Capitolo 60 - Un telefono spento e una stanza poco illuminata

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Giulia

E così, dopo tutto questo tempo, anche Lei ha rifatto la sua comparsa. Incapace di controllarsi come sempre. Nemmeno adesso, sdraiata nella mia stanza con occhi assenti, riesco a ricostruire in modo razionale e cronologico l'accaduto. Di sicuro c'è chi mi considererebbe una persona orribile per le accuse che ho rivolto a Chiara dopo pochi minuti che l'ho ritrovata. Io, invece, ho trovato meschino e deplorevole il suo di atteggiamento.

Sei sparita per anni, mi rivedi in una via per caso e mi abbracci come se fossi la persona più importante del mondo per te. Se c'è una cosa di cui non ti avrei mai potuta rimproverare è il fatto che tu mi mandassi segnali contrastanti riguardo i tuoi sentimenti per me, non c'è stata occasione in cui tu l'abbia fatto. L'amore fu sempre forte e chiaro, o almeno così mi era sembrato. Ora, tuttavia, non so cosa pensare di te Chiara, davvero non lo so.

Dopo quello strano incontro, ho preferito tornare a casa mia da sola. Di certo non sono riuscita a levare le tende prima di vedere la totale perdita di controllo di Chiara. Qualcosa a cui sono stata abituata per anni, ma, che sia il tempo passato o la mia memoria ingannevole, non ricordo un solo episodio in cui lei sia andata tanto fuori di testa. Posso ancora sentire le orecchie rimbombare delle sue urla. L'immagine di lei che inveisce contro Rosanne è molto sfocata. Sono volate profonde accuse, insulti e molteplici minacce. Tutto però è rimasto inconcluso. Chiara è scappata, di sicuro da se stessa e da quello che sta attraversando. Rose mi ha pregata, supplicata, di poter tornare qui, ma ho rifiutato.

Non negherei mai le colpe di Chiara, anzi. Ma se qualcuno mi chiedesse di scegliere in quali mani riporre la mia fiducia, la scelta sarebbe comunque molto ardua per me. Da un lato la donna che amo, quella che mi è stata accanto per molto tempo, ma che poi è sparita nel nulla appena le cose si sono complicate per noi. Dall'altra una persona che probabilmente non conosco ancora, ma che potrebbe garantirmi un futuro roseo e stabile, un po' come ha fatto con il mio presente. E ora sono in bilico sulla lama di un rasoio, incapace di scegliere da quale parte dovrei cadere, impossibilitata a vedere da quale lato vi siano materassi soffici in grado di salvarmi e da quale pali aguzzi in grado di uccidermi.

Non ho raccontato ai miei genitori di avere incontrato Chiara e non credo lo farò. Non mi sento pronta per affrontarne le conseguenze, non con loro.

Mi è sembrata sempre la stessa, eppure così diversa, cresciuta forse o magari semplicemente cambiata oltre la mia comprensione. Non ne sono certa. Nei suoi occhi ho visto una quantità di dolore che non vi avevo mai scorto prima, nemmeno dopo la morte della sorella minore. Che ci fosse qualcun altro da perdere? Sarebbe un peccato se tutto ciò riguardasse Alissa. Anche lei sparì dopo l'incidente, ma non posso fargliene una colpa. Dopotutto, avevo sempre saputo che per quanto bene potesse volermi, Chiara sarebbe sempre rimasta la sua priorità.

Magari è questo che ti reca tanta pena, Chiara? Che abbiate proseguito tutti questi anni fianco a fianco solo perché tu potessi perdere anche lei, magari nel modo più definitivo possibile? Sarebbe molto triste, quindi ti auguro davvero che non sia questa la causa del tuo dolore. Tu odiasti sempre l'abbandono, perciò perdonami se mi sembra ironia della sorte che fosti proprio tu a lasciarmi con un pugno di ricordi e l'immensità del senso di vuoto.

Una lacrima solitaria mi riga la guancia, senza che io mi affanni a farla scomparire. Mi sono sempre sentita molto a mio agio con le mie emozioni e il mio dolore. Al momento, tuttavia, mi sento presa in contropiede. Per giorni, mesi, anni ho desiderato che Chiara tornasse, di poterla rivedere, di poter sentire le sue braccia protettive intorno a me un'altra volta. Ora che ho ottenuto tutto questo, non so cosa farmene. Se prima supplicavo la notte perché estinguesse i miei dubbi su dove fosse, cosa facesse, come stesse; ora mi sento come se la mia unica certezza si fosse polverizzata sotto il peso della sua improvvisa e irruenta ricomparsa. Come se la sicurezza della sua presenza in questo mondo, in questa stessa città non abbia fatto altro che distruggere ogni briciolo di convincimento che ero riuscita a costruire.

Perché proprio adesso? Ti ho attesa per anni, nella solitudine e nel silenzio nei quali tu mi lasciasti, nei quali le tue scelte mi confinarono e a cui tu stessa mi condannasti di tua spontanea volontà. Perché proprio ora, quando sembra che io stia finalmente riuscendo a costruirmi una nuova vita con una persona nuova?

A questi quesiti, ne sono cosciente, solamente il destino o la vita stessa potrebbero dare una risposta concreta, reale, soddisfacente. Peccato non sia in mio potere interpellarli.

Un telefono spento e una camera poco illuminata non mi salveranno dalla realtà, né mi condurranno a un domani in cui sia Rose sia Chiara non esistano, o in cui ogni mia incertezza abbia trovato il pezzo di puzzle che ne costituisca la risposta e io possa essere di nuovo in pace. Non credo nemmeno che, se fosse possibile una cosa simile, sceglierei di prendere quella strada. Però ora come ora sono quello che mi serve per restare distante da entrambe, una la mia droga, l'altra la nuova cattiva abitudine con cui ho provato a sostituirla.

In quale gran casino mi hai cacciato, Vita? E quanto di tutto questo è stato frutto di un tuo contributo, Chiara? Forse non sussiste nemmeno una discussione, forse io l'ho già presa la mia scelta. Quello che non so è se sarò in grado di affrontarla e sostenerne l'enorme peso.

I Frutti dell'IgnotoWhere stories live. Discover now