Capitolo 12 - Sguardo indagatore

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Chiara

Mi trattengo dallo spalancare la bocca come un'idiota di fronte a quel-l'espressione austera. Zia Ophelia, in tutta la sua regalità, mi sta squadrando con un'occhiata storta e le braccia conserte sul petto.

Le braccia conserte non sono mai, sottolineo, mai un buon segno.

«Nelle famiglie ricche non si usa lasciare alle persone la propria privacy quando usufruiscono dei servizi? O forse è una regola che mancate di rispettare solo quando si tratta della servitù che tanto disprezzate? Senza la quale, sottolineo, la storia dimostra che non andreste tanto lontani.»

Ringrazio mentalmente Alissa per avermi costretta a studiare con lei, senza le poche cose che ho imparato non avrei mai saputo dire qualcosa di simile. Tuttavia, sembro essere l'unica a pensare di aver detto una frase tipica di un colpo di scena, il che mi fa immediatamente sentire stupida agli occhi di Ophelia. Tuttavia, la convinzione e la fiducia in se stessi sono fondamentali quando si ha a che fare con persone che le possiedono, sempre che non si voglia essere schiacciati, quindi non lascio trasparire nulla.

La donna inarca un sopracciglio, riflettendo esattamente l'espressione che di sicuro è già apparsa sul mio volto. Mi chiedo se sia qui solo per umiliarmi ulteriormente, perché di questo davvero non ne ho bisogno. Lei però non mi dà nemmeno un indizio. Mi fissa e basta. Credo che ormai conosca a memoria ogni dettaglio del mio volto meglio di me.

«Sa, una foto dura più a lungo» sottolineo, eccedendo forse nell'uso di una certa arroganza.

«Ti credi tanto furba, non è vero?»

Non ho idea di dove voglia arrivare. Forse non le piace il mio atteggiamento, ma di certo nulla di tutto questo sarebbe successo se il fratello di Jane non avesse palesato un tale disprezzo nei miei confronti prima ancora che io potessi dargliene alcun motivo.

«Se la infastidisce tanto, ha solo da tenere a bada il figlio di papà al piano di sotto.»

Se gli sguardi fossero corrente elettrica, al momento la donna dai capelli neri di fronte a me sarebbe già un cumulo di cenere. Questo mio forte astio, contro tutte le aspettative, sembra però non essere affatto ricambiato.

Nuovamente l'assenza di suono si impadronisce della stanza, seguito da una leggera risata. Le mie sopracciglia reagiscono istantaneamente, esprimendo tutta la mia confusione.

«Pensi davvero che sia il tuo atteggiamento ciò di cui parlo?» domanda, quasi mi considerasse una piccola ingenua. A cos'altro potrebbe mai riferirsi, se non la mia arroganza fuori posto?

Non le rispondo, in attesa che sia lei a fornirmi delle spiegazioni.

«Sto parlando della tua relazione con Jane, Chiara Shark.»

Il mio cervello va in tilt, mentre il mio cuore muove nella direzione opposta e comincia a battere all'impazzata. Penso di aver appena perso tutti gli anni che mi restano da vivere. Come ha fatto a capirlo? Non ci siamo nemmeno guardate per tutta la sera, non l'ho sfiorata una sola volta. Non che Jane sia stata molto brava a mascherare la cosa, ma ritengo che da parte mia ci sia stata una chiusura totale sull'argomento, senza contare che trovare nel mio comportamento un interesse di quel tipo nei confronti di Jane senza che io lo abbia anche solo nella vita reale mi sembra improbabile. Ci deve essere qualcosa che ho scordato, qualche dettaglio che mi è sfuggito. Eppure mi sembrava di essere stata molto discreta.

«Prego?»

Quella parola incredula sfugge alle mie labbra, quasi fosse un riflesso involontario della mia sorpresa. Mi prenderei a schiaffi per questo, ma ormai il danno è fatto.

«Sono vecchia, signorina Shark, non cieca. Lei ha un interesse verso di te, sarebbe ovvio a chiunque, e tu la assecondi in tutto, ragion per cui sei ancora qui. Inoltre, dubito che abbiate mantenuto i contatti per ragioni altre ad una relazione amorosa. Perché presentarti qui oggi, altrimenti?»

Mi sforzo di trovare qualcosa di intelligente da dire, un modo per ribattere. Qualsiasi cosa che possa tirare Jane fuori dai guai in cui l'ho messa presentandomi qui questa sera. Ritengo sbagliato che sia lei a dover pagare per i miei errori. Tuttavia, non c'è nulla che io potrei portare a stendardo della falsa tesi che io e Jane siamo solo amiche. Non farei altro che rendermi ridicola, sarebbe una mossa patetica ed inopportuna.

Dopotutto, io mi aspettavo che tu non fossi così ingenua da presentarmi come una ex-tutor. Dubito che questo non ci abbia esposte all'attento sguardo indagatore di Ophelia.

Mi arrendo a quella verità con un sospiro combattuto. A questo punto non riesco nemmeno più a rispondere male o con superiorità.

Mi appoggio stancamente al lavandino con tutto il peso, esausta di portare sulle mie spalle anche quello della tensione che impregna le mura di questa villa da troppo tempo per i miei gusti.

«Immagino non mi crederebbe se negassi» dico, cercando un ultimo barlume di speranza che però ai miei occhi non è mai parso come altro che un luccichio illusorio e che di certo non potrebbe condurmi fuori dalla spinosa situazione in cui io stessa, con lo zampino di Jane, mi sono cacciata. Anzi, in cui ci ho cacciate, perché di sicuro Jane ne rimarrà completamente coinvolta. Come non potrebbe? Anche ammettendo che solo Ophelia si sia resa conto di come stanno davvero le cose, ci sono delle probabilità che lo renda noto anche al resto della famiglia e questo non porterebbe a nulla di buono, soprattutto per Jane.

«Sei una ragazza intelligente abbastanza per conoscere la risposta Chiara.»

Un altro sospiro sfugge alle mie labbra, esprimendo nulla che non sia una totale arrendevolezza.

Mi dispiace Jane. Avrei dovuto ascoltarti fin dall'inizio e non venire. Ha ragione Alissa, faccio solo casini.

«Senta, sono disposta a darle tutto quello che vuole. Non credo che i soldi possano interessarle, ma sono sicura che potremo trovare un accordo. Per piacere, non rovini la serata e la vita a Jane. Ho insistito io a venire, la responsabilità è mia. Lasci che sia io a pagarne le conseguenze.»

Un'altra risata a pieni polmoni squarcia il silenzio, rimbombando fra le pareti del bagno. A questo punto non so se essere sollevata o spaventata, ma di certo quel che provo è un'immensa confusione.

I Frutti dell'IgnotoWhere stories live. Discover now