Capitolo 58 - Fine della corsa, destinazione indefinita, tappa casa

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Sconosciuto

Poche persone sanno che cosa significhino le mie parole quando affermo che, ogni tanto, vorrei che la mia coscienza si sbagliasse. Molti credono che essere dotati di un sesto senso capace di dimostrare di aver ragione quasi tutte le volte sia il meglio del meglio. Pochi si rendono conto di come questo possa essere terribile, in certi casi. Ad esempio, quello in cui si stia frequentando qualcuno ma si abbiano ancora dei profondi sentimenti per qualcun altro, qualcuno che un tempo ci ricambiava ma ha improvvisamente deciso di sparire nel nulla.

Io e Rose stiamo camminando per le strade della città. Più di una volta lei ha provato a prendermi la mano e alla fine ho ceduto, nonostante io non mi senta particolarmente a mio agio. Mi sembra assolutamente strano farlo, per lo meno, con una ragazza – o meglio donna – che non sia Lei. Questa mano delicata, raffinata e liscia non è quella grande, calda, ruvida e rovinata dal lavoro manuale che conoscevo.

Nonostante i miei tentativi di tenerla confinata nei margini della mia mente, torna a spuntare, fra ricordi e paragoni, in ogni momento della giornata. Anche e soprattutto nei meno opportuni: quando Rose mi bacia, quando mi abbraccia o quando mi dice qualcosa di carino.

«Devi lavorare oggi, giusto?»

La domanda di Rosanne si fa strada fra le mie riflessioni, riportandomi al presente. Annuisco e lei senza aggiungere altro cambia strada, dirigendo se stessa e me verso la caffetteria.

«C'è anche Tom, ti va di conoscerlo?»

Non credo che lei lo abbia mai sentito nominare, eppure accetta di buon grado senza nemmeno fare domande su chi possa essere. Non so se dovrei insospettirmi o esserne lieta. Ricordo bene che quando Lei volle presentarmi la sua migliore amica, le feci mille domande sul soggetto che avrei dovuto incontrare. Ma suppongo che non tutti dimostriamo interesse e gelosia allo stesso modo.

Sempre che tu sia una persona gelosa Rose. Lo sei? Quando parlavi della tua ex sembravi sempre mostrare una grande possessività, caratteristica che non ho mai avuto modo di riscontrare nei miei confronti. Non esigo, né pretendo, ricerco o mi aspetto, che tu provi qualche sorta di gelosia verso di me. Tuttavia, mi chiedo se ci sia qualche motivo preciso per il quale ora io sono la tua ragazza, qualcosa diverso dal puro caso che mi ha spinto a volerti conoscere, qualcosa di più solido del mio essere la prima boccata d'aria fresca che ti ha colta ed accolta dopo una relazione tossica durata anni.

«Sembri spesso pensierosa.»

Il suo commento è estremamente piatto e anonimo, fin troppo per credere che provenga da lei, certo se Rose non fosse proprio qui al mio fianco.

«Sono solo una a cui piace riflettere.»

Abbozzo un sorriso e lei ricambia, sebbene mi sembri poco convinta.

Non ti posso dare tutti i torti, non sono la partner migliore del mondo. Sono con te e penso alla mia ex, è scorretto. Eppure non posso farne a meno, Lei è sempre nella mia testa e il tuo ingresso nella mia quotidianità non ha cambiato le cose. Come potrebbe? La vita è un progredire in linea, non un sovrascriversi di eventi.

«Ti spiace se mentre tu lavori io faccio un giro nei dintorni?»

«No, assolutamente.»

Sorrido appena e lei fa lo stesso.

Ti conosco, o almeno conosco la persona che eri e so che tu saresti rimasta lì al bar. Eri tanto premurosa, eppure è bastato un qualcosa di tanto insignificante per farti sparire nel nulla. I suoi "ti amo" non saranno mai altrettanto profondi e di sicuro non intendono esprimere quello che è un vero innamoramento. Non mi causano nemmeno un piccolo sorriso, non spontaneo e reale, al contrario dei tuoi. Eppure, per quanto sinceri suonassero alle mie orecchie, per quanto piena d'amore mi facessero sentire, oggi sono qui a domandarmi se per te abbiano mai davvero avuto un significato.

«Vuoi che ti prenda qualcosa per quando avrai finito?» domanda, accarezzandomi gentilmente il dorso della mano. Scrollo appena le spalle, sorridendole. «Magari qualcosa da mangiare» dice lei, rispondendo alla sua stessa domanda. Come se non lavorassi in un posto fornito di cibo a sufficienza per sfamarmi. Tuttavia, taccio, senza rovinare il buon umore che sembra averle portato l'idea di fare qualcosa di così semplice per me.

Ci fermiamo di fronte all'entrata della caffetteria e Rose si mette di fronte a me. Si abbassa appena per darmi un bacio che si protrae più a lungo di molti altri che io abbia ricevuto da lei.

Sapete, la vita è qualcosa di meravigliosamente e disgustosamente strano. Sa cogliere tutti di sorpresa, ma lo fa alle spalle, così che nessuno sappia dire se sia un coltello o un regalo quello che tiene fra le mani. E di tutti i doni che reca costantemente all'umanità, il più controverso sono sicuramente le emozioni.

Probabilmente molte persone al mondo hanno provato gioia e dolore allo stesso tempo, misti a rabbia e voglia di scappare. Almeno una volta, tutti ci sono passati.

Oggi è arrivato il mio momento.

Oggi, mentre cammino per le strade poco affollate, mano nella la mano con una ragazza che non sento tanto mia e a cui so di non appartenere del tutto.

Oggi, un giorno a caso e completamente ordinario nel mezzo di altri giorni altrettanto insignificanti.

Oggi, mentre mi sembrava di vivere solamente un "oggi" qualunque.

Oggi, ora, adesso come fosse la prima volta, la vedo.

Il mondo si ferma, ma tutto attorno a me si muove. Ogni cosa accade così velocemente e la sola di cui mi rendo conto, forse minuti dopo il suo reale avvenimento, sono quelle braccia. Le braccia forti, calde e protettive che mi hanno cullata per anni. Le braccia rapide che mi hanno evitato molte cadute o lividi da urto contro gli spigoli. Le braccia che mi hanno comunicato alcuni dei "Ti amo" gridati più a gran voce. Le sue braccia. Dopo tutto questo tempo, sono di nuovo qui attorno a me, per regalarmi le stesse emozioni di sempre.

Nel forte rumore del nostro abbraccio, il silenzio viene rotto da un sussurro che per quanto flebile non mi impedisce di distinguere quella voce che mi è tanto mancata. Un'unica, breve parola.

«Giulia

Mi sento come se fosse la prima volta che sento pronunciare il mio nome; lei lo dice come se in esso fosse contenuto tutto il mondo, tutto il suo mondo.

Finalmente, dopo anni di attesa, mi sento completa. Finalmente, dopo una pazza ed estenuante corsa verso una meta sperduta e vuota, mi sento di nuovo a casa.

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