Capitolo 49 - Il debitore scava con le sue mani la fossa su ordine dell'usuraio

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Chiara

Ti ho osservata per tutto il giorno, Jane, con molta attenzione. Eppure, a comprendere che cosa io abbia fatto di buono perché tu sia così sorridente e contenta non ci riesco proprio. Spero solo che siano risate sincere Jane. Spero che se mai le cose fossero diverse, tu sapresti avere il coraggio di dirmelo; e che se mai tu ti stancassi di me avresti la pietà o quanto meno l'umanità di farmelo sapere. Sono egoista a dire queste cose, dovrei essere la prima a costringerti a fuggire da me a gambe levate, non perché io non voglia avere a che fare con te, ma perché nulla di tutto questo è minimamente sano per te.

«A cosa pensi?»

Ricambio lo sguardo di Jane senza dire nulla. Scuoto appena la testa, sorridendo appena.

«Credo solo che quello che ho fatto dovrebbe avere delle conseguenze.»

Lei mi osserva, quasi incuriosita dalle mie parole. Mi si avvicina, emettendo solo un basso e brevissimo "hm" in risposta. Il suo corpo ha una delle minori distanze dal mio che abbia mai avuto prima, cosa che mi rende nervosa e mi crea un groppo in gola che non riesco a mandare giù.

«Tu credi?» domanda, avvicinando le sue labbra alla mia mandibola.

«Non-Non è esattamente questo che intendevo Jane.»

La bionda ignora le mie parole e sembra riprendere esattamente da dove l'avevo fermata mesi e mesi fa.

Davvero è questo quello che vuoi? Non credo di volerlo, non credo di essere pronta Jane. Ma come potrei dirtelo? Come potrei dirti "Hey, sono pronta a massacrare tuo fratello di botte, ma non a farmi scopare da te"? Ho anche solo il diritto di rifiutare a questo punto? Io credo di no.

«Jane, io non... Io non me la sento» ammetto, sebbene mi faccia sentire un mostro dirlo. Lei però ridacchia, senza fermare la sua mano che scorre lentamente lungo il mio corpo.

«Tu devi imparare a lasciarti andare Chiara» mormora, infilando le sue dita sotto la mia maglia, facendomi venire la pelle d'oca e lasciando che il mio addome si contragga in reazione al rigirarsi delle mie interiora al suo tocco.

«Jane, io non-non credo che-»

Non credo che dovrebbe andare così, non credo che dovrei sentirmi tanto nervosa. Non credo che un'amica sia la persona corretta con cui far accadere tutto questo. Non voglio che tu continui a fare qualsiasi cosa tu stia facendo adesso Jane. Non ritengo d'essere nella posizione di poterti negare nulla dopo le mie terribili azioni, ma voglio farlo così disperatamente. Sebbene non ne abbia alcun diritto, non più.

«Lasciami fare» mi zittisce lei. Forse il suo atteggiamento dovrebbe rassicurarmi, distendere i miei nervi, ma non fa altro che farmi sentire particolarmente in ansia. «Ti devi rilassare Chiara.»

Il mio cervello lo percepisce quasi come un ordine, ma i miei muscoli non fanno che tendersi di più sotto le sue parole.

Non avevi promesso che non lo avresti fatto? Certo, non penso di essere io quella che può farti la morale, non dopo quello che io ho fatto. Forse è questo il tuo modo di farmela pagare, dopotutto me lo merito.

Di certo una cosa che ho imparato in ventiquattro anni è che il panico non è lo strumento migliore per analizzare tutto quello che succede, non sempre. Prima che io me ne renda effettivamente conto, Jane ha sciolto il nodo del laccio dei miei pantaloni.

Le chiedo di fermarsi, ma a questo punto non credo di essere nemmeno in grado di determinare se lei senta quello che dico oppure io non stia emettendo alcun suono.

Se mi sentissi ti fermeresti, no? O forse no, se non lo facessi sarebbe giusto così dopotutto. Non credo tu volessi che io picchiassi Richard, sono sicura anche tu volessi che io mi fermassi, ma io non ho smesso fino a che non ho soddisfatto la mia sete di sangue. Quindi perché dovresti farlo tu? Perché io dovrei meritare più di quanto abbia saputo dare? Perché dovrei essere trattata meglio di quanto si farebbe con l'animale che ho mostrato di essere? Non dovrei.

Jane appoggia le sue labbra sulle mie e mi dà un bacio che sembra pregarmi di risponderle. Mentre io sono concentrata sulla sua lingua che fa di tutto per tenere impegnata la mia, posso percepire la sua mano farsi strada sul mio addome, lentamente abbastanza perché io possa mettere la mia sul suo polso.

Non credo di aver mai provato tanto ribrezzo mentale e fisico per qualcosa. Nella mia vita ho visto, sentito e agito molto. In campagna, dai miei nonni, quando ero piccola il mio vecchio mi fece uccidere e svuotare una gallina dalle interiora, nonché assistere al drenaggio del sangue di un maiale, uno spettacolo tutt'altro che allettante. Ho assistito ai miei compagni di classe descrivere dettagliatamente i loro rapporti sessuali. Ho assaggiato le lumache, le radici amare e la melanzana cruda. Ho avuto a che fare con me stessa per tutta la vita; credo che io sia la persona per la quale provo il maggior ribrezzo in assoluto, tanto da nausearmi. Eppure niente di tutto questo mi ha mai fatta sentire male quanto il contatto con Jane in questo momento. Nulla.

Jane interrompe il bacio e mi spinge fino a che le mie spalle non poggiano sul materasso, per poi posare le labbra sul mio orecchio.

«So che è la prima volta, è normale che tu sia nervosa, ma puoi stare tranquilla. Sei in buone mani» sussurra, ridendo del suo stesso gioco di parole, prima di lasciarmi un leggero morso sul collo.

«Jane» mormoro, non credo di aver mai sentito la mia voce in queste condizioni, così terrorizzata, il che non fa che aumentare il mio nervosismo.

Ho sempre sentito dire che se la prima volta è con la persona giusta non si è nervosi, o meglio, che il nervosismo non sarebbe stato nulla in confronto alla volontà di farlo. Invece l'ansia mi sta sovrastando. Non potrebbe essere diverso, la persona giusta per me è morta. Quindi a questo punto che senso ha lottare? Io non lo voglio oggi, né lo vorrò mai. Tu, invece, Jane, sembri essere interessata solo a questo. So che te lo prenderai prima o poi, proprio come ti sei presa tutto il resto, quindi tanto vale tu lo faccia mentre ne ho la piena coscienza. Giulia, spero solo che tu possa perdonarmi anche questo.

«Io non voglio, Jane.»

Questa è l'ultima cosa che dico, una supplica ingiustificata che non merita di essere ascoltata. E come invece è giusto, posso leggerlo nei suoi occhi, Jane non ha alcuna intenzione di fermarsi.

I Frutti dell'IgnotoWhere stories live. Discover now