Capitolo 11 - Disprezzo

13 1 0
                                    

Il segno più inequivocabile di disprezzo nell'uomo è considerare ognuno semplicemente un mezzo per i propri fini, o senza alcuna importanza.
- Friedrich Nietzsche -

Chiara

«E così, hai ventiquattro anni.»

Credo sia passata più di un'ora da quando ci siamo seduti a tavola e le risposte che fornisco sulla mia vita sembrano non aver fatto altro che assicurarmi l'odio di tutti i presenti. Robert è l'unico entusiasta di avermi qui, forse perché sembra avere una personalità molto buona, ai limiti dell'ingenuità. O forse si finge semplicemente gentile per mantenere l'immagine del ricco gentiluomo affabile.

«Sì, signora.»

Richard è il solo che non ha ancora fiatato, il che mi mette particolarmente a disagio. Non credo sia un buon segno che il mio unico quasi coetaneo della famiglia sia anche il solo che non riesca a – o più probabilmente non voglia – comunicare con me. Ad essere onesta, l'idea che Jane avesse un fratello maggiore è stata per me una sorta di consolazione in tutti questi anni, almeno fino a che non l'ho visto seduto a questo tavolo: lo consideravo, evidentemente sbagliando, una sorta di meta sicura, credendo che grazie alla sua presenza ci sarebbe stata almeno una persona con cui avrei avuto qualche chance di andare d'accordo.

«Oh ma che coincidenza! Mio figlio ne ha giusto ventisette, vero Richie?»

Il ragazzo sembra piuttosto infastidito dal fatto che il padre lo abbia tirato in causa. Infatti, il suo unico e primo contributo è un mugugno svogliato. I suoi occhi, tuttavia, non si alzano nemmeno dal piatto. A questo punto è il solo che continua a mangiare indisturbato. Io, invece, mi sento lo stomaco completamente chiuso, abbastanza da farmi pensare che aver cenato sia stato un errore.

Non sarebbe comunque il primo della serata. Non sarei mai dovuta venire qui. Era forse questo che cercavi di risparmiarmi, Jane? O è a te stessa che volevi evitare tale tortura?

Quest'ultima ipotesi sembra giustificare meglio il suo atteggiamento infastidito, chiaro come un faro nella notte. La guardo in volto per qualche secondo, ma è da tutta la sera che evita spudoratamente i miei occhi, quasi come se si vergognasse. E non parlo della vergogna positiva, quella data dalla timidezza o dall'ansia, ma di quella delle persone che si rimproverano di aver portato con sé qualcuno che li metterà in qualche sorta di cattiva luce. A cosa sia dovuto tale comportamento, tuttavia, non mi è molto chiaro.

Mi devo essere persa qualche dialogo mentre seguivo la mia fila di pensieri, perché Richard sembra ancora più irritato di prima.

«Che cosa dovrei mai dirle, padre? Non ho nulla da dire a una della servitù.»

A quelle parole sento una forte rabbia scorrermi nelle vene. Le mie pupille, ne sono sicura, si stanno restringendo a dismisura mentre non riesco a confinare l'odio che divampa in me nei suoi confronti. Anche Jane, al mio fianco, si volta di scatto a guardarmi allarmata, temendo chissà quale reazione da parte mia.

Oh, adesso ti interessa guardarmi, eh?!

«Chiedo scusa. Credo sia opportuno che io tolga il disturbo» affermo secca. Non avevo pianificato di rivolgermi alla famiglia di Jane con tale freddezza, ma al momento non mi interessa minimamente cosa potrebbero pensare di me. Dopotutto, mi pare evidente che quasi tutti loro si siano fatti già una propria opinione.

«La verità ti è forse scomoda, Chiara Shark?»

ùI miei occhi lampano inevitabilmente in direzione di Ophelia.

«Assolutamente no, signora Ophelia. Ho un ottimo rapporto con la verità. Sono pregiudizi ed ignoranza a essere in disaccordo con i miei ideali» ribatto.

Jane mi appoggia una mano sulla coscia e, sebbene io provi a scollarla via, lei non fa che stringere più forte. Se pensa che me ne starò qui a farmi insultare dai suoi parenti, si sbaglia di grosso.

Credi davvero che io valga così poco? Hai realmente così poca considerazione di me da credere che sarebbe giusto lasciarmi maltrattare solo per non litigare?

«Mi staresti forse dando dell'ignorante, serva?!» urla il biondo con rabbia.

«Oh, e così ora hai qualcosa da dirmi?» domando a mia volta, scatenando uno scintillio nei suoi occhi che promette davvero poco bene.

«Questo è inammissibile!»

L'uomo si alza in piedi a lancia il suo tovagliolo sul tavolo, spostando finalmente l'attenzione dei commensali completamente su di sé.

«La tua è una grande mancanza di rispetto!»

«Adesso basta, Richard.»

Nessuno può immaginare il mio stupore nel sentire il tono autoritario con cui Ophelia ammonisce il nipote. Un silenzio pesante cala nella stanza e pare proprio che nemmeno Robert sia intenzionato ad interromperlo.

«Con permesso» mi scuso, alzandomi da tavola e dirigendomi a passo spedito nel bagno al piano di sopra.

Immaginavo che la famiglia di Jane potesse essere la classica ricca famiglia inglese, che mi avrebbero guardata dall'alto in basso, che mi avrebbero disprezzata. Non mi sarei mai aspettata di riuscire a integrarmi in quel mondo, che non mi appartiene né potrebbe mai essere vicino a me più di quanto non lo sia il Polo Sud. Un mondo a cui io per prima non ho mai avuto la minima intenzione di entrare a far parte. Tuttavia, non avevo previsto che potessero mancarmi tanto di rispetto. Ho sopportato le occhiatacce, ho sopportato un interrogatorio degno di un indagine per omicidio, ma non posso tollerare un'offesa personale di tale genere. Non tanto perché mi ha chiamata serva, ma per il modo in cui lo ha fatto. Ha sputato quella parola fuori dalle labbra quasi come mi immagino che Hitler potesse pronunciare l'aggettivo "ebreo".

Sento dei passi alle mie spalle e non posso fare a meno di voltarmi ad affrontare Jane faccia a faccia. Al momento, non mi interessa che i suoi parenti siano ancora di sotto. Lei è stata la prima di tutti a mettermi a disagio e in posizione inferiore presentandomi come una banalissima tutor. La sua incapacità di tenere testa alla sua famiglia o proferire parola mentre tutti tranne Robert rendevano evidente il loro disprezzo per me non ha fatto che peggiorare il mio umore nei suoi confronti.

Quando mi giro, tuttavia, la persona che mi ritrovo di fronte non è nemmeno lontanamente chi avevo immaginato e non saprei dire quanto questo possa essere un bene o un male, ma di certo dà la sensazione di essere uno di quei dettagli che, nella vita semplice di una persona comune come me, possono cambiare tutte le carte in tavola.

I Frutti dell'IgnotoWhere stories live. Discover now