Capitolo 55 - La peggiore malattia

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Sconosciuto

Poche ore dopo aver ricevuto la chiamata di Rosanne, la vedo arrivare sotto casa mia dalla finestra della cucina. Senza pensarci due volte, corro in ingresso per aprire il portone principale dal citofono e successivamente il battente.

Le dico di sbrigarsi ad entrare e che tra non molto tempo arriveranno i miei genitori, così avrà occasione di conoscerli meglio. A lei non sembra importare particolarmente di loro però, dato che senza nemmeno rispondere mi bacia, a lungo. Non posso fare a meno di sorridere nell'atto. Ha sempre un tocco così gentile. Non potrei mai dire di sentirmi al sicuro al suo fianco o fra le sue braccia, solo Lei ha avuto il potere di trasmettermi una sensazione simile, tuttavia è la cosa più vicina alla sicurezza che abbia provato negli ultimi anni.

«Per quanto puoi restare?» chiedo, in ansia di sentirle dare una risposta che di sicuro soddisferà la mia voglia di passare del tempo con lei.

«Una settimana» risponde con un piccolo ghigno.

Una settimana. Ricordo la prima volta che ti chiesi se potessi essere io a venire a casa tua, restare un po' lì. Ricordo che quando io dissi "Quindi, per quanto tempo mi sopporterai?" tu rispondesti che in me non c'era nulla da sopportare. Ti piaceva la mia compagnia, me lo rendesti sempre noto, ogni giorno. Ricordo la nostra stanza e ricordo tua sorella più piccola che correva da noi alle tre di mattina per raccontarci i suoi incubi. Ricordo che a furia di rimandare il mio rientro a casa, rimasi da te per più di un mese; e ricordo come i miei genitori reagirono quando dicemmo loro che tu e tua sorella sareste rimaste da noi per un po' lo stesso giorno in cui rientrammo. Con te non c'erano mai limiti di tempo, non c'erano orari. Qualsiasi tipo di restrizione non esisteva. E mentirei se dicessi che quella vita non mi manca. Che tu non mi manchi.

«Hey, c'è qualcuno in casa?» domanda Rose, ridacchiando appena. Le sorrido, giusto per farle capire che sono presente, sebbene forse la mia testa sia tutt'ora ferma a quei giorni lontani. Ferma a Lei.

«Abbiamo qualcosa in programma per questi sette giorni?»

Sono piuttosto curiosa, Rosanne ha sempre un sacco di piani per noi. Luoghi in cui andare, ristoranti di lusso in cui mangiare, film da vedere. Ogni cosa con lei ha una sorta di scaletta, un'organizzazione precisa che lei rispetta sempre nei minimi dettagli.

Non posso dire che mi dia fastidio, ma con te era diverso. Tu non avevi mai programmi. Mi facevi sorprese all'ultimo minuto, mi portavi a visitare posti che non avevo mai visto prima all'alba, a volte mi alzavo e ti trovavo in cucina a prepararti le mezze maniche ai quattro formaggi alle due della mattina. Non ho mai dimenticato nemmeno quella volta che senza dire nulla a nessuno siamo andate in Toscana al mare per due giorni, partendo alle dieci e mezza di sera, lasciando come unica traccia la nostra assenza. Con te era un mondo più libero, forse un po' più pazzo, ma è anche questo il motivo per cui lo amavo alla follia. Vorrei sapere se la donna che hai ora al tuo fianco riceve le stesse attenzioni; e sarei una gran bugiarda se dicessi che spero di sì.

Naturalmente la bionda risponde affermativamente, elencandomi tutte le cose che vorrebbe fare con me nel dettaglio. Lei non me lo diceva mai, era tutto una sorpresa. Sapeva quanto le adorassi e non credo ci sia stata una sola volta che mi avesse detto cosa aveva in mente prima di agire, coinvolgendomi in quell'avventura improvvisata. Trovo triste il fatto che ora Lei non ci sia e tutto quello che avevamo non possa tornare. Che io non possa tornare a essere chi ero con Lei.

Posso perfettamente prevedere che cosa succederà in questi sette giorni. Io sarò qui, Rose sarà qui e Lei, anche Lei sarà qui con noi, costantemente. I ricordi di noi popoleranno la mia testa, sottolineando senza tregua come la bionda non mi renda felice nemmeno la metà di come faceva Lei, facendomi notare ogni singola differenza, scovando tutte le ragioni per le quali non varrebbe nemmeno la pena di provare ad avere una relazione con Rosanne. Il suo volto rimarrà incollato sotto le mie palpebre ogni volta che chiuderò gli occhi, la sua risata leggera e bassa si farà strada nelle mie orecchie facendomi girare di scatto, solo per trovare accanto a me il vuoto o qualcuno che non ha nulla a che vedere con Lei. So che mi sfuggiranno sospiri improvvisi e mi assenterò dal mondo reale di tanto in tanto; e sono cosciente che Rose sarà se stessa, con la sua comprensione e i suoi silenzi, con il suo lasciarmi chilometri di spazio anche quando siamo a pochi centimetri di distanza come se non fosse un problema, dando del suo meglio per farmi essere felice.

Al contempo una parte di me continuerà a provare un forte disappunto, delusione quasi. Perché sarà tutta una mezza verità, in quanto non solo il mio cuore ma anche la mia coscienza sanno che quello che vorrei, più di ogni altra cosa, è Lei.

Eppure sei come un'ossessione, non posso farne a meno. Di pensare a te, di volerti, di sperare che un giorno le nostre strade contorte si incroceranno ancora. Non ho mai davvero odiato nessuno, lo sai. Eppure, per non riuscire ad essere niente se non la brutta copia di me stessa senza di te, per non saper dare a nessuno quello che merita perché vorrei darlo a te, per non saper ricevere amore da nessuno perché lo vorrei solo da te, per tutto questo, io mi odio.

Forse solamente ora capisco fino in fondo che cosa significasse la frase che Lei ripeteva sempre: "Ci vogliono dei vuoti nella vita e un cuore spezzato per comprendere coloro che si definiscono la peggiore delle malattie".

I Frutti dell'IgnotoDonde viven las historias. Descúbrelo ahora