuno si era rivolto a me con tanta acidità nella voce, tono che non rispecchia per nulla l'aria afflitta che si sarebbe potuta leggere sul volto di Jane fino a pochi secondi fa. Tuttavia, non è questo che causa la mia reazione spiacevolmente sorpresa.

Come puoi pensare questo di me, Jane? Dopo tutto quello che ho fatto e faccio per te, come puoi credere che sia una questione di misera convenienza? Non mi hai mai dimostrato di avere un'opinione tanto infima di me, peggiore forse di quella che io stessa potrei avere. Era forse una recita? La tua comprensione, tutta quell'accettazione, l'affetto gratuito ed incondizionato, ogni promessa. Quanto di tutto questo è mai stato vero, se realmente credi che sia un tale disgustoso essere?

«Cosa?»

Non riesco a dire nient'altro. Non riesco nemmeno a convincere il mio cervello a formulare una frase coerente, trasformare la massa informe che sono i miei pensieri in voce mi sembra impossibile in questo momento.

«Ma sei impazzita?!»

Questo il calmo intervento della mia migliore amica, ma chi potrebbe mai darle torto? Le parole di Jane sono offensive, pesanti ed estremamente crudeli. Non credo di averle mai dato alcuna ragione di scagliarmi contro tanta cattiveria.

«Jane, a me tu piaci» dico alla fine, diventando l'oggetto delle attenzioni di tutte nella stanza. «Tu credi che io menta ogni volta che lo dico? Non sono tanto meschina da illudere qualcuno che non voglio al mio fianco. Non ti amo, questo lo sai. Ma mi piaci, in un certo senso. Mi piace la tua compagnia, abbastanza da sopportare le cose di te che mi infastidiscono. Non sarà amore incondizionato, ma conta pur sempre qualcosa. Più di quanto abbia mai concesso alle persone, comunque, soprattutto dopo la morte di Giulia. Voglio stare con te? No, questo lo sai. Tanto meno è una relazione conveniente, come potrebbe esserlo se nemmeno la voglio? Se mi impegno in una relazione che non vorrei è perché, evidentemente e che a me piaccia o meno, provo sufficiente affetto amichevole nei tuoi confronti per concedertelo.»

Nemmeno io riconosco cosa le mie frasi stiano comunicando, se delusione, dispiacere oppure meri disappunto e delusione.

«Non dici sul serio.»

Jane scuote la testa ripetutamente, come a rafforzare la sua idea.

Come puoi rifiutarti di credermi? Con tutto quello che ti ho dato. Con tutto quello che sto perdendo per restare con te. Dopo tutti gli ostacoli che mi sto sforzando di smantellare, solo perché tu possa stare bene con me. Ho rinunciato ai miei ideali per te. Continuo a sentirmi in colpa ogni dannato giorno, inseguita dal pensiero che permettendoti di avere una possibilità con me io sti tradendo e ferendo la persona che amo. Rinuncio a chi sono tutte le volte che mi tocchi, tutte le volte che mi baci. Ho mandato al rogo la mia stessa voglia di vivere e lo faccio tutti i giorni quando cerco di essere qualcuno di completamente diverso, solo perché tu possa avere tutto quello che vuoi. Come puoi darmi della bugiarda?

«Non sto mentendo.»

Parlo nonostante il nodo che mi secca la gola e mi rende pesante la respirazione. La diffidenza nei suoi occhi mi ferisce più dei suoi sospetti. Ripeto quelle tre parole ancora e poi di nuovo, come se questo potesse infonderle una maggiore fiducia. Come se il mio parlare potesse significare qualcosa per lei, convinta che io le abbia venduto solo bugie per quasi tre anni. Qualcuno per cui i miei cambiamenti non sono valsi nulla. Qualcuno per cui forse nemmeno io valgo davvero qualcosa.

Ho forse commesso un errore ad aprirmi con te, Jane? Per favore, non dirmi che la mia fiducia è mal riposta, perché non potrei sopportarlo. Di' qualcosa, dimostrami che mi sbaglio. Dimostrami che è la mia testa a raccontarmi delle sporche bugie solo per giocare con la mia sanità mentale. Dimmi che non sei tu il pericolo da cui mi devo guardare le spalle. Dimmi che posso fidarmi Jane, dimmi che non sei solo un errore che si scriverà sulla mia pelle come un marchio a fuoco e consumerà le mie viscere come un cancro. Dimmi che non sei tu chi devo temere. Dimostrami che non ho sbagliato, che non avrei dovuto stare lontana da te. Dimmi che non sei tu ciò di cui devo avere paura, ciò di cui devo diffidare. Dimmi che non devo tornare indietro di nuovo. Perché non riuscirei a farlo, ormai è davvero troppo tardi.

I Frutti dell'IgnotoWhere stories live. Discover now