Capitolo 19 - Guerre vane

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Chiara

«Jane?»

Questa è la quinta volta che mi vedo costretta a richiamare la sua attenzione. A questo punto anche Alissa, seduta al mio fianco, si volta a guardarmi con aria interrogativa. In tutta risposta faccio spallucce.

«Sì. Sì, scusa, ci sono.»

«Hai capito cosa ho detto?» domando, mantenendo una pazienza che non mi è mai appartenuta.

Jane risponde negativamente, il che fa irrigidire perfino la mia migliore amica. Forse le mancanze di rispetto nei miei confronti sono una delle poche cose che lei tollera ancora meno di me.

«Ti ho chiesto se vuoi andare a cena fuori questa sera.»

Inevitabilmente la mia offerta, all'ennesima volta che la ripeto, risulta vuota, infastidita e priva del genuino intento di provare ad essere una persona decente per lei che la caratterizzava all'inizio. Trattengo un sospiro stanco, mentre la mia migliore amica continua ad osservarmi in attesa di spiegazioni. Jane mi risponde con un sì distratto, dopo il quale chiude la chiamata senza nemmeno salutarmi.

Lascio cadere il telefono sul tavolino di fronte al divano e sospiro, esausta.

«Si può sapere che succede tra voi?»

«La stessa cosa di sempre Al» rispondo stancamente.

Ormai non so che altro fare. Io e Jane andiamo in qualunque posto lei voglia, ogni volta che vuole. Le faccio un regalo o una sorpresa ogni tanto. Mi sto davvero impegnando, sono sempre presente. La sola cose che le chiedo è di non avere rapporti intimi. Non credo sia poi una grande richiesta, soprattutto se si considera il fatto non le ho mai nascosto il turbamento che mi causerebbe e che non l'ho mai obbligata ad avere una relazione con me, anzi a guardarla bene quella costretta sono io. Anche quando le ho detto che non era la migliore delle idee o tutte le occasioni in cui le ho suggerito di allontanarsi da me, lei ha sempre insistito.

Mentirei se dicessi che la sua compagnia di tanto in tanto, quando non discutiamo, non è così male; tuttavia sarebbe estremamente sbagliato lasciare che l'irrazionalità della cosa mi annebbiasse la mente al punto di rendere la mia razionalità succube. Credo di essere l'unica a rendersi conto di quanto sarebbe sbagliato nei confronti di Jane, ma soprattutto pericoloso, che io mi lasciassi andare, comportandomi come una sorta di rozza menefreghista, qualcosa che non sono. Il fatto che io amassi Giulia con tutta me stessa e provassi per lei un affetto situato su un piano totalmente diverso da quello relativamente amichevole su cui si pone l'aver conosciuto Jane, fa sì che io sull'argomento "relazioni" più che su tutti gli altri non possa aprirmi.

Alissa mi capisce, ma mi chiama codarda. Jane non mi capisce affatto, crede che voglia farla soffrire di proposito, sebbene eravamo tutte convinte che avesse superato questa sua fase vittimistica. All'inizio anche la mia migliore amica, come Jane, credeva realmente che avremmo potuto funzionare. In realtà tutta la comprensione e la disponibilità della bionda, ciò che all'inizio mi aveva dato speranza del fatto che per me non sarebbe stato terribile come pensavo, sembrano volatilizzarsi ogni giorno di più. Vorrei solo non essere l'unica persona ad averlo realizzato, questo faciliterebbe molto le cose. Basterebbe che lei ammettesse di non poterlo sopportare, di non riuscire ad avere a che fare con me senza perdere se stessa o sentirsi svuotata di tutte le energie.

Eppure, nonostante tutti i miei discorsi e buoni propositi, lei non vuole mai affrontare l'argomento.

Esattamente come sta facendo ora.

«Per favore Jane. Questo è davvero qualcosa di cui è necessario parlare.»

Perfino io mi rendo conto di quanto la mia voce suoni esausta.

«Credo che spetti a me a decidere di che morte morire, Shark.»

Tutte le volte la stessa, fottuta storia.

«Anche io, ed io ho deciso che non voglio quel tipo di relazione con te.»

Non penso di essere l'unica al mondo a credere che i rapporti in cui non ci si parla sono solo tossici, nati per distruggere chi ne è coinvolto. Eppure lei mi guarda come se io fossi di un altro mondo.

«Non puoi decidere tutto da sola. Non spetta solo a te prendere una decisione.»

Suona quasi comico, detto da lei. A questo punto, nemmeno se fossi sana di mente riuscirei a controllare il nervosismo che mi invade.

«Tu una scelta l'hai presa quando hai deciso di forzarti la strada nella mia vita nonostante io abbia continuato a respingerti per tutto il tempo!»

Il mio tono di voce è molto più alto del necessario.

«Tu hai scelto, Jane. Ti sei presa il pacchetto completo, lo hai voluto disperatamente. Sapevi benissimo che cosa avrebbe implicato. E il risultato è che adesso te ne stai sbattendo altamente. Riesci a pensare esclusivamente a ciò che vuoi ottenere da me, ciò in cui vuoi che io mi trasformi.»

Lo sguardo ne suoi occhi è senza precedenti. Non le avevo mai rivolto un'accusa simile, tanto esplicita, prima d'ora. So bene, però, che l'espressione sul suo volto non implica per nulla che lei abbia finalmente aperto gli occhi su quanto assurda sia la sua repellenza per il dialogo o per la resa. Anzi, i suoi pensieri non potrebbero essere più distanti da tutto questo. Ci scommetterei un rene che tutto quello che le occupa la mente al momento è il disprezzo per la mia grande mancanza di rispetto ed irriverenza nei suoi confronti. Come se le mie parole non fossero la realtà dei fatti, come se lei non lo sapesse, da qualche parte, dentro di sé, che io ho ragione.

Forse questo è il cerchio della vita. Ognuno di noi ha qualcosa o qualcuno che vorrebbe per sé, che si tiene stretto, spesso contro ogni logica. Io ho perso Giulia, lei non è nulla più che un'anima vagante nell'aldilà oggi, tuttavia io continuo ad amarla come se fosse qui, rifiutandomi di lasciarla andare e proseguire il mio cammino nella vita terrena. Proprio come me, tu, Jane, segui alla cieca il tuo orgoglio e le tue ossessioni, cercando di realizzare a senso unico qualcosa che solo in due si può mettere in atto. Non sei in grado di fare altrimenti, attaccarti con anima e corpo a quei tuoi piccoli, irrealizzabili desideri. Proprio come me, Jane, tu non sai far altro che condurre una guerra senza aver nemici, solo per tenerti stretto qualcosa che potresti, dovresti, ma non vuoi lasciare andare.

I Frutti dell'IgnotoWhere stories live. Discover now