Capitolo 16 - Volontà contro verità

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Chiara

Passiamo diversi minuti in silenzio. Ad essere del tutto sincera, forse per la stanchezza, le famose due pizze cominciano a pesarmi. Sebbene sia stata proprio Alissa a chiedermi di venire, ora sembra lei quella indecisa se lasciare che io oltrepassi la soglia oppure chiudermi la porta in faccia e abbandonarmi a mangiare da sola per strada. Trattengo un sospiro, cercando di essere paziente quanto la situazione delicata richiede, nonostante il mio stomaco a questo punto si stia auto-digerendo e tutto ciò che la mia mente riesce a focalizzare è che la sacca termica non manterrà le pizze calde per sempre.

«Vuoi entrare?»

Inarco un sopracciglio di fronte a quella domanda tanto banale.

«No, grazie, sono qui solo per consegnarti queste» rispondo sarcasticamente. Alissa, tuttavia, annuisce comprensiva. Credo che le sue condizioni non le permettano di cogliere ironia o sarcasmo al momento.

«Avanti spostati, idiota» aggiungo, spingendola di lato con gentilezza, in modo da non farle male. Noto con la coda dell'occhio che mi sta facendo il verso. L'istinto di esserci amiche è più forte di noi, dopotutto.

Senza chiedere conferma mi dirigo in camera sua, dove trovo già una cassa di birra da dodici pronta per noi. Sa che non consumo nulla di più forte e prediligo comunque bibite analcoliche, ma in una serata come questa credo di poter fare un'eccezione.

Alissa si siede sul materasso ed in pochi attimi, giusto il tempo di sfilarmi scarpe e giacca, la raggiungo, sistemandomi però al fondo del letto. Tutto è ancora in disordine, se possibile le condizioni sono ancora peggiori di quelle che ho trovato l'ultima volta in cui sono stata qui. Per un attimo mi sembra di tornare indietro al nostro ultimo anno di liceo quando casa mia, il giorno dopo le nostre serate, era un totale soqquadro.

Consumiamo le prime due fette nel totale silenzio. Io la scruto attentamente, ma la corvina non accenna nemmeno a guardarmi di sfuggita. Mi chiedo se abbia intenzione di parlarmi quando sarò a stomaco pieno, nella speranza che io sia più affabile.

Finalmente, dopo abbastanza tempo per permetterci di portare quasi a termine il nostro pasto, le sento mugugnare qualcosa a testa bassa.

«Non ho capito una sola parola Al» le faccio notare a bocca mezza piena.

La corvina trae un respiro profondo e, dopo quelli che sono sembrati anni, finalmente mi guarda dritta negli occhi.

«Ho detto che mi dispiace. Non avrei dovuto dire quelle cose. Sono stata una grandissima stronza.»

«Non vedo quale sia la differenza dal solito.»

«Sono seria Chia'.»

L'ennesimo sospiro della serata è accompagnato dal tonfo della crosta della mia ultima fetta di pizza che cade nel cartone. Mi sistemo il cappellino sulla nuca, rimuovo le briciole che mi ricoprono le mani e la guardo in faccia.

«Senti, sto solo cercando di farti andare avanti Al. Lo capisco se ti comporti come un porcospino idiota ogni tanto. Sei appena stata mollata e non hai rapporti intimi da un mese, è normale. Soprattutto per via della seconda cosa.»

Alissa sembra non avere nemmeno la forza di fulminarmi con lo sguardo. Al contrario, mi rivolge un mezzo sorriso incerto.

«A proposito, hai l'aspetto di un vecchio mocio usato» la informo, come se io non fossi al corrente di avere un'apparenza terribile come la sua. Dopotutto, sono sicura che nessuna di noi due ha dormito negli ultimi giorni e non parlarci non ci fa di sicuro bene. Non capita spesso che litighiamo in questo modo.

«Anche tu sei splendida, Shark» mi risponde a tono. Dopotutto, credo di essermelo meritato.

Ridacchio, annuendo appena.

«Hai ancora saltato le lezioni?» domando, aprendomi la terza lattina da 33 della serata.

Alissa mi rivolge uno sguardo colpevole.

«Non importa, va bene così Al. Ci pensiamo domani, okay?» domando, spostando la cassa lontano da lei. Se io sono solo al terzo giro della serata, be', Alissa mi ha più che doppiata.

La corvina annuisce lentamente, lasciando ricadere il proprio capo sul cuscino.

«Credo sia meglio se dormi ora.»

«No!» protesta lei, con forse troppa energia. «C'è una cosa che volevo dirti.»

Sposto i cartoni di pizza sul pavimento e mi sdraio al suo fianco, così da poterla guardare in faccia. La invito a parlare, ma ancora prima di cominciare fa una brave pausa, abbassando lo sguardo.

«Io non penso davvero che sia colpa tua se le cose sono andate così. So che ti sei sforzata moltissimo con Giulia e che ancora adesso ti stai facendo in quattro con Jane. E so che tu sei innamorata di Giulia e non di Jane. So che lei ti sta chiedendo molto adesso. Non vuoi lasciarti andare, lo capisco, davvero. Voglio solo trovare un modo perché tu possa essere felice come prima» sussurra; lo scintillio di una lacrima attraversa la sua guancia.

«Lo so Al, davvero. Però Jane non mi porterà alla felicità, forse alla pazzia, più di quanto io non sia già fuori di testa intendo. Quella ragazza merita di meglio ed io di certo non sono interessata ad essere ciò che la aiuterà a rovinare la sua sanità mentale. Ho già la mia di cui occuparmi» faccio una breve pausa, incerta se proseguire. «So che tu credi che le cose andrebbero meglio se io la trattassi come facevo con Giulia, ma io non voglio stare con Jane. Mi ha assicurato che se provo ad andarmene, lei mi seguirà come la mia ombra e parlarle non serve a nulla se non far sì che mi stia ancora di più col fiato sul collo. Sono in una situazione in cui non vorrei essere e non so davvero come uscirne Al.»

Alissa annuisce appena. Ormai è evidentemente troppo stanca per sostenere una conversazione. Infatti, quasi a confermare il mio pensiero, si addormenta prima di poter replicare.

So quanto bene mi voglia, so quanto lei desideri che io possa essere felice come i Puffi. Ma non basterà una ragazza ossessionata dai propri castelli costruiti sulle nuvole a regalarmi gioia. Non oggi, né mai. C'è stata una sola persona che abbia saputo regalarmi quell'emozione ed è attualmente collocata sotto due metri di terra. Vorrei dire che ci sono delle soluzioni, ma non farei altro che illudere sia me, sia la corvina al mio fianco.

Me la caverò Alix. L'ho sempre fatto. Però è ora che tu cominci a vivere per te e non per salvarmi o proteggermi. Mi hai già aiutata, tante, tantissime volte. Ora lascia che sia io a restituire il favore.

I Frutti dell'IgnotoWhere stories live. Discover now